Delitto di Garlasco, le indagini sull’alibi di Andrea Sempio: dallo scontrino conservato alle intercettazioni

Nell'indagine per l'omicidio di Chiara Poggi riaperta a 18 anni di distanza dal delitto gli inquirenti sono tornati a scandagliare le prove raccolte e l'alibi fornito da Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, indagato una prima volta nel 2017 e nuovamente iscritto nel registro.
La Procura di Pavia accusa il 37enne di omicidio in concorso con ignoti o con Alberto Stasi, fidanzato all'epoca della 26enne uccisa nella villetta di famiglia e già condannato a 16 anni di carcere. Per dimostrare la sua estraneità ai fatti Sempio, all'epoca 19enne, mostrò agli inquirenti il tagliando di un parcheggio di Vigevano che lo collocava lontano da Garlasco.
Il biglietto, emesso alle 10.18 del 13 agosto 2007, con validità di un’ora, ritrovato in auto dal padre di Sempio e conservato per un anno dalla madre, venne presentato ai Carabinieri in occasione del secondo interrogatorio del giovane, avvenuto nell'ottobre 2008, come ricorda Il Corriere della Sera.
Secondo la versione dell'indagato e dei suoi genitori, il giovane sarebbe uscito di casa intorno alle 10 per poi prendere la macchina e recarsi in una libreria di Vigevano che avrebbe tuttavia trovato chiusa. Subito dopo, rientrato in paese, avrebbe fatto una visita alla nonna e sarebbe quindi tornato a casa per pranzo.
Quando nel 2017 vennero aperte di nuovo le indagini, su impulso dei legali di Stasi che presentarono una perizia genetica dalla quale emergeva che il dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi non apparteneva a Stasi, Sempio fu sentito per la prima volta come indagato insieme al padre e i due confermarono la loro versione.
Mentre rientrano a casa in auto venne intercettata una conversazione in cui il giovane disse al padre: "Mi han fatto alcune domande che non pensavo mi facessero. Non gli ho dato una risposta perfetta. Mi han chiesto se ero andato a Vigevano. Siccome ero andato a Vigevano a comprare il cellulare (e non in libreria), loro hanno rilevato il mio cellulare a Vigevano. Se io ti dico: mi ricordo perfettamente che avevo il cellulare è logico che ti do una risposta. Allora ho detto che non mi ricordo".

L'unico elemento oggettivo resta quindi il biglietto del parcheggio. Il padre raccontò di averlo trovato una settimana dopo l'omicidio dicendo alla moglie di tenerlo. La madre di Sempio avrebbe deciso di conservarlo "visto quello che era successo quel giorno e immaginando che tutti gli amici di Marco (Poggi, fratello della vita, ndr) sarebbero stati sentiti in quanto frequentatori della casa".
Ma nel 2017 Sempio disse che il biglietto era stato trovato dopo il suo interrogatorio, smentendo quindi il racconto del padre. Accortosi dell'errore, ne aveva parlato subito dopo con il genitore: "Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, tu hai detto che l’abbiamo ritrovato prima". Da qui l'ipotesi della creazione di un alibi precostituito visto che solitamente il biglietto di un parcheggio a pagamento viene buttato una volta scaduto e non conservato per oltre un anno.
Al vaglio degli investigatori anche alcune telefonate effettuate dal giovane. Le celle telefoniche, dalle 9.58 alle 12.18, registrarono sette contatti del suo cellulare: tre chiamate e quattro sms. Il telefono agganciava sempre una cella a Garlasco, e non quelle di Vigevano. Anche se sarebbe un fatto per Vodafone "in astratto" possibile.
Nel decreto che archiviava la posizione di Sempio, il giudice per le indagini preliminari spiegava che il giovane avrebbe fatto una chiamata di 1 secondo a un amico pochi minuti prima delle 10 e che poi si era spostato a Vigevano in 15 minuti, dove non avrebbe invece fatto chiamate e attivato quindi le celle di Vigevano. Dopo la sosta in libreria, tornato in paese, era contattato da amici alle 11.10, agganciando Garlasco. La dinamica sarebbe stata quindi ritenuta compatibile con il suo racconto.

Ci sono tuttavia altre tre brevissime chiamate fatte a Casa Poggi, di 10, 2 e 21 secondi, partite dal cellulare di Sempio il 4, il 7 e l'8 agosto. Queste telefonate hanno destato sospetti. Il giovane aveva spiegato di non sapere che Marco, insieme ai genitori, era in vacanza in Trentino. Un fatto non confermato dagli altri amici del gruppo, secondo i quali tutti sapevano che il fratello di Chiara non era a Garlasco in quei giorni e che la 26enne era sola in casa.
Massimo Lovati, legale di Sempio, si è tuttavia mostrato sereno per la nuova indagine: "Il ragazzo è tranquillo perché è innocente". Per l'avvocato "l'indagine è frutto di una macchinazione della difesa". Nei giorni scorsi il 37enne si è presentato presso la caserma Montebello di Milano dove è stato sottoposto al test del Dna. Dopo che la settimana prima si era rifiutato di sottoporsi ai prelievi, l‘esame è stato disposto in modo coattivo.
Sulla lunga serie di circostanze l'accusa è tornata dopo tanti anni a chiedere conto a Sempio, circostanze che potrebbe riscrivere il finale di uno dei casi di cronaca nera più tristemente noti della storia del nostro Paese.