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Omicidio Chiara Poggi: il delitto di Garlasco

Delitto di Garlasco, i carabinieri: “Indagini lacunose. Possibile esistenza di un complice”

Alcuni aspetti delle indagini sul delitto di Garlasco risulterebbero poco chiari e dovrebbero essere oggetto di nuovi approfondimenti: lo sostengono i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano che hanno redatto una nota dettagliata sul caso destinata alla procura di Pavia. Secondo le forze dell’ordine, è possibile l’esistenza di un complice.
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'ipotesi di un complice e altri aspetti dell'indagine "lacunosi e poco chiari" rendono il delitto di Garlasco ancora oscuro secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. Il Settimanale Giallo è entrato in possesso di una lunga informativa delle forze dell'ordine che getta nuove inquietanti ombre sull'omicidio della giovane Chiara Poggi. Unico condannato per la sua morte Alberto Stasi, l'ex fidanzato che secondo gli agenti avrebbe ucciso Poggi nella sua casa di Garlasco nel mese di agosto del 2007.

Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione. Dopo aver analizzato ulteriormente gli atti contenuti nel fascicolo processuale del caso, il 7 luglio del 2020 i carabinieri di Milano hanno redatto una nota dettagliata su quanto raccolto fino ad ora dalle indagini destinata alla procura di Pavia. "Quanto narrato indica alcuni aspetti lacunosi dal punto di vista investigativo e poco coerenti con la dinamica del delitto. La complessiva analisi delle investigazioni svolte all'epoca individuerebbe alcuni elementi degni di approfondimenti investigativi, poiché, fermo restando gli elementi a carico di Stasi, bisognerebbe prendere in considerazione la presenza di un complice".

Nel mese di marzo era stata respinta la seconda richiesta di revisione del processo avanzata da Alberto Stasi. Tre anni fa, la difesa dell'ex fidanzato aveva indicato come colpevole un amico del fratello della Poggi. Il DNA di quest'ultimo era stato trovato sotto le unghie di Chiara, ma l'istanza era stata respinta. La ragazza, secondo quanto ricostruito dalle indagini, non aveva potuto difendersi dal suo aggressore. Quelle sotto le unghie erano tracce biologiche non collegate all'omicidio avvenuto.

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