Delitto del trapano, l’ultima perizia: “Dna di Verduci compatibile con tracce trovate su scena dell’omicidio”
Dopo essere rimasto irrisolto per quasi 30 anni, il caso dell'omicidio di Maria Luigia Borrelli, diventato noto come il delitto del trapano, potrebbe essere davvero vicino alla sua soluzione.
Dopo i primi risultati emersi nel corso delle indagini della pubblico ministero Patrizia Petruzziello, anche l'ultimo esame effettuato dal medico legale Selene Cisana, incaricata dal gip Alberto Lippini, confermerebbe la corrispondenza del Dna prelevato dalla scena del delitto a quello di Fortunato Verduci, unico indagato.
La perizia della consulente è stata depositata nei giorni scorsi in tribunale in vista dell'udienza che si terrà il prossimo 10 febbraio. Verduci, dopo aver cambiato diversi legali è attualmente assistito dagli avvocati Emanuele Canepa e Andrea Volpe, che si sono affidati al genetista dell'Università di Trieste Paolo Fattorini.
Durante l'udienza del 10 saranno confrontate le perizie di Cisana, Fattorini e della consulente della figlia di Borrelli, Marina Baldi, nominata dall'avvocato Rachele De Stefanis, che dichiara: "Siamo contenti dell'esito nel quale confidavamo e ora rimane solo da chiedere il rinvio a giudizio che speriamo arrivi presto".
Dopo l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, Verduci avrà 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogato o presentare una memoria difensiva, dopodiché arriverà la richiesta di richiesta di rinvio a giudizio della pubblico ministero.
A far ripartire le indagini sul caso, rimasto irrisolto per quasi 30 anni, è stata proprio l'analisi del Dna. Negli anni non era mai stato trovata corrispondenza con le tracce trovate all'interno del basso in cui era stata uccisa la donna.
Ma, grazie alla banca dati del ministero della Giustizia è stato possibile risalire al Dna di un detenuto nel carcere di Brescia, che sarebbe parente di Verduci, il quale in un primo momento avrebbe negato di conoscere Maria Luigia Borrelli, salvo poi ammettere che avrebbe potuto averla frequentata come cliente.
Nonostante le prove a suo carico, compresa un'intercettazione telefonica in cui sembrerebbe tradirsi attribuendosi un altro delitto, Verduci si è sempre detto innocente. Non la pensa così la pm Petruzziello che ha chiesto più volte che il carrozziere venga detenuto in carcere, ma si è vista negare da tutti i gradi di giudizio le istanze.
In attesa delle motivazioni della Cassazione, è noto che sia il gip che il tribunale del Riesame abbiano sospetti sul suo coinvolgimento nel delitto, ma attribuiscono a Verduci un cambiamento negli anni in cui ha continuato a vivere e lavorare a Genova, che farebbe venire meno le esigenze cautelari nei suoi confronti.
Per questo, anche in caso di condanna in primo grado, Verduci che per il delitto rischia l'ergastolo, non andrebbe in carcere almeno fino a sentenza passata in giudicato, quindi fino all'eventuale condanna in appello.