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Delitto del trapano, i consulenti della Procura: “Assassino lucido e controllato, ha infierito sulla vittima”

Luigia Borrelli, la 42enne trovata morta nel 1995 a Genova con un trapano conficcato nel collo, sarebbe stata uccisa da un soggetto lucido, controllato, colto da una rabbia improvvisa ma “non in preda a una crisi psicotica”. A dirlo sono lo psichiatra Pietro Pietrini e lo psicologo forense Marcello Garofano, i due consulenti a cui la Procura ha chiesto di analizzare i comportamenti del killer del ‘delitto del trapano’.
A cura di Eleonora Panseri
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Luigia Borrelli, 42 anni
Luigia Borrelli, 42 anni

Luigia Borrelli, la 42enne trovata morta nel 1995 a Genova con un trapano conficcato nel collo, sarebbe stata uccisa da un soggetto lucido, controllato, colto da una rabbia improvvisa ma "non in preda a una crisi psicotica".

A dirlo sono lo psichiatra Pietro Pietrini e lo psicologo forense Marcello Garofano, i due consulenti a cui la pubblico ministero di Genova Patrizia Petruzziello ha chiesto di analizzare le "modalità comportamentali" dell'assassino della vittima del ‘delitto del trapano'.

Il presunto killer della 42enne, ora indagato, il carrozziere 65enne Fortunato Verduci, è stato individuato grazie al dna a 29 anni di distanza dall'omicidio della donna. Il suo corpo era stato ritrovato in vico Indoratori.

L'assassino avrebbe mantenuto "lucidità e controllo sufficienti a chiudere con il lucchetto la saracinesca del locale, dopo aver tirato anche la tenda che separava la zona da letto", hanno spiegato i consulenti.

"È plausibile affermare che l'autore del reato sapesse dove fossero custodite le chiavi e il lucchetto Sargent, utilizzati per chiudere la porta di ingresso e la serranda del fondo" che "erano chiuse come le chiudeva abitualmente la defunta", aggiungono.

Questo farebbe quindi ritenere che "l'assassino conoscesse la vittima e avesse già frequentato prima del omicidio il luogo del delitto". I due prima dell'efferato delitto avevano fumato almeno "un paio di sigarette", durante una chiacchierata che sarebbe degenerata nel delitto.

La relazione parla di una "aggressività reattiva" poiché "i numerosi colpi inferti alla vittima denotano l'incapacità della stesso di fermarsi a seguito dell'esplosione di una rabbia improvvisa, impulsiva e incontrollata".

Verduci, secondo gli psichiatri, dopo aver aggredito fisicamente la vittima e averla colpita con uno sgabello, avrebbe preso il trapano elettrico e con l'attrezzo avrebbe "continuato a infliggere sul corpo inerme e agonizzante della vittima ben 15 fori, come se volesse sfigurare, rovinare e oltraggiare l'integrità fisica della Borrelli".

La Procura aveva chiesto l'arresto del carrozziere, difeso dagli avvocati Nicola Scodnik e Giovanni Ricco, ma il giudice per le indagini preliminari ha respinto sostenendo che a distanza di così tanti anni, l'assassino potrebbe essere cambiato. La pubblico ministero ha fatto appello al tribunale del Riesame e l'udienza è stata fissata il 23 settembre.

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