Delitto del trapano, Fortunato Verduci in aula per prelievo Dna: 29 anni fa l’omicidio di Luigia Borrelli
È arrivato oggi, 2 dicembre, in tribunale a Genova, accompagnato dai suoi avvocati Emanuele Canepa e Andrea Volpe. Per la prima volta, Fortunato Verduci, il carrozziere di 65 anni accusato, quasi 30 anni dopo i fatti, di essere l’autore del "delitto del trapano", avvenuto nel centro storico del capoluogo ligure nel 1995, è entrato spontaneamente in aula.
In tribunale è stato conferito l’incarico alla dottoressa Sarah Gino, dell’Istituto di Medicina Legale di Torino, di comparare il suo DNA con quello di "uomo1" trovato sulla scena del crimine.
Verduci è accusato di essere il killer di Luigia Borrelli, la prostituta uccisa in un basso dei vicoli di Genova, trovata con un trapano conficcato nel collo a settembre 1995. Ludopatico e pieno di debiti, stando alle imputazioni, l'uomo l’avrebbe rapinata dopo averla picchiata brutalmente.
Il 65enne è al momento comunque a piede libero: la Corte di Cassazione ha infatti rigettato la richiesta di carcerazione della pm Patrizia Petruzziello.
È stata quest'ultima a chiedere ed ottenere la riapertura delle indagini nel 2021: le tracce di DNA sui mozziconi di sigaretta trovati in un "basso" di vico Indoratori, un appartamento dove la vittima si prostituiva, e alcune tracce ematiche, potrebbero appartenere al carrozziere.
I risultati delle perizie svolte in giornata dovrebbero essere disponibili entro il 2 febbraio. L’udienza per la discussione è stata fissata per la settimana successiva, il 10 febbraio. Subito dopo, la Procura potrà chiudere le indagini. Successivamente, Verduci avrà venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogato o presentare una memoria difensiva, prima che la pm chieda il rinvio a giudizio.
"Non possiamo che attendere in questa fase", commenta Rachele Destefanis, legale della figlia di Luigia Borrelli. "Sappiamo che la presenza del DNA non prova necessariamente la responsabilità dell’omicidio, ma francamente ci sono così tante tracce che, o viene fornita una versione alternativa di quanto avvenuto, o personalmente mi sembra difficile non considerarlo responsabile. Ma non lo decido io o la procura. Andremo davanti a un giudice e vedremo cosa deciderà", ha aggiunto.