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Delfino trovato morto a Termoli: non riusciva più a mangiare perché aveva ingerito plastica

Il delfino spiaggiato sulla spiaggia della località molisana è morto a causa di un digiuno causato dall’aver ingerito la plastica della rete da pesca. Intanto Legambiente pubblica il report sui reati ambientali lungo le coste italiane.
A cura di Biagio Chiariello
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Era a digiuno da almeno due settimane. Il delfino trovato morto sulla spiaggia di Termoli, sull'Adriatico, in Molise, non riusciva più a mangiare perché aveva ingerito una grossa quantità di rete di plastica da pesca: questo l'angoscioso esito dell’esame necroscopico eseguito dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo sulla carcassa del mammifero che era stato avvistato in mare ieri mattina, 3 settembre, da alcuni bagnanti.

La Capitaneria di Porto, intervenuta, non ha potuto fare nulla per salvare la vita del povero delfino.

Laconico il commento di Plastic Free Onlus: “Il delfino trovato morto a Termoli è una vittima dell’incuria umana verso l’ambiente marino. È nostro dovere fare tutto il possibile per evitare che tragedie simili accadano in futuro.

Questo tragico incidente dovrebbe servire come un campanello d’allarme. Dobbiamo intensificare i nostri sforzi per affrontare l’inquinamento da plastica. È un problema che richiede l’impegno di tutti, dai governi alle organizzazioni ambientali, agli individui stessi.

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Un esito, quello dell’esame condotto dagli esperti sulla carcassa del delfino, che purtroppo sorprende fino ad un certo punto, anche e soprattutto a fronte dei risultati di Legambiente pubblicati proprio nell’ambito di un report “Mare monstrum 2023”. Indagine condotta sui reati ambientali lungo le coste italiane.

L’associazione ha individuato almeno 19 mila violazioni nel 2022 che vanno dalla cementificazione selvaggia, passando per l’abbandono dei rifiuti sulle spiagge e in mare fino alla cattiva depurazione. E rispetto al 2021 i reati ambientali accertati nel corso dell'anno scorso lungo le coste italiane sono aumentati del 3,2%, mentre gli illeciti amministrativi, 44.444, sono cresciuti del 13,1%.

In questa non certo invidiabile classifica spicca la Basilicata che si conferma come prima regione in merito al numero di reati e illeciti amministrativi accertati (32,7 per ogni km), seguita dall’Emilia Romagna, con 29,1 infrazioni, poi il Molise (28), quindi Abruzzo (27,8) e e Veneto, con 24 reati e illeciti amministrativi per ogni chilometro.

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