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Decine di gruppi Telegram cercano il video dello stupro di gruppo a Palermo: cosa rischia chi ci entra

Dopo la violenza sessuale di gruppo avvenuta a Palermo, si è saputo che uno dei ragazzi presenti aveva filmato la scena. Così su Telegram si è scatenata la curiosità morbosa per la ‘caccia’ al video in decine di gruppi. In molti casi si tratta di phishing e altre truffe. In ogni caso, la Polizia postale ha spiegato a Fanpage.it cosa rischia chi ci entra.
A cura di Luca Pons
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Chat specifiche, con decine di migliaia di iscritti, dedicate esplicitamente a diffondere il video dello stupro di Palermo: una violenza sessuale ai danni di una ragazza di 19 anni, per il quale sono stati interrogati sette ragazzi. Su Telegram sono proliferati i gruppi con nomi espliciti, che in molti casi tolgono tutti i dubbi sulla propria intenzione con l'immagine di copertina: un frame del video di sorveglianza che ha immortalato, il 7 luglio, i sette ragazzi mentre trascinano la vittima, poco prima che avvenisse la violenza.

In molti casi si tratta di gruppi dedicati a diffondere link di spam o di pornografia, o di tecniche di phishing per entrare in possesso dei dati personali di chi vi accede. Gruppi che, a partire dal loro nome, cercano di guadagnare traffico sfruttando la ricerca morbosa di un video di violenza sessuale da parte di decine di migliaia di persone.

Chi vi entra, però, non rischia solo i propri dati. La Polizia postale, contattata da Fanpage.it, ha spiegato quali sono i rischi legali di gruppi simili e quali possono essere le conseguenze per chi ne fa parte.

Il video rivelato dalle indagini e il sospetto di revenge porn: "L'ho mandato a chi dovevo"

Al momento alcuni dei ragazzi sono in carcere (il Tribunale del Riesame ha confermato la detenzione per due di loro), mentre un minorenne ha ammesso parzialmente i fatti ed è stato affidato a una comunità. Uno dei dettagli che è diventato immediatamente noto, da quando il caso è esploso e le indagini sono partite, è che i presunti violentatori hanno girato un video della violenza.

Secondo quanto è emerso dalle chat tra i ragazzi, infatti, l'unico che conosceva la ragazza violentata avrebbe filmato tutto con il cellulare. Durante il video, avrebbe anche detto agli altri "questo è uno stupro di massa", senza tuttavia intervenire. Nei giorni seguiti alla violenza lo stesso ragazzo avrebbe scritto: "Adesso li sto eliminando tutti, li sto mandando solo a chi li dovevo mandare e li elimino, perché non ne voglio sapere niente di questa storia". La Procura ha riportato nelle carte che i video sono "parziali e di breve durata", e "non rappresentano l'intera evoluzione della violenza", anche se al loro interno "si colgono numerosi elementi a sostegno dell'ipotesi accusatoria".

Phishing e doxxing, cosa nasconde il mondo delle chat morbose su Telegram

Sono questi, quindi, i video che hanno dato il via alla nascita di numerosi su gruppi Telegram. Va specificato che al momento non risulta che i video siano stati diffusi online. Quasi tutti i gruppi e i canali in questione sono nati con lo scopo di promuovere altri link (con promesse come "ecco a voi il link che vi porterà al video dello stupro"), che in realtà rimandano a siti terzi – in molti casi di pornografia, oppure dedicati a ottenere informazioni private su chi ci clicca. È la pratica del "phishing", una truffa con cui si cerca di convincere una persona a condividere dei propri dati personali in modo da poterglieli sottrarre.

Altri gruppi, invece, sembrano essersi dedicati al cosiddetto "doxxing", cioè la diffusione pubblica online delle informazioni private di altre persone. Così, in una chat, l'amministratore ha scritto l'invito a condividere l'account Instagram della vittima. "Dai così droppo insta della ragazza anche se non dovrei", ha scritto. "Ci devo pensare". In tutti i casi, la Polizia postale è attiva per vigilare sui contenuti che vengono condivisi.

Cosa può fare la Polizia postale e quando scatta il reato

A Fanpage.it, la Postale ha spiegato che "quando abbiamo a che fare con le piattaforme abbiamo bisogno della loro collaborazione, perché sono i soli a detenere i dati. Con Telegram le cose sono cambiate in positivo negli ultimi tempi: prima non forniva risposte alle forze dell'ordine, mentre adesso possiamo segnalare contenuti che riteniamo illeciti. Si parla di fatti gravi, come terrorismo o pedopornografia". Ci sono casi, come quelli appena citati, in cui "la rimozione delle immagini può essere il nostro obiettivo principale". Se invece ci si sta dedicando ad altri tipi di reati, "potremmo avere altri obiettivi, come continuare a monitorare per capire cosa succede in un gruppo", ha detto Barbara Strappato, direttrice della Prima divisione della Polizia postale. Insomma, anche se i gruppi non vengono chiusi immediatamente è possibile che la vigilanza della polizia sia già attiva.

Anche perché, se mai dei video o delle immagini della violenza dovessero essere diffuse davvero, scatterebbe il reato. "Chi condivide un materiale illecito, a prescindere dalla piattaforma, commette un reato. Non solo per chi pubblica per primo, ma anche per chi condivide e inoltra, insomma lo fa circolare, che sia sulla stessa piattaforma o altrove". E l'anonimato, nonostante sui social in cui ci si possano creare diversi account, "non è mai garantito. Soprattutto quando si parla di fatti particolarmente gravi".

In ogni caso, la sola partecipazione ai gruppi in cui vengono condivise informazioni personali altrui senza il consenso – il cosiddetto doxxing, appunto – può portare gravi problemi. "Da una parte, dovremmo cercare di limitare il più possibile le informazioni personali che ci possono rendere vulnerabili online. Anche se è sempre più difficile. Dall'altra, per proteggere la privacy noi possiamo assolutamente intervenire. Per qualunque informazione che non sia facilmente reperibile con una rapida ricerca online, può scattare il reato. E comunque, si può sempre richiedere la rimozione del dato sensibile, perché il Garante della privacy fa anche questo".

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