Davide Bifolco, l’avvocato Anselmo: “Le indagini in mano ai carabinieri? Sono un problema”
La notte del 5 Settembre 2014, a Napoli, sembra eterna, perché da allora il Rione Traiano è in continua mobilitazione per Davide Bifolco, 16 anni, ucciso dal proiettile di un carabiniere dopo un inseguimento e uno speronamento. Il proiettile è entrato nel petto di Davide, uscito dietro la schiena, in basso, e gli ha spezzato la vita. Si prepara, intanto, la guerra tra perizie, con l'esecuzione di una autopsia molto complessa, che dura per tre giorni. Molto dirà la perizia balistica, molto dirà l'autopsia, ma tantissime considerazioni sono state già fatte sulla vittima e sul carabiniere. Perché il problema principale di Davide, per alcuni, è che il ragazzino fosse del Rione Traiano, quartiere complesso della città e non da oggi.
“Se partiamo da questo e non dalla morte del giovane, se diciamo così, se consideriamo prima di tutto questo contesto, allora consideriamo la morte di Davide come una pseudonotizia di reato e archiviamo tutto. Perdiamo solo tempo”. E' arrabbiato, l'avvocato Fabio Anselmo, che ha seguito già i casi di Cucchi, Aldrovandi e le altre “vittime di stato”. Stavolta è particolarmente amareggiato. Perché il problema, per alcuni, è che il giovane fosse sul motorino a tre, senza casco, e che il motorino non si è fermato all'Alt. Questo è il presupposto da cui partono diversi commenti e opinioni, un atteggiamento piuttosto diffuso nell'opinione pubblica che cala la terribile morte di Davide sotto una luce diversa. Come se, in qualche modo, in certi posti di Napoli si debba mettere in conto che è possibile morire in questo modo, con un colpo di pistola che ti trapassa il petto.
Avvocato Anselmo, il carabiniere ha chiesto perdono alla famiglia.
No, non ha chiesto perdono lui, direttamente: ha parlato il suo avvocato. Ma le scuse si fanno con dichiarazioni personali, non attraverso gli avvocati.
Nell'opinione pubblica sono tantissime le obiezioni sul ragazzo e sul contesto in cui viveva. Cosa ne pensa?
E allora il povero Davide, qualunque cosa sia successa, è morto giustamente? Napoli fa parte dell'Italia o è in Afghanistan, Siria e zone di guerra? Anche nelle zone di guerra, quando ci sono i contingenti di pace, i militari sono obbligati a mantenere le cosiddette regole di ingaggio. Queste regole di ingaggio sono cambiate in base alle zone e alle occasioni. Io ora voglio sapere: qui abbiamo regole di ingaggio diverse rispetto alle altre città d'Italia?
Il carabiniere dalla cui pistola è partito il colpo, ha affermato in sostanza che aveva il colpo in canna e senza sicura perché è previsto dal protocollo.
Se è un protocollo diverso rispetto al resto dell'Italia va bene, io so che il colpo in canna non si tiene mai. Ho massimo rispetto per l'indagato e per la divisa che porta, ma è indagato e la sua parola vale come qualsiasi indagato e non potrà mai essere considerato fonte ufficiale: quello che dice ha la stessa valenza degli altri.
A svolgere le indagini è l'Arma dei Carabinieri. Lei ha accennato ad alcune perplessità…
Questo è un altro problema. La corte di Strasburgo continuamente ci sgrida perché uno dei parametri di efficacia delle indagini è il fatto che le indagini vengano svolte da un corpo per niente collegato con il corpo militare dell'indagato.
Intanto, voi state raccogliendo delle testimonianze: quante sono e cosa dicono?
Voglio essere cauto, in questa fase, per non far male alla famiglia e a Davide. Le testimonianze sono diverse, alcune sono importanti e stiamo cercando di riscontrarle in maniera rigorosa. Una cosa posso dire con certezza: il latitante non c'era sul motorino.
Più volte si sente dire che vivere a Napoli è complicato.
Capisco il senso di queste parole, ma dopo chiedo: cosa deve conseguire, che bisogna accettare quello che successo e basta o bisogna cercare di ribellarsi al pregiudizio? Questo episodio, a Ferrara o Milano, avrebbe suscitato un comportamento diverso da parte dell'opinione pubblica.