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Davide Bifolco, il carabiniere che ha sparato è stato trasferito

Il militare accusato della morte del 16enne è stato trasferito per ragioni di cautela. Il prossimo 30 settembre ci sarà l’accertamento tecnico sul motorino.
A cura di Redazione
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Sono passati quasi venti giorni dalla notte tra il 4 e il 5 settembre scorso, quando al Rione Traiano un colpo di pistola ha perforato il petto del giovane Davide Bifolco, 16 anni, uccidendolo praticamente sul colpo. Il prossimo 29 Settembre, di anni ne avrebbe compiuti 17. A sparare, la pistola di un carabiniere. Ed è un particolare di non poco conto. Un particolare che, nella Napoli bella e maledetta, non è passato inosservato dal primo momento. Perché la pistola di un carabiniere ha sparato colpendo un ragazzo disarmato, minorenne, che era su un motorino a tre senza casco e senza assicurazione e che non si è fermato all'alt intimato delle forze dell'ordine. Ne è nato un inseguimento, finito con uno speronamento e con la tragica morte del giovane.

Il carabiniere accusato per la morte di Davide è stato trasferito

Uno sparo accidentale, una tragica fatalità, giura la difesa. Un colpo volontario a un ragazzino innocente, accusano i parenti di Davide, i suoi amici scesi in massa a manifestare, e l'avvocato che assiste la famiglia. Sulla vicenda Fanpage.it ha raccolto numerose testimonianze: i sanitari, che ci hanno riferito parole importanti, e alcune persone che si sono qualificate come testimoni. Abbiamo sentito i protagonisti di quella oscura vicenda,  i familiari, chi ha affermato di aver visto e sentito quella notte. Versioni che non collimano quasi mai con quella del carabiniere, che la difesa protegge  dai media e da una escalation di tensione. Intervistarlo è impossibile, anche perché è stato già trasferito, ci rivelano. Ma anche lontano da Napoli, racconta il suo avvocato Salvatore Pane, il 32enne non riesce a dimenticare quella scena. Il suo legale ci chiede perché mai un carabiniere, che sta effettuando uno straordinario da due ore e mezzo in un territorio complicato come il Rione Traiano, dovrebbe sparare a sangue freddo a un ragazzino disarmato. Noi non sappiamo rispondere, la giustizia farà il suo corso.

Arturo Equabile era sul motorino oppure no? Per la difesa "non è importante"

Ma la difesa è irremovibile su questo: l'avvocato è certo che il colpo sia partito per un tragico errore, una fatalità. A suo parere, il giovane non rischia nulla, nemmeno di perdere il lavoro. Già a quattro ore dai fatti, ribadisce l'avvocato Pane, il carabiniere è stato interrogato e ha ricostruito un fatto che secondo la difesa non risulta smentito dai primi accertamenti.  Il 32enne, dieci anni di esperienza nella radiomobile, quella notte, insieme ai suoi due colleghi, inseguiva un latitante: Arturo Equabile. E poco importa, per Pane, che le testimonianze e poi lo stesso Equabile abbiano dato una versione molto diversa, secondo la quale il giovane ricercato per furto non era su quell'Honda Sk con Davide Bifolco e Salvatore Triunfo, un amico di Davide. Al suo posto, secondo le testimonianze e la conferma del diretto interessato, c'era Enzo Ambrosio, un altro giovane che frequentava il 16enne. Per la difesa e secondo la ricostruzione dell'Arma, Equabile resta ancora su quel motorino. E se pure non vi fosse stato, per l'avvocato che assiste il carabiniere non c'è alcuna differenza: su quel motorino che l'auto dei carabinieri ha inseguito per 4 o 5 minuti lungo viale Traiano il carabiniere era certo di aver visto Equabile. E questo andrebbe a sostegno della tesi difensiva.

Come è morto Davide Bifolco? Il 30 Settembre la rilevazione delle impronte digitali sul motorino e il Dna 
Il 30 settembre ci sarà l'accertamento tecnico sul motorino dove era Davide impronte digitali presenti sul motorino e il Dna, come richiesto alla Procura di Napoli dal legale della famiglia Bifolco, Fabio Anselmo, per accertare se vi siano le impronte di Equabile o di Enzo Ambrosio. Ma per l'avvocato Pane, anche se non dovessero essere rilevate le impronte digitali dell'ex latitante Equabile, questo non sarebbe un elemento importante. Dal punto di vista tecnico, obietta Pane, è possibile che il ragazzo, che secondo la ricostruzione dell'Arma era seduto al centro tra gli altri due, non abbia toccato con le dita lo sterzo del motorino. In secondo luogo, c'è il fatto che, secondo la difesa, il carabiniere era convinto di trovarsi di fronte ad Arturo Equabile e per questo aveva la pistola pronta allo sparo. Quella della pistola carica e pronta a sparare è una condizione che, per Pane, è assolutamente possibile in situazioni come quella notte.

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