“Vi offriamo le prove della truffa realizzata da Alessandro Proto. In cambio del materiale, vogliamo 15mila euro in nero”. E’ la proposta arrivata a Fanpage.it da un gruppo di almeno dieci persone ingannate da Alessandro Proto, l'uomo d’affari arrestato dalla Guardia di Finanza di Como il 12 giugno scorso. A contattare per primo questo giornale è Giuseppe, un 33enne milanese che, a nome degli altri truffati, propone il materiale che proverebbe il raggiro di cui sarebbero rimasti vittime. Conversazioni audio, messaggi e copie dei bonifici degli investimenti a favore di Proto che proverebbero un “colpo” da oltre 35mila euro.
“Alessandro Proto è un personaggio di una spregevolezza unica”, esordisce Giuseppe, che afferma di lavorare per una multinazionale nell'ambito della strumentazione industriale. Il nostro interlocutore inizia così a raccontare la sua esperienza. “Mi sono fidato di un amico che aveva fatto degli investimenti finanziari con Proto e ho fatto anch'io la mia prima operazione”. Non sarà l’unica. E comincia ad elencare le somme investite, e volatilizzate, dai vari componenti del gruppo. “Io ho perso 3.500 euro, Vito 5.500, il mio amico altri 2.000. Un’altra persona ne ha investiti 25mila. Tutti gli altri variano dai 1.500 ai 2.000 euro”. “I nostri investimenti risalgono a due settimane fa – assicura Giuseppe – poco prima che lo arrestassero”.
La truffa partita da Instagram
“Proto agiva su Instagram – continua il nostro contatto – dove diffondeva video in cui prometteva investimenti di breve durata e di importo contenuto. Massimo 1.000 euro”. “Sosteneva di avere delle informazioni riservate su operazioni molto ʻmediaticheʼ, ad esempio, sul titolo della Juventus, che in quei giorni stava per contrattare Guardiola come nuovo allenatore”. I rendimenti promessi dallo spregiudicato uomo d’affari sono notevoli. “Ci ha assicurato il 50% sul primo investimento, 90-100% sul secondo”.
La PostePay intestata a una colombiana
“Dovevamo versare una piccola somma sul conto PostePay di Proto – prosegue Giuseppe – e, ovviamente, non era intestato a lui ma ad una colombiana di 46 anni residente a Milano. Ci aveva garantito che entro tre-quattro giorni al massimo ci avrebbe restituito l’importo investito, più il margine di guadagno”. Gli ignari investitori si fidano, anche perché Proto invia ad alcuni di loro una specie di contratto da firmare. Ad altri, invece, basta la parola del “mago della finanza”, che in un video assicura: “Non è giusto che ci guadagnino solo gli squali della finanza. Tutti devono avere la possibilità di ottenere profitti con le operazioni finanziarie”.
“Proto mi ha truffato 3.500 euro”
“La prima volta ho versato a Proto 1.500 euro attraverso PostePay. Dopo tre giorni, me ne ha restituiti solo 900. Il resto mi ha detto di tenerli ʻbloccatiʼ per un nuovo investimento, di cui mi garantiva il 90% di profitto. Mi sono fidato e gli ho dato altri 500 euro”, ammette il nostro interlocutore. “Subito dopo ho ricevuto una sua chiamata nella quale mi diceva che mi sarebbe arrivato un bonifico da un suo collaboratore di Miami. Solo dopo ho scoperto che era un’altra delle sue vittime”.
Il giorno dopo, Giuseppe riceve un’altra richiesta di denaro, questa volta di 2000 euro. Di fronte alle insistenze del finanziere, il 33enne milanese finisce per versare la somma. Quando comincia a tempestare di chiamate Proto per chiedere la restituzione dei soldi, questi prova a rassicurarlo e, con molta faccia tosta, pretende altri soldi.
“Se volete le prove della truffa dovete darci 15mila euro”
Quando si prospetta la possibilità di pubblicare la notizia, Giuseppe comincia a titubare. “Se non abbiamo un rientro economico, non vogliamo che venga diffusa questa informazione”. E nei giorni successivi, prende corpo la loro richiesta. “Per farvi avere i documenti in nostro possesso, vogliamo 15mila euro”. E’ in questo momento che nella “trattativa” si inserisce anche Marco. Milanese come Giuseppe, anche lui ha perso qualche migliaio di euro negli investimenti fasulli proposti da Alessandro Proto. Marco preme per avere una risposta. “Siamo in contatto anche con altri giornali”, afferma. Un modo, forse, per cercare di chiudere il prima possibile la transazione con questa testata.
L’unica cosa che riesce ad ottenere è una videoconferenza con Giorgio Scura, il responsabile della cronaca nazionale ed estera di Fanpage.it. Durante la conversazione, a cui partecipa anche Giuseppe, le due presunte vittime della truffa ribadiscono la loro proposta. “Vogliamo recuperare i soldi che abbiamo perso”, dice Marco. “Avete la possibilità di bruciare i vostri concorrenti con cui siamo in contatto”, gli fa eco Giuseppe. Alla domanda su come vogliano essere pagati, i due propongono un accredito nei loro conti, senza alcuna fattura. “Se dobbiamo emettere una fattura e perderci dei soldi [in tasse, ndr], non ha molto senso”, rispondono candidamente. Fanpage.it ha rifiutato di pagare e ha deciso di pubblicare l’intera vicenda.