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Daouda Diane scomparso, cosa non convince della versione dell’azienda in cui l’operaio lavorava in nero

La Sgv Calcestruzzi di Acate (Ragusa) nega qualsiasi tipo di coinvolgimento nella scomparsa di Daouda Diane, operaio ivoriano 37enne. Il sindacato accusa: “Hanno negato che lavorasse in nero nella loro azienza”.
A cura di Chiara Ammendola
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Daouda Diane (l'operaio scomparso a Ragusa)
Daouda Diane (l'operaio scomparso a Ragusa)

Daouda Diane era andato a bussare alla porta della Sgv Calcestruzzi elemosinando un lavoro e l'azienda gli ha permesso di spazzare nel cortile pagandolo qualche euro, ma è andato un paio di volte e solo per qualche ora: la Sgv non ha nulla a che fare con la sua scomparsa”, così a Fanpage.it Mirko La Martina, avvocato della Sgv Calcestruzzi l'azienda di Acate, in provincia di Ragusa, dove è stato visto per l'ultima volta Daouda Diane, l'operaio di origini ivoriane scomparso lo scorso 2 luglio. In quell'azienda il 37enne lavorava in nero e secondo quanto denuncia il sindacato Usb Ragusa le sue mansioni erano altre, come dimostrerebbero anche due video inviati dallo stesso ad un amico nei giorni precedenti alla scomparsa.

È notizia di ieri che la procura di Ragusa ha cambiato il capo di imputazione in omicidio e occultamento di cadavere: Daouda Diane, in procinto di partire per la Costa d'Avorio, non si sarebbe dunque allontanato volontariamente come ipotizzato inizialmente, ma sarebbe stato ucciso e il suo corpo fatto sparire. L'ipotesi avanzata dal sindacato prima e dai pm ora è che possa essergli accaduto qualcosa, magari un incidente sul lavoro che sarebbe stato poi prontamente "ripulito" come già accaduto in passato in casi simili, ma la Sgv Calcestruzzi, rappresentata oltre che da Mirko La Martina, anche dall'avvocato Luca Pedullà, si dice estranea ai fatti e nega qualsiasi tipo di coinvolgimento. Al momento nessuno è indagato né è stato ufficialmente convocato dalla Procura per essere ascoltato.

Daouda Diane
Daouda Diane

Nei giorni scorsi all'interno dell'azienda sono stati fatti i rilievi da parte delle forze dell'ordine insieme con i Ris di Parma che, stando a quanto si apprende, non avrebbe rinvenuto alcun elemento che possa essere collegato al 37enne. Gli inquirenti avrebbero inoltre chiesto i filmati delle telecamere di videosorveglianza che però quel giorno erano disattivate, spiega l'azienda, perché in manutenzione.

“Sono intervenuti i Ris che hanno fatto un esame analitico – continua l'avvocato La Martina – e hanno verificato che non c'era traccia minima del ragazzo e quindi non hanno iscritto nessuno dell'azienda nel registro degli indagati”. Di Daouda Diane dunque non c'è traccia, ma il mistero sulla sua scomparsa resta, come spiega a Fanpage.it Michele Mililli di Usb Ragusa: “Noi sappiamo che Daouda lavorava presso la Sgv da quattro giorni: il suo coinquilino ci ha detto che qualcuno lo andava a prendere alle 7 del mattino a casa e poi lo riportava nel pomeriggio, cosa che ancora una volta smentisce la versione dell'azienda secondo cui Daouda aveva elemosinato un lavoro e che andava sporadicamente in azienda”.

Il giorno della scomparsa il 37enne ha inviato due video a un amico: in uno lo si vede mentre utilizza un martello pneumatico in una betoniera, in un altro invece mentre, sempre all'interno dell'azienda, pronuncia la frase "Qui si muore".  “Entrambi i video sono stati girati all'interno della Sgv Calcestruzzi dove Daouda lavorava in nero – continua Mililli – circostanza inizialmente negata dall'azienda che ora ha invece cambiato versione confermando che lui lavorava lì ma che era stato "assunto" solo per spazzare, cosa assolutamente non vera. Soprattutto è una versione non rispettosa né di Daouda né della sua famiglia”.

Daouda era in Italia da nove anni, aveva il permesso di soggiorno, aveva preso in affitto una stanza in un appartamento e si era perfettamente integrato nel tessuto locale siciliano dove molti lo conoscevano, anche il sindacato che però nega qualsiasi suo ruolo attivo al suo interno: “Lui aveva partecipato alle nostre manifestazioni, ma non era attivo politicamente – spiega Usb Ragusa – era un lavoratore che denunciava agli amici e ai famigliari le condizioni nelle quali era costretto a lavorare. Lui alla nostra organizzazione sindacale non ha mai denunciato nulla direttamente, se lo avessimo saputo forse avremmo potuto fare qualcosa”.

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A denunciare la scomparsa di Daouda Diane sono stati colleghi del centro culturale di Acate dove il 37enne lavorava, due giorni dopo, ma già da sabato 2 luglio, giorno in cui è stato avvistato l'ultima volta, gli amici non vedendolo tornare hanno iniziato a preoccuparsi. Sempre quel 2 luglio, Daouda avrebbe avuto l'ultimo contatto con la sua famiglia in Costa d'Avorio, in particolare con la moglie il fratello, con i quali aveva concordato gli ultimi aspetti della partenza che sarebbe dovuta avvenire il 22 luglio. Biglietto rimasto nel cassetto del 37enne insieme al suo passaporto: “Daouda non era uno di passaggio. Aveva pagato 620 euro un biglietto di ritorno per la Costa d'Avorio dopo cinque anni che non tornava a casa. Aveva un figlio di 8 anni che aveva visto per l'ultima volta quando ne aveva 3. Lui era felicissimo di tornare e soprattutto non ha mai avuto problemi qui in Italia, per questo vogliamo sapere cosa gli sia accaduto”.

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