Daouda Diane, indagini sul video postato dall’operaio prima di sparire: “Nel cementificio c’è la morte”
“Dove lavoro? Lavoro dove c'è la morte. Il "vostro europeo" lavora alla fabbrica di cemento dove c'è la morte”. Diceva così Daouda Diane, in un video postato su Facebook prima sparire da Acate (Ragusa) lo scorso 2 luglio. Nei giorni precedenti alla scomparsa, il 37enne ivoriano era stato visto all'interno del cementificio Sgv dove, come da lui stesso raccontato, lavorava come operaio.
Ed è all'interno dell'azienda che sarebbero state girate le immagini poi diffuse sui social: un video lungo meno di un minuto in cui si vede Daouda definire il posto in cui lavora, il cementificio, come un luogo di morte, insinuando quindi che le condizioni di lavoro non fossero sicure.
Poco dopo di lui si è persa ogni traccia. A denunciarne la scomparsa sono stati i colleghi del centro di mediazione cultura dove lavorava da anni e dove era stimato e benvoluto da tutti. Il 22 luglio, quindi solo tre settimane dopo il giorno della sua scomparsa, avrebbe dovuto prendere un volo per la Costa d'Avorio, suo paese di origine, dove aveva lasciato la famiglia, la moglie e un figlio di pochi anni. Ma su quell'aereo Daouda non è mai salito. Una circostanza piuttosto strana visto che non tornava a casa da quasi sei anni.
Gli inquirenti, che da quasi sei mesi stanno portando avanti le indagini, hanno trovato nel suo appartamento ad Acate sia il passaporto che il biglietto aereo che nessuno ha utilizzato e per il quale non è stato chiesto il rimborso. Il suo coinquilino, interrogato, ha spiegato che il 37enne ha lasciato a casa tutti i suoi effetti personali così come i suoi vestiti: “Lavorava lì da una settimana – ha raccontato ai giornalisti di "Chi l'ha visto?" poco dopo la scomparsa di Daouda – venivano a prenderlo al mattino e poi lo riaccompagnavano la sera”.
La Procura della Repubblica di Ragusa ha aperto un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere ma al momento non risultano persone iscritte nel registro degli indagati. L'ipotesi è che possa essere rimasto vittima di un incidente proprio mentre era al lavoro e che il suo corpo sia stato poi fatto sparire.
Nei giorni scorsi si sono svolti nuovi sopralluoghi all'interno del cementificio Sgv dove i cani molecolari hanno passato al setaccio ogni zona alla ricerca di possibili tracce dell'uomo. Poi si sono spostati in altri terreni e pertinenze di proprietà della famiglia Longo, titolare dell'azienda. La Sgv, come confermato anche dal legale a Fanpage.it, ha sempre negato che Daouda lavorasse nel cementificio come muratore, spiegando invece che all'uomo era stato offerto di dare una mano all'interno dell'azienda "spazzando di tanto in tanto nel cortile".