Daniela Poggiali assolta dopo dieci mesi di carcere: “Voglio tornare a fare l’infermiera”
“Vorrei tornare a fare l'infermiera e a dimostrare di essere brava nel mio lavoro”, sono le prime parole di Daniela Poggiali, l'ex infermiera dell'ospedale di Lugo, nel Ravennate, appena dopo essere uscita da innocente dal carcere di Forlì in cui era rinchiusa da oltre dieci mesi. Per la donna infatti ieri è arrivata l’attesa sentenza del processo d’appello a suo carico che si è concluso con una doppia assoluzione dall'accusa di aver assassinato due anziani pazienti. "Mi sento bene, sono stata nella mia famiglia. Mi sto riappropriando pian piano della mia libertà e di quel sapore incredibile che ha la libertà dopo più di dieci mesi chiusa in un carcere" ha dichiarato Poggiali all’ansa descrivendo le prime ore fuori dalla cella del penitenziario in cui era stata rinchiusa alla vigilia di Natale dello scorso anno.
Una sentenza che ridà respiro alla donna dopo una lunghissima vicenda processuale che ora potrebbe proseguire anche oltre in caso di nuovo ricorso in Cassazione da parte della Procura che sostiene l’accusa. Questa infatti è la sesta sentenza per Daniela Poggiali che era stata condannata inizialmente all’ergastolo per la morte di Rosa Calderoni, 78enne deceduta l’8 aprile del 2014 e a 30 anni per quella del 94enne Massimo Montanari, ex datore di lavoro del compagno, deceduto il 12 marzo 2014. Nel primo caso la condanna era stata due volte ribaltata da assoluzioni in appello, poi annullate da altrettante sentenze in Cassazioni. L’accusa aveva chiesto di confermare le condanne ma per la Cassazione il fatto non sussiste.
"Adesso voglio pensare un po' a me stessa, godermi la mia famiglia. Poi mi piacerebbe, un domani, tornare a fare il mio lavoro. La speranza è sempre quella" ha spiegato l’ex infermiera, aggiungendo: “Questa vicenda mi ha portato del dolore, ma non mi ha tolto la convinzione che io sia una brava infermiera e che possa fare di nuovo il mio lavoro, come facevo prima”. Una prospettiva che però si scontra con la radiazione decisa suo tempo dall’ospedale non per le morti ma per la vicenda della foto choc in cui si mostrava col pollice alzato e sorridente con una paziente 102enne deceduta. “Le foto del cadavere un’iniziativa di una collega” si era difesa Poggiali