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Daniel trafitto da scheggia e morto a 22 anni sul lavoro: “Inspiegabile, ogni testimonianza è utile”

“Viviamo la fase più concitata e delicata dell’intera indagine penale, quando si corre il concreto pericolo che qualcosa vada perso o sottovalutato” ha spiegato il legale della famiglia di Daniel Tafa, il 22enne morto sul lavoro a Maniago.
A cura di Antonio Palma
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"Ogni testimonianza è utile, fatevi avanti senza paura o imbarazzo" così l'avvocato della famiglia di Daniel Tafa, il 22enne morto sul lavoro a Maniago (Pordenone), ha esortato eventuali testimoni a rivolgersi alle forze dell'ordine per fare piena luce su quanto accaduto martedì scorso negli stabilimenti della ditta specializzata nello stampaggio a caldo di ingranaggi industriali in acciaio.

"Viviamo la fase più concitata e delicata dell'intera indagine penale, quando si corre il concreto pericolo che qualcosa vada perso o sottovalutato" ha spiegato il legale, aggiungendo: "In queste ore, i congiunti di Daniel sono stati sommersi da attestazioni di cordoglio e vicinanza, ma anche da una lunga serie di voci, illazioni e testimonianze indirette sull'incidente e sulla complessiva gestione dell'accaduto".

"Non conosciamo l'esatta dinamica del sinistro proprio perché tutto è ancora in corso di ricostruzione: per questo invito chiunque sappia qualcosa che può tornare utile all'inchiesta della Procura a farsi immediatamente avanti con le forze dell'ordine, senza paura o imbarazzo" ha sottolineato l'avvocato Fabiano Filippin, che assiste la famiglia Tafa. Il legale ha raccolto l'appello del padre e della madre del 22enne trafitto da una scheggia incandescente mentre lavorava e chiede di accertare ogni minimo dettaglio su quella tragica sera e sull'uso dei macchinari aziendali.

"Le voci che si susseguono in modo convulso ma che ancora non trovano riscontro rischiano solo di aggiungere dolore ad una famiglia già straziata da un lutto che, ad oggi, rimane inspiegabile e contro natura", ha concluso l'avvocato.

Al momento le persone sotto inchiesta sono quattro, il proprietario dell’azienda, un imprenditore torinese, e altre tre figure chiave coinvolte nella gestione della sicurezza e della manutenzione dell’impianto.

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