Daniel Busetti forse morto per assideramento, esplode la rabbia del padre
Il volto straziato del padre, che piange sul sacco arancione dove è contenuto il corpo di suo figlio Daniel, scomparso il 19 febbraio da Martinengo, piccolo comune in provincia di Bergamo. Una smorfia di dolore e le lacrime che gli rigano il viso: "Ho sperato sino alla fine di poterlo ritrovare vivo", sussurra con un fil di voce Pasquale Busetti. Si è conclusa tragicamente la fuga di Daniel, il ragazzo di Bergamo scomparso, il cui corpo è stato recuperato ieri nel torrente Chiusella, a Valdissero Canavese.
Sarà l'autopsia, che verrà effettuata all'obitorio dell'ospedale di Cuorgnè, a stabilire le cause della morte.
Non lontani dal luogo in cui i carabinieri cingono col nastro rosso la zona delle operazioni, anche alcuni ragazzi di Damanhur, la cui sede è a pochi metri di distanza. E' un'eco-società basata su valori etici e spirituali, dove ogni membro acquista il nome di piante o animali. Questa la testimonianza del 33enne Francesco Lai, detto Bue Muschiato, l'ultimo a parlare con Daniel:
È successo la sera del 22 febbraio. Era accanto alla recinzione della nostra comunità. In un primo momento l'ho preso per uno di noi. Abbiamo scambiato qualche parola. Mi ha detto che non aveva rispettato una precedenza e così facendo aveva causato un incidente stradale terribile. Diceva che in quello scontro aveva ucciso quattro persone, che era certo che lo stessero cercando per arrestarlo e che aveva paura. Ho cercato di convincerlo a venire in comunità, dicendogli che lì avremmo potuto parlare con calma. Mi ha risposto che erano due giorni che non mangiava e che era molto stanco. Ho notato che era vestito in modo leggero, un giubbotto e una camicia, niente di più. Per questo ho insistito perché mi seguisse. Lui però si è voltato ed è corso via.
La fuga di Daniel è iniziata il 19 febbraio scorso: mentre stava percorrendo, in auto con un amico, una strada provinciale di Cavernago, nei pressi di un incrocio ha perso il controllo della sua macchina, che si è scontrata con un'altra vettura, sulla quale viaggiavano tre ragazze. Daniel ha creduto di averle uccise, non si è accorto che in realtà avevano riportato solo alcune ferite. E così, dopo aver aiutato l'amico ad uscire dall'auto, si è dileguato nei boschi vicini.
Molto probabilmente Daniel è salito su un treno a Romano, nei dintorni di Cavenago, arrivando il giorno dopo a Ivrea, dove è stato soccorso da un'ambulanza, che lo aveva visto girare in stato confusionale per la città. Dopo aver ricevuto le prime cure al Pronto Soccorso, ha continuato nella sua fuga, perdendosi nei boschi del Canavese, dove giovedì scorso sono state trovate le sue scarpe dai carabinieri. Erano appoggiate su una roccia, sul greto del torrente Chiusella. Ed è proprio in questo torrente che è stato ritrovato il corpo di Daniel. Gli investigatori, secondo una prima ipotesi, credono che:
Probabilmente se l'è tolte per scendere dal dirupo impregnato di fango, cercava un rifugio, un nascondiglio. Per questo è sceso sulla riva del fiume, affrontando quella discesa impossibile. Di certo là sotto c'è andato da solo e poi il freddo e gli sforzi lo hanno sopraffatto.
Il ritrovamento delle scarpe e del giubbotto, il 22 febbraio scorso, hanno fatto presagire il peggio. Pasquale Busetti, il padre di Daniel, ha manifestato tutto il suo dolore dopo aver saputo della morte del figlio, puntando il dito anche contro chi ha coordinato le ricerche:
Quando hanno trovato i suoi scarponcini e il giubbotto continuavo a ripetere che bisognava cercare meglio lì, in zona, nei pressi di un canalone e del torrente Chiusella. Non poteva certo allontanarsi senza scarponcini. E' difficile spiegarsi tutto questo.
Sarà in parte l'autopsia a farlo.