video suggerito
video suggerito
Storie di italiani all'estero

“Dall’Umbria al Sudafrica, dove vivo dal 2014. Come hobby recupero e salvo serpenti”: la storia di Marco

Marco è un 41enne umbro che da circa 10 anni vive e lavora in Sudafrica. Come ha raccontato a Fanpage.it, proprio in questo Paese ha scoperto un hobby particolare: “Da sei anni nel tempo libero faccio lo snake catcher, recupero serpenti e li libero nelle riserve. E se sono feriti, li porto a casa e li curo”.
A cura di Eleonora Panseri
619 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Marco ha 41 anni, è originario di Scheggia e Pascelupo, piccolo comune nei pressi di Gubbio (Perugia), ma da circa 10 anni vive a Ballito, in Sudafrica. "Lavoro per un'azienda italiana e a 22 anni sono partito per la prima volta per lavorare in uno stabilimento a Istanbul. Quando ne hanno aperto un altro qui, ho deciso di ripartire. Era il 2014", ha raccontato a Fanpage.it.

In Sudafrica non ha trovato solo il luogo dove costruire una carriera, ma anche una famiglia: "Sono arrivato single e ora sono sposato con una ragazza del posto. E abbiamo una bimba di due anni". Nel nuovo Paese poi ha scoperto un hobby che, a detta sua, se gliene avessero parlato dieci anni fa, non ci avrebbe creduto.

Immagine

Marco nel tempo libero lavora per il Ndlondlo Reptile Park, il rettilario di Ballito e, quando c'è bisogno del suo intervento, cattura serpenti che infestano le abitazioni. "Ho cominciato a interessarmi ai serpenti circa sei anni fa, mi sono rivolto al rettilario per fare un corso d'addestramento. E quando mi capita di trovare serpenti feriti di piccole dimensioni, li porto a casa, li curo e poi li libero. È una cosa molto bella", spiega.

Quando e perché ti sei trasferito in Sudafrica?

Lavoro per un'azienda italiana di Varese da quando ho 21 anni. E a 22 sono partito per la prima trasferta in uno stabilimento a Istanbul, in Turchia. Dopo tre anni, sono tornato in Italia e ripartito per la Polonia per 8 mesi. Quando hanno aperto uno stabilimento in Sudafrica, mi sono proposto come responsabile di manutenzione. Qui sono arrivato nel 2014, da solo e single. Oggi sono un plant manager (direttore di stabilimento, ndr), mi sono sposato con una ragazza del posto e abbiamo una bimba.

Immagine

Ho scelto di partire per prospettive di carriera e spirito d'avventura. Sono sempre stato un viaggiatore e appena mi è capitata quest'occasione l'ho colta al volo. All'inizio è stato molto difficile, perché qui l'apartheid si sente ancora tanto, purtroppo, ma quando ho iniziato a capire la cultura della gente, ho iniziato a trovarmi bene e ora non vorrei più tornare in Italia. In teoria, perché in pratica, lavorando con una multinazionale, possono farmi rimanere qui altri 20 anni oppure, se dovessero decidere di chiudere, potrebbero mandarmi in un altro Paese.

Tornerei in Italia solo se ci fosse una vera prospettiva lavorativa, con uno stipendio più che buono. Qui, a livello locale, la mia stessa posizione viene pagata la metà, ma guadagno bene perché lavoro per un'azienda italiana. Mi ritengo davvero un privilegiato perché, pur abitando in un Paese molto pericoloso, vivo in una zona sicura, a Ballito.

Ballito - Sudafrica
Ballito – Sudafrica

Mi dicevi anche che nel tempo libero ti occupi di serpenti.

Sì, sei anni fa ho cominciato a interessarmi ai serpenti e sono andato a fare un corso di addestramento al Ndlondlo Reptile Park. Si tratta di un rettilario che, su chiamata, manda degli operatori a prelevare i serpenti che entrano nelle case (come i cobra, che sono molto infestanti) per rilasciarli nelle riserve.

Adesso lavoro con loro, anche con i Black Mamba: un morso di questi serpenti uccide nel giro di 1/7 ore. Questo non è il mio lavoro principale, ma me ne occupo nel tempo libero. A volte facciamo anche 70/80 chilometri per andare a recuperare qualche animale. E spesso lo facciamo gratuitamente perché la parte più povera della popolazione che vive in zone rurali non può permettersi di pagare.

Immagine

Se sono serpenti grandi, li porto al rettilario. Se invece sono più piccoli, li porto a casa, dove ho uno studio con i miei serpenti: due cobra, un pitone, un boa, un serpente del grano e una vipera soffiante. Ma quelli di cattura, se sono feriti, li curo anche per mesi. La cosa più bella è quando li rilascio nelle riserve. Se dieci anni fa mi avessero detto che avrei fatto questa cosa, non ci avrei mai creduto. Il nostro rettilario ha anche un contratto con un programma di National Geographic sugli snake catcher. Siamo noi a segnalare i casi di cui poi si occupano.

Immagine

Spesso andiamo anche alle fiere e facciamo spettacoli, mostriamo i serpenti e cerchiamo di educare le persone. Molte sono convinte che, quando si trova  un serpente in casa, questo debba essere ucciso. Noi invece diamo consigli su come comportarsi e diciamo loro di chiamarci. Qui il livello medio di educazione è abbastanza basso, le scuole pubbliche in molte zone non sono buone. C'è chi ancora crede nella magia nera e molti pensano che i pitoni siano i loro antenati, quindi, quando catturi un pitone, se la prendono. Ma è tutto legato alla bassa scolarizzazione.

Sei mai stato morso?

Sì, l'anno scorso sono stato morso da una Naja annulifera (Cobra nasuto, ndr) sulla mano, un esemplare giovane. Fortunatamente non ho avuto bisogno dell'antiveleno. Il braccio mi si è gonfiato per un paio di settimane, ma considera che il giorno dopo sono andato a lavorare tranquillamente. Ero un po' dolorante, ma non è stato niente di grave.

Immagine

Che tipo di rapporto hai con i locali? Quali differenze hai sentito?

La fabbrica dove lavoro è in una zona rurale, dove la gente è molto diffidente. Ho impiegato anni per instaurare un rapporto con loro e con i sindacati. Qui, purtroppo, ai vertici delle imprese ci sono molti bianchi e questi vengono ancora visti come i "colonialisti".

Ti racconto un episodio: qualche tempo fa ho dovuto sospendere un dipendente che si è presentato ubriaco al lavoro e lui per tutta la notte mi ha mandato messaggi insultandomi e dicendo che ero uno "sporco bianco colonialista".

Ora, con il tempo, da qualche anno ho instaurato un bellissimo rapporto sia con gli operai che con i sindacati dei lavoratori. All'inizio invece ho fatto facilmente amicizia con persone bianche e con gli altri immigrati, qui vengono da tutto il mondo.

Cosa ti piace di più? E cosa di meno?

In primis, qui ci sono dei bellissimi safari. Le persone amanti della natura e degli animali, come me, qui possono trovarsi molto bene. Da casa mia, in sole due ore di macchina, riesco ad andare in una riserva dove ci sono leoni, elefanti, zebre.

Immagine

Amo molto anche il clima che c'è qui. Vivo nella zona di Durban, dove c'è un clima quasi tropicale. D'inverno ci sono 12-13-14 gradi per un paio di mesi, negli altri c'è caldo e si va al mare per 9 mesi l'anno.

La cosa che mi piace meno invece è il tipo di socialità che c'è quaggiù. Si vive in "gabbie dorate": si esce da casa con la macchina e ci si rinchiude di nuovo al centro commerciale. Si frequentano i vicini, certo, ma non è come in Italia, dove puoi uscire e andare al bar o all'alimentari. E questa è una cosa che ancora soffro.

Immagine

Nel 2021 abbiamo avuto delle rivolte in strada perché avevano arrestato per corruzione l'ex presidente, uno degli uomini di Mandela. Per una settimana c'erano persone che sparavano fuori da casa, è stata una cosa pazzesca. C'è una grande instabilità e questa spesso sfocia in violenza.

Come ti trovi con il cibo? 

Qui si mangia molto bene. C'è il pesce fresco e almeno una volta a settimana ci si raduna con gli amici per fare la carne alla griglia. In più, c'è una grande comunità indiana, che porta qui un curry molto buono. Del nostro cibo mi manca molto il tartufo, tanto. Però riesco a trovare anche cose italiane, come l'olio, e la pizza quaggiù è buona.

La pasta invece nei ristoranti non la mangio, perché fanno la famosa ‘pasta Alfredo'. Io preferisco prepararla a casa. Tra i miei amici sono famoso per le carbonare e gli ho fatto sperimentare tante cose.

Ti è capitato di mangiare qualcosa di insolito?

Allora, ho mangiato carne di coccodrillo e mi piace. Vicino casa nostra c'è una fattoria dove li allevano e vendono la carne. Ho assaggiato anche il facocero e l'ho trovato molto simile al cinghiale.

Riesci a tornare spesso in Italia?

No, perché ho una responsabilità e non posso lasciare per lunghi periodi l'azienda. Sono riuscito a tornare a settembre, quando è morto mio padre. Però pagare tre biglietti per me, la mia compagna e la nostra bambina per pochi giorni non conviene.

Immagine

Ci sono stati dei grossi aumenti in quest'ultimo periodo, anche a causa delle guerre, sono circa 1.000 euro a biglietto. E non è solo per i soldi, ma proprio per il viaggio che è molto lungo e faticoso, specialmente per la bambina che è ancora piccola.

A chi consiglieresti il Sudafrica e a chi lo sconsiglieresti?

Non è un Paese per tutti. Alcuni amici sono venuti a trovarmi e mi hanno chiesto: "Come fai a vivere qui?". Ci si deve abituare. Questo è un posto per chi è amante della natura e ha un grande spirito di avventura. Qui tante comodità non ci sono e vanno create. All'inizio ho sofferto, però mi sono detto: "Non posso mollare", per orgoglio, e alla fine ho vinto.

Ho una famiglia e un buon lavoro. Però bisogna sempre stare attenti, entrare nella mentalità sudafricana, perché è un Paese pericoloso e ci sono abitudini davvero tanto diverse rispetto all'Italia. Di sera, per esempio, è meglio rimanere in casa. Di notte nel centro di Durban, specialmente a piedi, non ci andrei mai. Magari non ti succede niente, ma puoi anche prenderti una coltellata, e perché rischiare?

619 CONDIVISIONI
35 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views