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Storie di italiani all'estero

“Dall’Italia a Londra, passando per l’Angola. Ecco la mia vita da nomade digitale”: la storia di Iara

Iara ha 42 anni, nata e cresciuta a Milano, dal 2014 lavora ‘da remoto’ e gira il mondo. Prima si è trasferita per tre anni in Norvegia, poi è stata per un periodo in Angola. Ora da due vive a Londra. “Mi piace il melting pot che c’è qui. La libertà di espressione personale che c’è a Londra non l’ho mai vista da nessuna parte”, racconta a Fanpage.it.
A cura di Eleonora Panseri
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Foto Iara Heidempergher
Foto Iara Heidempergher
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Iara ha 42 anni, origini brasiliane, è nata e cresciuta a Milano. Ma da due anni vive a Londra insieme alla sua famiglia. Questa però non è la sua prima esperienza all'estero. Dopo essere tornata a vivere per qualche tempo in Brasile da adolescente, ha deciso di lavorare ‘da remoto' e di girare il mondo.

"Sui miei profili social condivido spesso contenuti sulla mia vita da ‘nomade digitale' in giro per il mondo e mi sono accorta che le persone sono davvero molto curiose", racconta Iara a Fanpage.it.

Quando e perché ti sei trasferita a Londra?

Come spesso accade, ho seguito mio marito che lavora in una multinazionale dell'energia che gli ha proposto un contratto di qualche anno per la sede di Londra. Io ho sempre lavorato nel mondo della comunicazione: prima in agenzia, poi quando ho conosciuto mio marito, che voleva coniugare la sua carriera e la volontà di vivere all'estero, ho deciso anche io di sposare questa filosofia. Ho lasciato l'agenzia, aperto la partita Iva e adesso lavoro nel marketing digitale da ovunque nel mondo.

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Non è però la prima volta che ti trasferisci all'estero.

No, la prima volta mi sono trasferita in Norvegia, nel 2014, e sono rimasta lì per 3 anni. Ho anche deciso di fare un periodo di un anno e mezzo in Angola, in Africa. Poi mi sono trasferita a Londra, per un periodo da sola. Durante il Covid io e mio marito siamo rientrati in Italia, e dopo ci siamo rispostati a Londra.

Iara in Norvegia - Foto di Iara Heidempergher
Iara in Norvegia – Foto di Iara Heidempergher

Come mai hai scelto questo stile di vita?

Penso di essere una delle poche persone che hanno avuto la fortuna di potersi licenziare con un contratto e a scegliere di aprire una partita Iva. Mi stava stretto il mondo dell'ufficio e preferisco questo stile di vita, che mi permette di viaggiare e vivere all'estero.

Però, qui a Londra e negli altri posti dove ho vissuto, ho conosciuto tanti ragazzi italiani che si sono dovuti trasferire perché i loro luoghi d'origine non davano possibilità: ingegneri, architetti, insegnanti.

Cosa ti piace e non ti piace di Londra?

Mi piace tantissimo il melting pot che c'è qui. Si vede di tutto e di più, persone di religioni, età, colore, credenze diverse, vestite in qualsiasi modo e nessuno sembra farci caso. La libertà di espressione personale che c'è a Londra non l'ho mai vista da nessuna parte.

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Però allo stesso tempo questo è anche un aspetto negativo perché l'anonimato a volte può non farti sentire davvero parte di questa città. In più, altra cosa negativa, si tratta di un luogo dove le persone vanno e vengono, non riesci a crearti una rete di amicizie che permane nel tempo.

Quali sono le principali differenze che vedi tra Londra e Milano, dove sei nata e cresciuta?

Vedo Milano molto simile a Londra, credo sia la città più internazionale d'Italia. Ci sono tantissime aziende estere che investono lì e le università ospitano studenti da tutto il mondo. E la stessa cosa è a Londra, quando sali sull'autobus senti tutte le lingue del mondo.

In Italia c'è però molta più qualità della vita rispetto a quella che vedo qui a Londra: il clima è migliore e le città sono più a misura d'uomo. Londra invece è davvero molto grande e fuori dalla metropoli il mondo è completamente diverso: c'è la campagna, il countryside. 

Foto di Iara Heidempergher
Foto di Iara Heidempergher

Cosa ti manca dell'Italia?

Oltre alla famiglia e gli amici, mi mancano due cose da quando vivo all'estero. La prima è il senso di appartenenza. Nonostante io sia la prima a dire che sono cittadina del mondo, quando torno mi sento proprio a casa, sento di essere parte della nostra cultura.

E poi la qualità del cibo: rispetto ai posti dove ho vissuto, il cibo italiano è variegato, di ottima qualità e non costa tanto come all'estero. A Londra si trova tutto ma è estremamente caro. E i prodotti freschi non hanno assolutamente lo stesso sapore.

A chi consiglieresti Londra come luogo per fare un'esperienza di vita?

Secondo me, se una persona vuole imparare l'inglese o iniziare una carriera, non gli suggerirei Londra perché è estremamente cara, una stanza costa intorno alle mille sterline, e un giovane rischia di perdersi via, è davvero un luogo caotico e difficile da affrontare.

In più si incontrano tantissimi italiani e rischi di parlare più italiano che inglese. A questo tipo di persone consiglierei di andare piuttosto in Scozia, in Galles o in città più piccole, come Bristol o Southampton.

Chi invece ha già una carriera avviata, persone che qui chiamano ‘high skilled‘, qui potrebbe trovare molte opportunità e pagate anche molto bene. A quel punto Londra diventa fattibile perché si guadagna abbastanza per sostenere i costi di questa città.

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