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Dalla parte delle bambine emarginate, discriminate e indifese

L’associazione Terre des Hommes, in occasione della giornata mondiale delle bambine, ha diffuso dei dati in relazione ai diritti negati alle giovani donne. Sono circa 720 milioni le donne che si sono sposate prima della maggiore età e 131 milioni le bambine e le ragazze escluse dalla scuola.
A cura di Maurizia Marcoaldi
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L'11 ottobre è la giornata mondiale delle bambine e delle ragazze e per l’occasione l’associazione Terre des Hommes ha lanciato la campagna “Indifesa”, giunta ormai alla sua sesta edizione, presentando un dossier con dati di Interforze sui minori vittime di reato nel 2016. “Indifesa” pone al centro del proprio interesse la difesa delle bambine e del loro diritto alla vita, alla libertà di scelta, all’istruzione, all’uguaglianza e alla protezione.

Per sostenere la campagna di sensibilizzazione, Terre des Hommes ha anche lanciato "Orange Revolution", una iniziativa con la quale invita tutti gli utenti dei social a condividere nella giornata dell’11 ottobre gli hashtag #orangerevolution e #indifesa postando su Facebook, Twitter e Instagram foto con un tocco di arancione che testimonino la propria vicinanza alla tematica. Anche un centinaio di comuni ha aderito a “Orange Revolution” esponendo uno striscione arancione per rendere visibile il proprio impegno verso una maggiore tutela dei diritti delle bambine.

Oltre 131 milioni di bambine non vanno a scuola

Secondo il report, sono 131 milioni le bambine e le ragazze escluse dalla scuola: 32,4 milioni che non hanno accesso alla scuola primaria; 29,8 milioni escluse dalla scuola secondaria; 68, 7 milioni che non possono frequentare le superiori. Nel mondo i bambini che non hanno mai avuto accesso all'istruzione sono circa 61 milioni. Inoltre più di 9 milioni di bambine che non avranno mai la possibilità di studiare vivono nei Paesi dell’Africa sub-sahariana. Il gap è ancora più evidente nei Paesi del Sud-Est asiatico dove l’81% delle bambine che non vanno a scuola rischiano di restare escluse per sempre dall’istruzione contro il 42% dei maschi. Tra le cause principali di dispersione scolastica c’è la povertà e questa va a colpire soprattutto le bambine. Secondo i dati, nei Paesi a medio e basso reddito la percentuale di bambine e ragazze che non hanno accesso all’istruzione tende a superare sempre quella dei loro coetanei maschi. Circa un terzo dei bambini e dei ragazzi che non possono andare a scuola vive in soli sei Paesi: Tanzania, Nigeria, Pakistan, Niger, Mali, Etiopia. La situazione è particolarmente grave in Nigeria, dove il numero delle bambine e delle ragazze più povere che non hanno mai frequentato la scuola è aumentato del 30% tra il 1999 e il 2013, raggiungendo il 76% del totale. In Nigeria le disuguaglianze sociali sono molto forti: solo il 4% delle ragazze più povere che vive nelle regioni del Nord-Ovest sa leggere, mentre il tasso sale al 99% tra le ragazze più abbienti del Sud-Est.

Oltre alla povertà, motivo di dispersione scolastica sono i conflitti e le guerre: a vivere in Paesi segnati da guerre è il 35% di tutti i bambini che non possono frequentare la scuola primaria (22 milioni) e il 25% di tutti gli adolescenti che possono frequentare la scuola secondaria (15 milioni) e il 18% di tutti i ragazzi che non possono frequentare la scuola superiore (26 milioni).

In Europa 17 milioni di ragazze non studiano e non lavorano

Stando ai dati, il fenomeno dei Neet, ossia dei ragazzi e ragazze che non vanno a scuola e non lavorano o non si stanno formando per un impiego, riguarda soprattutto le ragazze. In Europa i Neet sono circa 16,9 milioni nella fascia d’età compresa tra i 20 e i 34 anni. Confrontando i due sessi emerge che quasi un quarto delle ragazze europee (22,7%) nella fascia d’età tra i 20 e i 34 anni sono Neet, mentre tra i maschi il fenomeno si attesta circa all’8,7%. Un gap tra uomini e donne che crescerebbe con l’aumentare dell’età. In questo campo a vantare un primato negativo è il nostro Paese: il numero di giovani che non studiano e non lavorano è significativamente più alto rispetto agli altri Paesi europei con il 30,7% nella fascia d’età compresa tra i 20 e i 34 anni a fronte di una media continentale del 18,3%. Per quanto riguarda la componente femminile, a fronte di una media europea del 22,7%, in Italia si tocca il 35%.

La piaga dei matrimoni precoci

Una parte del documento tratta del problema dei matrimoni precoci, una pratica che “non solo nuoce alla vita delle giovani coinvolte nel matrimonio forzato ma anche all’economia stessa della società”, in particolar modo in Niger. Evitando questo fenomeno si avrebbe una riduzione della fertilità con un conseguente calo della popolazione e molto probabilmente questo, a sua volta, potrebbe far diminuire il tasso di povertà generale. I singoli Stati potrebbero infatti garantire migliori condizioni di salute e di istruzione a un numero più circoscritto di cittadini. In Niger la popolazione potrebbe ridursi del 5% entro il 2030, con un conseguente risparmio di spese di welfare di 1,7 miliardi di dollari. Mentre in Etiopia il beneficio sarebbe ancora maggiore: 4,8 miliardi di dollari. In Nepal, invece, la cifra dovrebbe essere di circa un miliardo. Inoltre diminuirebbe la mortalità infantile e la malnutrizione acuta.

Contrastando il fenomeno delle spose bambine si ridurrebbero anche le gravidanze precoci e tutte le conseguenze negative sia per la salute della madre che del bambino: si salverebbero, entro il 2030, due milioni di bambini che riuscirebbero poi a sopravvivere oltre i cinque anni d’età; mentre altri 3,6 milioni non soffrirebbero di malnutrizione acuta. Si calcola che ogni anno circa 15 milioni di bambine e ragazze con meno di 18 anni vengono promesse in matrimonio. Inoltre oggi sono circa 720 milioni le donne che si sono sposate prima della maggiore età. Unicef e Unfpa, il fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, stimano che, se non ci saranno cambiamenti, il numero delle spose bambine continuerà ad aumentare nei prossimi anni fino ad arrivare a 950 milioni entro il 2030 e nel 2050 a un miliardo e 200 milioni di baby spose, la metà delle quali nei Paesi dell’Africa sub-sahariana.

Aumenta il numero di ragazze migranti

Stando al report ben 63.290 domande d’asilo, presentate nel 2016, sono state fatte da minori stranieri non accompagnati. In questo dato le femmine rappresentano una netta minoranza: circa 6mila, meno del 10% del totale. Ma il loro numero per Terre des hommes è in crescita. La maggior parte delle minori sole ha fatto domanda di asilo in Germania (3.200), seguita da Olanda (370), Grecia (315) e Italia (290). La maggior parte di loro sono siriane (1.575) e afghane (740). Dato allarmante per il nostro Paese è che l’Italia, come il resto d’Europa, si conferma sempre più meta di minori sole. In tutto il 2016, su un totale di 17.373 minori stranieri non accompagnati registrati, le femmine erano 1.165. Nei primi cinque mesi del 2017 il Ministero del Lavoro ne ha "calcolate" quasi altrettante: 1.123, il 6,9% del totale. I dati del 2016 indicano che il 73,6% del totale ha tra i 16 e i 17 anni. Nel 2017 sei ragazze su dieci di quelle arrivate hanno 17 anni. Il primo Paese di provenienza è la Nigeria, Nella classifica seguono le eritree e le albanesi. Inoltre le associazioni Oim e Save the children affermano che la tratta di esseri umani sta coinvolgendo sempre di più ragazze in giovane età.

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