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“Dal Vaticano soldi ad azienda che produce la pillola del giorno dopo”, l’inchiesta di Report

La trasmissione di Rai3 Report torna a occuparsi di Vaticano e scopre quello che forse è uno degli investimenti più paradossali della storia recente della Chiesa. L’A.P.S.A., l’organismo della Santa Sede che si occupa della gestione del suo patrimonio economico, avrebbe investito i soldi del Vaticano in una società farmaceutica che produce la pillola del giorno dopo.
A cura di Susanna Picone
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Nella puntata che andrà in onda questa sera, Report torna a occuparsi di Vaticano. E con Giorgio Mottola arriva a scoprire che dei soldi del Vaticano sono stati usati per finanziare una azienda che produce la cosiddetta “pillola del giorno dopo”. A parlare ai microfoni di Report è Libero Milone, revisore generale del Vaticano dal 2015 al 2017 (poi spinto a dimettersi): Milone parla dell’A.P.S.A., l'organismo della Santa Sede che si occupa della gestione del suo patrimonio economico, fa riferimento a “situazioni contabili disorganizzate”, e a investimenti di carattere “rischioso”. Ovvero – parole di Milone – che “non rispondevano alla dottrina sociale della Chiesa che elencava esattamente le cose che potevano fare e non fare”.

Vaticano tra gli azionisti di Novartis, che produce contraccettivi

Partendo da questa affermazione Report si è imbattuta in quello che forse è uno degli investimenti più paradossali della storia recente della Chiesa. Si parla appunto di farmaci contraccettivi e pillole abortive. La posizione del Vaticano al riguardo è ben nota: nel tempo sono state diverse le campagne della Chiesa contro l’aborto e per invitare i farmacisti all’obiezione di coscienza anche sulla pillola del giorno dopo. In questo segmento di mercato alcuni dei prodotti più venduti sono fabbricati dall’industria farmaceutica svizzera Novartis attraverso la sua controllata Sandoz. A Report risulta che tra gli azionisti di Novartis e quindi di Sandoz fino al 2016 c’era proprio il Vaticano: la Santa Sede ha posseduto quote azionarie per un valore di circa 20 milioni di euro in due industrie farmaceutiche, appunto Novartis e Roche. L’A.P.S.A. dunque avrebbe investito i soldi del Vaticano in una società farmaceutica che produce la pillola del giorno dopo. Finanziare una azienda che produce un farmaco per la contraccezione di emergenza è uno dei più grandi paradossi che possono verificarsi in Vaticano. Non a caso, infatti, l’ufficio del revisore generale della Santa Sede ha segnalato subito l’investimento alle alte gerarchie vaticane. A quel punto, per evitare lo scandalo, le quote di Novartis sono state cedute. 

In Vaticano spie, segnalazioni anonime e minacce di arresto

Secondo quanto emerge dall’inchiesta di Report, la maggior parte dei professionisti scelti dagli ultimi pontefici, prima Benedetto XVI e poi papa Francesco, per vigilare sulla trasparenza e la correttezza delle transazioni finanziarie è stata negli ultimi anni sistematicamente boicottata o anche sabotata. Al programma di Rai3 i protagonisti dell’antiriciclaggio e della revisione contabile della Santa Sede tra il 2011 e il 2017 raccontano quanto subito all’interno delle mura vaticane: una guerra combattuta a colpi di dossieraggi, computer violati, microspie e minacce di arresto. Ci sono anche testimonianze inedite secondo cui la Santa Sede avrebbe potuto evitare la presunta truffa del palazzo di Londra, costato 400 milioni di euro. L’ufficio del revisore generale della Santa Sede aveva infatti scoperto l’investimento nella primavera del 2016, ma la Segreteria di Stato vaticana non ha mai fornito la documentazione richiesta.

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