Dal Vajont a Paniz: se a crollare è la libertà di espressione
Oscurare un sito internet sulla base di un sequestro preventivo, per una frase ritenuta diffamatoria nei confronti degli onorevoli Maurizio Paniz e Domenico Scilipoti. Un caso fino ad ora inedito in Italia, se consideriamo la prassi in caso di denunce per diffamazione: la magistratura può imporre la cancellazione della frase incriminata, ferma restando l’attività del sito in questione, che ha la possibilità di continuare a svolgersi normalmente. Nel caso di Vajont.info, portale che raccoglie molteplici testimonianze sulla strage che nel ’63 costò la vita a oltre 1900 persone, il giudice ha ritenuto di agire in modo diverso: sulla base della denuncia di Paniz, riferita alla frase apparsa sul portale “Se la mafia è una montagna di m…, i Paniz e gli Scilipoti sono guide alpine”, il gip di Belluno ha disposto oscuramento del sito, inibizione dell’accesso a ogni dominio presente e futuro, oltre che all’indirizzo IP che al momento del provvedimento era associato al sito, più ogni ulteriore indirizzo che possa venire associato in futuro. Un accanimento che, mai come stavolta, può definirsi senza precedenti. Giuridici, per la precisione: “E’ una decisione molto grave, che rischia di ledere, anche in futuro, diritti costituzionalmente tutelati come quello della libertà di espressione”. Questa l’opinione dell’avvocato Fulvio Sarzana di S. Ippolito, che abbiamo raggiunto per approfondire la questione, già affrontata sul suo blog.
Avvocato, un intero sito internet viene oscurato per una singola frase considerata diffamatoria. La Costituzione non tutela da questo tipo di provvedimenti?
Il problema è questo: abbiamo a che fare con un sito internet che non è una testata giornalistica. In questo secondo caso le tutele costituzionali sarebbero state più forti. Ciò non toglie che il pubblico ministero, e non il gip, per essere precisi, sia andato oltre, arrivando addirittura a richiedere l’oscuramento di qualsiasi dominio che il titolare del sito vorrà registrare in futuro. Siamo in presenza di un’evidente violazione delle libertà costituzionali.
Anche perché, come spiega Lei stesso sul suo blog, il provvedimento è giunto a oscurare centinaia di altri siti che con Vajont.info non hanno nulla a che fare. Com’è possibile?
Semplice: il provvedimento del giudice di Belluno riguarda anche i provider, che ora hanno l’obbligo di inibire l’accesso degli utenti ai siti “incriminati”. Il problema è che Vajont.info si appoggia a Go Daddy Provider, una piattaforma americana che fornisce l’accesso ad altri 207 siti internet, tra cui quello dedicato allo scrittore inglese Jack London. L’indirizzo IP, insomma, è lo stesso. E così ecco oscurati dei portali che con la vicenda di Paniz non hanno niente da spartire.
Un accanimento notevole, non c’è che dire…
Paniz ha sporto denuncia più volte, anche in altre occasioni, nei confronti del titolare del sito. Il giudice ha quindi ritenuto opportuno oscurare l’intero portale. Fra il parlamentare del Pdl e il portale non corre evidentemente buon sangue, ma non è tanto questo il problema, quanto le conseguenze negative che potrebbero derivare dalla decisione del giudice.
Ad esempio?
Se un andazzo del genere dovesse istituzionalizzarsi, sarebbe a rischio la libertà di espressione dell’individuo. Questa vicenda costituisce un precedente pericoloso, che in tale ambito nessun giudice aveva mai applicato. Certo, è capitato che alcuni siti venissero oscurati, com’è successo a Megavideo recentemente o a Pirate Bay nel 2008. Ma in quel caso le motivazioni erano legate a presunte violazioni del diritto d’autore, non alle semplici opinioni, per quanto sopra le righe, di una singola persona. Non solo: è la prima volta, in Italia, che un sequestro coinvolge anche i servizi offerti dal provider. Un accanimento senza precedenti e contro cui il singolo cittadino può davvero poco: è come assistere a un combattimento tra un soggetto con armi nucleari e un altro provvisto di fionda.
Insomma, d’ora in avanti bisognerà stare attenti a ciò che si scrive sul proprio blog?
Io mi auguro che tale episodio resti isolato, ma non posso esserne certo. Solitamente, a essere cancellata, è la sola frase per cui il soggetto che denuncia sente lesa la propria dignità. Sapete in quali casi si è proceduto, almeno fino a oggi, con l’oscuramento totale del sito e con l’inibizione dei domini presenti e futuri? In quelli di pedopornografia! Praticamente, a livello giuridico, si è equiparato questo tipo di portali con uno di grande valenza sociale e storica. Ci sono persone che utilizzavano Vajont.info per svolgere la propria tesi di laurea.
Lei ha citato Megavideo e Pirate Bay. Dal diritto d’autore alle denunce per diffamazione, la diffusione di internet sta forse mettendo paura a chi vuole detenere il controllo o l’esclusiva di certe informazioni?
Per quanto riguarda i titolari del diritto d’autore su qualsiasi opera possa venirci in mente, hanno tentato di fermare la presunta emorragia dei clienti perseguendo per vie legali, con ogni mezzo, le pratiche di file sharing. Ogni strumento, da quelli legali a quelli tecnologici, è stato utilizzato per conservare posizioni di monopolio e arginare il più possibile l’innovazione e la concorrenza. Il caso di Vajont.info, in un certo senso, non è troppo diverso da questa pratica. La circolazione delle informazioni fa paura, questo penso sia un dato di fatto. Non è un caso che all’oscuramento siano seguite altre decisioni più drastiche. Si fossero fermati al primo provvedimento non avrei comunque giustificato la cosa, ma sarebbe stata, di sicuro, una decisione lievemente più comprensibile. Almeno seguendo la logica del buon senso…