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Delitto di Avetrana: l'omicidio di Sarah Scazzi

Dal delitto di Sarah Scazzi alla mostra: Sabrina e Cosima Misseri diventano artiste

Condannate all’ergastolo per aver ucciso la nipote e cugina ad Avetrana, le due donne hanno preso parte “con entusiasmo” a un corso di storia dell’arte nel carcere di Taranto.
A cura di Biagio Chiariello
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Due mesi fa hanno avuto conferma dalla Cassazione che passeranno il resto della loro vita dietro le sbarre. Ma la vita di Sabrina Misseri e Cosima Serrano, condannate per l’omicidio di Sarah Scazzi, va avanti nella Casa circondariale ‘Carmelo Magli’ di Taranto. Mamma e figlia hanno di recente preso parte con “entusiasmo” ad un corso di storia dell'arte tenutosi all’interno dello stesso carcere pugliese, come riportato dal Corriere della Sera.

Il progetto è nato da un'idea del comandante del reparto di polizia penitenziaria Giovanni Lamarca a cui si sono associati poi il critico d'arte Achille Bonito Oliva e ancora la sociologa Anna Paola Lacatena, l’artista Giulio De Mitri, il critico Roberto Lacarbonara, e l’attore Giovanni Guarino. Così è nata la mostra itinerante "L'altra città", percorso partecipativo e interattivo nella realtà carceraria italiana, che andrà avanti fino al prossimo 15 giugno (info: 340/8227225 o laltracittanoievoi@gmail.com). “L’idea del progetto mi è venuta qualche anno fa. Poi altre persone, come la sociologa Anna Paola Lacatena, l’artista De Mitri, il critico Roberto Lacarbonara, e l’attore Giovanni Guarino, mi hanno aiutato a dare consistenza a un’idea. Ma le vere protagoniste sono state le donne, qui dentro, in grado di raccontare, attraverso un’esperienza di pratica artistica, il loro vissuto detentivo. Emozionandosi e commuovendosi” spiega Lamarca.

E come detto alla mostra hanno collaborato anche le due più note detenute del carcere di Taranto. Secondo i responsabili del progetto, mamma Cosima e la figlia Sabrina hanno partecipato in modo molto attiva: “Sabrina era attentissima, e dopo poche settimane era in grado di riconoscere le differenze stilistiche tra un quadro di Picasso e uno di Max Ernst”, dice De Mitri, artista e docente tarantino, insegnante all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro.

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