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Covid 19

Dal 18 magio possono riaprire moschee e sinagoghe. Ma i musulmani attenderanno la fine del ramadan

Firmato a Roma un accordo per consentire ai fedeli non cattolici di pregare nei loro luoghi di culto. A partire dal 18 maggio infatti potranno riaprire – oltre alle chiese – moschee e sinagoghe, sempre avendo cura di rispettare le norme di distanziamento sociale per prevenire i contagi di coronavirus.
A cura di Davide Falcioni
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Non solo le chiese. A partire dal 18 maggio infatti potranno riaprire anche altri luoghi di culto come moschee e sinagoghe, sempre avendo cura di rispettare le norme di distanziamento sociale per prevenire i contagi di coronavirus. Oggi è stato infatti firmato a Roma il protocollo per dare risposte ai fedeli praticanti altre religioni. Il presidente dell'Unione delle comunità islamiche italiane ha comunque spiegato: "Ripartiremo solo dopo il 24 maggio, quando sarà finito il Ramadan".

Così come per le messe, le funzioni di tutte le altre religioni potranno essere celebrate avendo la massima attenzione verso le norme di contrasto al covid-19: i fedeli dovranno rimanere distanziati di almeno un metro uno dall'altro, sarà obbligatorio indossare la mascherina, igienizzarsi le mani prima e dopo le funzioni, e dove possibile entrare e uscire da luoghi diversi. Dopo settimane di trattative, oggi si sono dati appuntamento a Palazzo Chigi una dozzina i rappresentanti dei vari credo religiosi – ebrei, musulmani, protestanti, induisti, ortodossi, buddisti, sikh, Dahai – che hanno firmato i protocolli per riaprire i luoghi di culto ad almeno 3 milioni di persone in Italia.

Tra i firmatari, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni per l'assemblea rabbinica italiana e l'imam Yahya Pallavicini, leader della Comunità Religiosa Islamica. L'Unione delle Comunità islamiche d'Italia, tuttavia, ha fatto sapere che non riaprirà le sue moschee prima del 24 maggio. A dichiararlo è stato lo stesso presidente dell'Ucoi Yassine Lafram, esortando tutte le comunità d'italia a seguire questa linea. "Rimaniamo chiusi fino a dopo la festa che chiude il Ramadan, Eid el Fitr. Questa è la scelta delle nostre comunità aderenti che, in una riunione telematica eccezionale, hanno espresso responsabilmente la loro posizione ritenendo la vita delle persone più sacra delle moschee stesse". "Noi riapriremo i nostri luoghi – dice Pallavicini – la stretta di mano sarà sostituita con la mano sul cuore, ma rinunceremo alla preghiera serale volontaria di fine giornata del Ramadan".

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