La brutta storia di Luca Colangelo inizia ad Agosto del 2017, quando il mondo gli crolla addosso. Una vita apparentemente perfetta: ventiquattrenne, aveva da poco terminato gli esami universitari per iniziare a lavorare nell’azienda dello zio ma, in prossimità delle vacanze estive, si ammalò di una gran febbre alla quale, inizialmente, non dette molta importanza. Dopo qualche giorno, però, all’alta temperatura e al mal di gola si aggiunsero terribili dolori toracici, così forti da togliergli il sonno e impedirgli di camminare.
“La mattina del 12 agosto mi sono recato al pronto soccorso di Pontedera (PI), dove sono stato sottoposto ad un lunghissimo iter di esami e prelievi al termine del quale mi sono malinconicamente guadagnato un ricovero in pneumologia a Livorno vista la presenza di alcuni “addensamenti” nei miei polmoni.”
Arrivato a Livorno alle 3:00 di notte, le condizioni di Luca iniziarono ad aggravarsi: l’aria condizionata sparata al massimo all’interno delle grandi camere dell’ospedale non aiutò quella febbre sempre più alta, accompagnata da sudorazione e tremori abbondanti. Il tutto, però, peggiorò il giorno in cui venne sottoposto ad una biopsia che fece emergere una trombosi all’avambraccio. Alla luce di questo, Luca fu spostato nella “medicina intensiva” in modo da essere monitorato costantemente tra fili, macchinari e flebo.
“Le uniche gioie di quei giorni furono i gelati che mia mamma mi comprava: erano coppette enormi, stra-buone… e di fondamentale importanza furono i miei amici, oltre ai miei genitori. Tutti costantemente presenti, capaci di distrarmi, di strapparmi un sorriso e infondermi tanta forza. Ricordo ancora quel 20 Agosto: era il giorno del mio compleanno e mi trasferirono a Cisanello: il regalo più bello che potessi ricevere fu trovare ad aspettarmi una stanza colma di amici e di parenti, alcuni di questi non li vedevo da non so quanto tempo! Il compleanno più emozionante che abbia mai passato, circondato da chi mi voleva davvero bene.”
Il primo pomeriggio del 23 Agosto Luca fu convocato insieme ai genitori in una stanza privata. Davanti a loro, due medici del reparto comunicarono che i risultati dell'istologico avevano dichiarato un tumore maligno in sede mediastinica, con ripetizioni polmonari:
“Mi si gelò il sangue, divenni freddo, persi i sensi. Mi svegliai qualche ora più tardi nel letto della mia camera, mamma era accanto a me con le lacrime agli occhi. Io invece non avevo bene realizzato, speravo fosse un incubo, che non fosse vero. È in quell’istante che mi è crollato il mondo addosso, non essendo psicologicamente pronto: non avevo mai avuto nessun problema di salute e non avevo mai messo piede in ospedale, per questo fu un fulmine a ciel sereno. Mi trovai immerso in un mondo completamente nuovo.”
Il cammino di Luca iniziò subito dopo qualche giorno, con le prime chemio che lo misero immediatamente a dura prova, lasciandolo settimane intere steso sul letto attaccato ad una flebo: un cocktail di farmaci che gli toglievano la voglia di vivere, di mangiare e fare tante altre cose. Quattro cicli come da protocollo affrontati con la speranza e la forza di coloro che gli erano vicini, dedicandogli un pezzo del loro tempo.
“Il 20 Dicembre è un'altra data che mi ha segnato la vita: fui sottoposto a timectomia e resezione atipica del polmone destro all'istituto Nazionale dei Tumori a Milano, un intervento complicato e lunghissimo. Era l'ultimo step, l'ultimo ostacolo, oltre quello potevo intravedere la luce alla fine del tunnel. Ricordo che passai la notte tra le note di Vasco mentre pensavo all'informativa che avevo firmato nella quale saltava agli occhi, in prima pagina e in grassetto: ‘alta percentuale di rimanere invalido’. Pensavo a tutto ciò che mi avevano detto gli anestesisti e i chirurghi, cose che di certo non mi facevano stare tranquillo. Così, tra lacrime e preoccupazione dei miei genitori e di mio fratello, entrai in sala operatoria alle 7:00 del mattino.”
Al suo risveglio Luca fu festeggiato come un eroe: l’operazione era andata benissimo. Ed è per questo che ha scelto di raccontarsi: la testimonianza della sua vittoria contro il tempo e contro il male, quella che lo ha reso ancora più forte e più consapevole dell’importanza della vita, vorrebbe fosse un incoraggiamento e un augurio per gli altri.
“Oggi è una giornata di sole, senza ombre e senza nubi. È il giorno della luce e della speranza, della gioia e della vittoria di chi mi ama e di chi, con grande difficoltà, ha saputo starmi accanto, di chi non è stato capace o di chi ci ha provato ed io non ho saputo accoglierlo! Ci tenevo a ringraziare quelli che, in quest’anno segnato dalla malattia, hanno condiviso con me la sofferenza che l'accompagna, senza dimenticare nessuno. Grazie ai miei genitori che mi hanno sorretto mentre stavo cadendo, a mio fratello Lorenzo perché con la sua mano stretta alla mia non mi ha lasciato neanche un istante e senza chiedere niente in cambio. Grazie alla mia famiglia e ai miei amici, che mi hanno aiutato a lasciarmi alle spalle un macigno di angoscia.”
Oggi, a un anno e mezzo dalla malattia, Luca sostiene di non aver vinto la sua guerra, ma una lunga battaglia condivisa dall’amore che ha avvolto quelle difficili giornate del 2017. Un esercito buono, fatto di persone meravigliose alle quali sarà eternamente riconoscente.