Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di un nostro lettore:
"Cari amici di Fanpage, certo scrivo proprio amici perché ritengo il vostro modo di informare molto ‘familiare' e vicino alle nuove generazioni. Sono un vostro assiduo lettore. Non mi sono nemmeno presentato, sono uno studente universitario che quest'anno ha cominciato l'università in Management and Computer Science presso la LUISS di Roma. Anche se ho lasciato formalmente la scuola in realtà continua a essere sempre presente nella mia vita data la professione dei miei parenti e il mio essere vicino a tanti studenti nel MSAC. Vi scrivo perché penso di essere fortunato a differenza di tanti miei coetanei e di tanti ragazzi con cui mi capita di parlare. Io all'università in presenza ci sono andato almeno fino a prima della zona rossa. Mi rendo conto però che molti studenti la scuola e l'università in presenza non la vedono da mesi. Penso alla mia adorata Puglia, da ottobre migliaia di studenti non siedono nel loro banco, non incontrano i loro compagni se non attraverso le piattaforme.
Mi chiedo però: quanto ancora l'istruzione non sarà al centro del programma per la ripartenza? Molto spesso ci lamentiamo che i giovani non sentano la politica vicina alla propria vita, ma come possono appassionarsi dei ragazzi se si sentono abbandonati? In questi mesi, ho avuto la fortuna di incontrare su piattaforma molti ragazzi di scuole medie e superiori sparsi in tutta Italia e man mano ho visto nei loro occhi il volto della rassegnazione. Rassegnazione che leggo anche nelle facce di tutti quei docenti vicini e lontani. Tanti studenti rimangono indietro, spesso i più fragili, coloro che avrebbero bisogno di maggiore attenzione e che rischiano di perdersi.
Diceva don Lorenzo Milani che se la scuola perde i ragazzi più difficili diventa "un ospedale che cura i sani e respinge i malati". Nei discorsi anche a tavola sento da qualche mese a questa parte sempre le stesse parole stanche: "i bambini non hanno capito nulla", "meglio la didattica in presenza". La domanda allora mi sorge spontanea: perché abbiamo vaccinato i docenti in massa e continuiamo a tenere chiuse le scuole? Per concludere queste riflessioni che volevo condividere con voi penso che non ci sia frase più adatta di quella pronunciata più o meno un anno fa da Papa Francesco: "peggio di questa crisi c'è solo il rischio di sprecarla".
Grazie per l'attenzione, Simone: uno dei tanti studenti in DAD".
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