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Storie di italiani all'estero

“Da ricercatore ho lasciato l’Italia per trasferirmi in Islanda: qui vivo alla giornata e sono felice”

Dall’Italia all’Islanda. Leonardo Piccione ha abbandonato i numeri e la carriera da ricercatore universitario per dedicarsi alla scrittura: vive in un villaggio di 2.500 abitanti dove le giornate scorrono lente e dove si vive alla giornata. “Sono fuggito dall’idea di stabilità – racconta a Fanpage.it – qui le cose sono semplici e la burocrazia è snella. E tutto succede con molta facilità”.
A cura di Chiara Ammendola
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Leonardo Piccione (foto María Helena Tryggvadóttir)
Leonardo Piccione (foto María Helena Tryggvadóttir)
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Leonardo Piccione ha 36 anni e da sei anni vive inIslanda. Originario delle Murge, ha lasciato la sua amata Puglia, prima alla volta di Padova e poi di Oxford, dove ha terminato il suo Dottorato di ricerca in Statistica. Davanti alla possibilità di una carriera universitaria prestigiosa in Inghilterra ha deciso di fare un passo indietro, dicendo addio a stabilità e posto fisso, per andare a vivere in Islanda.

Tanta neve, lunghi inverni e un villaggio, Húsavík, in cui vivono poco più di 2mila abitanti, dove oggi si divide tra la passione per la scrittura e il lavoro in un museo. Leonardo ha lasciato l'Italia, ma soprattutto ha detto addio a progetti a lungo termine perché "oggi si fa fatica a ragionare pensando troppo in là nel tempo. È difficile progettare quando abbiamo imparato con la pandemia che le cose possono cambiare radicalmente da un momento all'altro".

“In Islanda le cose succedono più facilmente – racconta a Fanpage.it – la burocrazia è snella, quasi tutto si può fare con pochi passaggi. Questa semplicità, questa essenzialità della vita, dalla burocrazia alla vita di tutti giorni per me è importante. Dell'Italia mi manca davvero poco, nemmeno il cibo, forse il sole, quello sì”.

Da sei anni vivi in Islanda: come e quando è iniziato il tuo viaggio verso il freddo Nord? 
C'è stato un momento della mia vita in cui avevo bisogno di un cambiamento radicale, e per me l'Islanda ha sempre rappresentato, forse in maniera romantica, il luogo d'ispirazione per eccellenza. Sono partito la prima volta nel luglio 2015, in quel periodo ero ad Oxford dove stavo completando la mia tesi di Dottorato di ricerca in Statistica, nello specifico in Demografia e mortalità infantile. In Inghilterra ci ero arrivato dall'Università di Padova, dove ho iniziato il mio Dottorato, per lavorare con un professore che era fortemente specializzato proprio in questa tematica. E così ho trascorso otto mesi lì.

Poi cosa è successo?
Improvvisamente ho realizzato che la strada accademica, quella della ricerca universitaria, non era più la mia strada. Non avevo più la convinzione e la passione necessarie per andare avanti, cose che invece vedevo nei miei colleghi entusiasti di un futuro lavorativo roseo e stabile. Ma io no, quel futuro non lo volevo più. E così mi sono detto: perchè non provare a raggiungere quell'isola così lontana che è sempre stata presente nel mio immaginario sin da bambino? È bastato un volo low cost e sono partito per l'Islanda.

Leonardo Piccione
Leonardo Piccione

E lì è cambiato tutto, immagino 
Ci sono rimasto una settimana, da turista, ma quella settimana mi ha dato la certezza che ci fosse qualcosa di profondo nell'attrazione tra me e l'Islanda, che andava ben oltre la bella foto da postare sui social. È una terra apparentemente serena in superficie, placida, e invece sotto c'è un magma, con 30 sistemi vulcanici potenzialmente attivi, che si agitano, e si sentono.

Io in quel momento della mia vita mi sentivo proprio così, ero irrequieto, non avevo trovato ancora il mio posto del mondo, ed è per questo forse che è scattata questa scintilla. E così dopo aver finito il Dottorato, ho fatto di tutto per cercare un modo per diventare a tutti gli effetti un abitante dell'Islanda.

Hai scelto un paese molto diverso dall'Inghilterra, ma sopratutto dall'Italia: al di là del romanticismo, com'è la vita di tutti i giorni in Islanda? 
Qui ci sono dei tempi lunghi, lunghissimi. L'Islanda ti dà spazio e tempo, io poi vivo in un villaggio di 2.500 abitanti che si chiama Húsavík, e che si trova dall'altra parte dell'isola rispetto a Reykjavík, che ha comunque i tempi di una capitale. Qui invece come ti dicevo ho spazio e tempo a disposizione.

In più mi basta mettere il piede fuori casa per essere a contatto con la natura più estrema, mentre in Italia siamo sempre abituati a dover attraversare un confine prima di ritrovare la natura, che sia prendere l'auto o viaggiare, o anche camminare. Qui no: la natura è ovunque. Mi affaccio alla finestra e ho la baia di fronte, che d'estate si riempie di balene.

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Non solo i tempi, ma anche gli inverni sono molto lunghi in Islanda
Sì, il tempo sembra davvero fermarsi, si riflette molto e si ha tempo per se stessi, ma soprattutto per la propria creatività, per leggere, per scrivere, per comporre musica. L'Islanda è famosa per la quantità di artisti che produce rispetto al numero degli abitanti, e se glielo chiedi tutti ti diranno la stessa cosa.

Cosa?
Che la natura è la principale fonte d'ispirazione, e l'inverno è il tempo migliore per mettere a frutto questa creatività, ed è quello che è successo a me. Ho abbandonato il percorso dei numeri e sono passato alle parole: ho ritirato fuori la passione per la scrittura che avevo messo in un cassetto e in Islanda ho iniziato a scrivere con maggiore frequenza perché avevo tempo e spazio. E alla fine ho pubblicato anche due libri, uno dei quali "Libro dei vulcani d’Islanda" è dedicato proprio a questa terra.

Leonardo Piccione (foto Elena Chernyshova)
Leonardo Piccione (foto Elena Chernyshova)

In Islanda che lavoro fai?
Il mio lavoro cambia con le stagioni: l'inverno lo dedico all'ispirazione e alla scrittura, qui nel villaggio le cose si fermano così come il turismo, quindi ci sono poche persone, e questo mi permette di dedicarmi alla lettura, insomma alla parte creativa.

D'estate invece lavoro in maniera diversa, forse più concreta, anche perché devo pur sopravvivere in qualche modo: ho iniziato lavorando in una libreria, catalogando libri usati, visto che come dicevo questo è un paese di tanti scrittori ma anche di tanti lettori. Poi sono passato alla reception di un hotel, infine dal 2020 grazie alle riprese di un film girato qui a Húsavík, mi sono trovato coinvolto nella realizzazione di un museo legato proprio al film.

Hai abbandonato l'idea di un lavoro stabile, qualcosa che somigli al posto fisso? 
Io sono proprio fuggito da quell'idea. E soprattutto il lungo termine è sempre stato qualcosa che mi ha spaventato, tutt'ora faccio fatica a ragionare pensando troppo in là nel tempo, che poi è qualcosa credo che riguardi un po' tutti e che è esploso con la pandemia. È difficile progettare quando abbiamo imparato che le cose possono cambiare radicalmente.

L'Islanda ha amplificato un po' questo stile di vita "alla giornata": prima si pensa ad affrontare l'inverno, poi si pensa a come superare l'estate, poi si spera che non erutti il vulcano. Passo dopo passo, ma passi sempre brevi. Insomma si vive nel presente.

C'è qualcosa che ti manca dell'Italia?
C'è, e sono soprattutto i rapporti personali, perché i miei amici e la mia famiglia sono tutti in Italia. Devo dire che riesco a tornare spesso e quindi mi ritengo fortunato. Però devo dire che negli ultimi anni ho sentito un po' la mancanza del sole, cosa che non mi è mai pesata molto. Qui in inverno il sole non c'è mai davvero e quel tepore mi è mancato, insieme ad alcuni colori che qui non esistono.

Pensi mai all'idea di andare via dall'Islanda, e magari tornare in Italia?
Faccio molta fatica a pensare di andare via dall'Islanda, perché non so se riuscirei a ricostruire questo equilibrio strano e instabile che ho qui e che mi soddisfa e mi fa stare bene. In Islanda poi le cose succedono più facilmente: la burocrazia è snella, quasi tutto si può fare con pochi passaggi. Questa semplicità, questa essenzialità della vita, dalla burocrazia alla vita di tutti giorni per me è importante.

Leonardo Piccione (foto Egill Bjarnason)
Leonardo Piccione (foto Egill Bjarnason)

L'Islanda avrà anche dei difetti, immagino
Il pregio di non guardare al lungo termine ovviamente può diventare spesso un difetto, perchè gli islandesi a volte improvvisano, sono superficiali e si affidano un po' al caso. E se vogliamo parlare di cose più concrete il fatto di vivere in un villaggio così piccolo come Húsavík significa non avere accesso alle esperienze sociali, qui non c'è un cinema né un teatro, in inverno forse si riesce a trovare un bar aperto, forse.

Si parla sempre più spesso di barriere per le famiglie, ma anche per i single: consideri l'Islanda un paese individualista o comunitario?
L'Islanda è un paese meraviglioso per le famiglie, soprattutto per i bambini. Qui nessuno chiude a chiave le case e le automobili, è un paese sicuro. Però credo che dopo una certa forse sia necessario avere degli stimoli sociali e culturali, che magari in un villaggio come quello in cui vivo non ci sono.

Se non ci sono stimoli, dove trovi l'ispirazione per la tua creatività?
La mancanza di stimoli credo che possa spingere in due direzioni: verso la depressione, che è un problema che esiste qui, come in altri paesi ed è inutile negarlo, oppure verso la scoperta. L'Islanda mi trasmette dal primo momento in cui sono arrivato qui la sensazione di essere un esploratore, è come se vivessi delle avventure attraverso ogni mio gesto. Mi basta mettere il piede fuori casa. Forse l'ispirazione in realtà arriva da dentro, e dalle storie che leggo e ascolto, perché ho capito che l'Islanda, col suo bianco e il suo tempo lento, è soprattutto le sue storie.

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