Adel Kermiche, uno dei terroristi che ha sgozzato il prete in Normandia, nei giorni dell'attentato alle Twin Towers nel 2001 viveva in Francia e aveva 4 anni. Era nato Mont-Saint-Aignan, un soporifero comune della Senna Marittima noto per aver dato i natali al calciatore Mohamed Sissoko.
Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l'autore della strage di Nizza, è il più "anziano" tra i protagonisti di questa storia. Tra le 84 vittime della sua azione terroristica ci sono stati molti bambini, dai 2 ai 13 anni che gli attentati dell'11 settembre non hanno nemmeno fatto in tempo a sapere cosa fossero, mentre lui era appena sedicenne nella città tunisina di Msaken a sud di Sousse.
Mohammed Delel, rifugiato siriano che si è fatto esplodere durante un concerto ad Ansbach, all'epoca degli attentati al World Trade Center aveva 12 anni. Da qualche mese nel suo paese un giovanissimo Bashar al-Asad era succeduto a suo padre Hafiz al-Assad nel ruolo di presidente siriano.
David Ali Sonboly, cittadino tedesco, venerdì scorso ha terrorizzato Monaco di Baviera con il sangue dei suoi coetanei. Aveva 18 anni. Una delle sue vittime, Dijamant, ne aveva 20. Un'altra, Armela, solo 14. Entrambe erano originarie del Kosovo, paese che nel 2001 era sotto l'egida NATO in seguito al conflitto con la Serbia.
Poco più di dieci giorni fa Muhammad Riyad, un ragazzo afghano, ha attaccato i passeggeri di un treno con un’accetta. Aveva 2 anni quando dal suo stesso paese Osama Bin Laden aveva ordito l'attentato terroristico che ha cambiato il nostro mondo per sempre.
Anche se molti analisti e politici occidentali sono solleticati dall'idea di poter accomunare tutti questi avvenimenti sotto il cartello del fondamentalismo islamico, purtroppo l'unico filo rosso rintracciabile è la giovane età dei protagonisti, sia degli assassini sia di molti degli assassinati. Come giovanissimi, anzi, addirittura neonati, (ce n'è persino uno di 2 giorni) erano molti degli oltre 100 civili morti durante un bombardamento aereo americano di pochi giorni fa nella città di Manbji, la capitale siriana dello Stato Islamico al confine con la Turchia. Ma quelli sono bambini dell'Isis, quindi fanno piangere di meno.
Il prossimo 11 settembre saranno trascorsi 15 anni dagli attentati al World Trade Center. Quell'evento ancora oggi rappresenta il ground zero della complicata fase storica che stiamo attraversando. Da lì sono nate le guerre in Afghanistan e in Iraq, dalle conseguenze di quelle guerre è nata l'Isis con tutto ciò che sappiamo in termini di attacchi terroristici, bombardamenti, guerre e fenomeni migratori. E quelli che all'epoca erano solo dei bambini oggi sono degli adulti che si sono formati con le bugie di Bush e di Blair, con la disastrosa politica estera francese e un sistema di welfare interno all'Europa che li ha spinti sempre più ai margini del consesso sociale. Nel tempo alcuni si sono radicalizzati, altri sono semplicemente andati fuori di testa.
In ogni caso, si tratta di tutti giovani nati e cresciuti in un'epoca di violenza, praticata o subita, in una sorta di mostruoso spin-off della peggiore fenomenologia Usa, dalle stragi nei college a quelle nei locali pubblici. Una violenza figlia di quella adulta, sempre più a portata di mano, presente sui social, unico strumento a portata di ragazzini frustrati e privi di una rete di contenimento sociale per farsi notare nel permanente Truman Show dell'orrore in cui siamo precipitati. Una sorta di habitat naturale in cui sono stati allevati i figli della globalizzazione che oggi ci sta tornando indietro con gli interessi.