“Da Milano a Barcellona per amore. Ho studiato catalano per diventare guida turistica”: la storia di Caterina
Caterina ha 38 anni, fino ai 24 ha vissuto a Milano ma dal 2012 si è trasferita a Barcellona. "Per amore", ha spiegato a Fanpage.it quando le abbiamo chiesto ‘Perché?'.
"Tre anni prima avevo conosciuto un ragazzo spagnolo, ma all'epoca lui era fidanzato con un'altra. – ricorda – Quando ci siamo rivisti, lui si era lasciato e ci siamo innamorati. Dopo qualche mese di relazione a distanza, sono venuta a vivere con lui".
I due oggi hanno una bimba e Caterina lavora come guida turistica. Con lei abbiamo parlato anche del problema dell'overtourism che da un po' di tempo preoccupa gli abitanti.
"La situazione negli anni è effettivamente peggiorata. – spiega – In passato per attrarre i visitatori, la città è stata svenduta come quella dove ci si ubriaca e si fa festa. Questo un po' è rimasto e adesso si piange perché si vuole anche un turismo diverso".
Quando e perché ti sei trasferita a Barcellona?
Mi sono trasferita qui per amore nel gennaio 2012. Tre anni prima in vacanza avevo conosciuto un ragazzo spagnolo che viveva a Barcellona, ma all'epoca lui era fidanzato con un'altra.
Ci siamo rivisti, lui si era lasciato e ci siamo innamorati. Per tre mesi abbiamo avuto una relazione a distanza e alla fine mi sono trasferita definitivamente per vivere con lui.
Cosa ti piace di Barcellona? E cosa non ti piace?
Mi piace soprattutto la diversità. Qui è molto forte la corrente del modernismo e sembra che nella stessa città esistano tante ‘piccole Barcellona'. C'è molta diversità anche tra le persone, ognuno può vestirsi come vuole senza che nessuno dica nulla.
La città qui si vive tanto e la si può godere stando seduti in una terrazza di un bar. Una cosa che a Milano invece non vedevo molto: lì si decide dove andare e si vive poco all'aperto.
Non mi piacciono i furti, sono disgustosi, anche se molto frequenti. Io lo chiamo ‘il battesimo di Barcellona'. Per tanti anni non mi è successo, poi ho partorito. Sono uscita un giorno, ho appoggiato le mani sul passeggino e mi hanno rubato il cellulare in un momento di disattenzione. Non mi piacciono tanto nemmeno alcuni estremismi politici, diciamo così.
Di cosa ti occupi lì?
Io faccio la guida turistica. Quando ero a Milano, avevo frequentato un'accademia di recitazione e lavoravo come attrice. Ma, visto che è difficile lavorare solo con questo, avevo iniziato a studiare Beni culturali. Mi piacciono la comunicazione, le lingue, l'arte e volevo riuscire a conciliare i due ambiti.
All'epoca mio marito mi disse di non lasciare i lavori teatrali in Italia, io però volevo andare a vivere con lui. Quindi, ho lavorato un po' in teatro qui ma poi mi sono buttata di più sul lavoro di guida. Ora faccio anche la speaker pubblicitaria: per esempio, i messaggi di volo che si sentono su alcuni aerei sono registrati con la mia voce.
Con la lingua come ti sei trovata? Sapevi già lo spagnolo?
No, a scuola io avevo studiato il francese. Quando ho conosciuto mio marito, ero in viaggio con un'amica che voleva venire in Spagna. A me non interessava perché non mi piace la movida e volevo andare in Francia ma lei mi ha convinta.
I primi quattro mesi di relazione io e lui parlavamo inglese, come due cretini. Poi abbiamo iniziato a usare io l'italiano e lui lo spagnolo. Io mi sono trasferita per vivere con lui, ma nel frattempo avevo vinto una borsa di studio per un progetto di stage nel turismo e per un mese mi hanno permesso di seguire un corso di spagnolo.
Poi ho fatto anche corsi di catalano perché per ottenere il titolo di guida ufficiale ho dovuto raggiungere e dimostrare di avere un C1.
Ti sei trasferita da tanti anni a Barcellona. C'è effettivamente un problema di turismo di massa?
Ci sono due questioni principali. Una è la superficie di Barcellona che è molto ridotta. Anche Madrid è molto turistica ma è più grande. Barcellona ha più abitanti di Milano e metà della superficie e ci sono davvero tanti turisti. In più i catalani sono bellissime persone, ma all'inizio sono un po' chiusi. Quindi, qualcuno può anche reagire con il ‘tourists, go home'.
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Le manifestazioni dei mesi scorsi sono state organizzate però con richieste legittime, ovvero una nuova gestione del turismo che tenesse conto dei locali. Negli anni 90, siccome volevano i turisti, hanno svenduto la città come quella dove ci si ubriaca e si fa festa. Questo è rimasto e adesso si piange perché si vuole anche un tipo di turismo diverso.
Ora c'è tanta gente che viene anche per la cultura ma ci si mette a ripulire quell'immagine lì. A me è capitato di avere praticamente sempre turisti educati, ma in un caso mi è successo che, nel chiedere di rispettare la coda, mi rispondessero: ‘Perché? Sono in Spagna'. Non ne faccio una colpa del turista, però, la maggior parte non è così.
Non condivido il pensiero di chi se la prende con loro, il problema è che negli anni si è creata una certa immagine. Bisognerebbe cercare di gestire il turismo in maniera diversa. C'è questa rabbia anche perché si tratta di un settore che continua a crescere ma per chi lavora come dipendente continua ad avere stipendi molto bassi.
Rispetto al passato, com'è cambiata la situazione?
È peggiorata rispetto al passato, anche perché con il Covid e lo smartworking c'è stato anche l'aumento dei prezzi. Per un periodo l'ex sindaca Ada Colau invitava gli stranieri a venire a vivere qui ed è ovvio che un tedesco che lavora in smart per un'azienda tedesca possa permettersi un affitto che un locale non può.
Questo ovviamente impedisce a tanti di trovare casa qui a Barcellona. In città i prezzi stanno continuando ad aumentare con la scusa che ‘è una metropoli' ma gli stipendi continuano a non essere proporzionati.
Cosa ti manca dell'Italia?
Mi manca soprattutto il lago di Como, è il mio posto del cuore e il posto di mia nonna. Ho vissuto a Milano solo fino ai 24 anni e mi è mancato il fatto di viverci un po' più ‘da adulta'.
Però poi credo anche che forse mi mancherebbero degli aspetti di Barcellona. Non ti nascondo però che sono una super fan delle brioche buone e, come dice mio marito, combatto una personale lotta contro quelle catalane che sono fatte con lo strutto.
Ma con il cibo in generale ti trovi bene?
Il cibo non è tanto lontano da quello italiano. Alle mie amiche faccio sempre la battuta dicendo che vivono in ‘Italunya' perché qui quella italiana è la prima comunità di immigrati. Anche i miei genitori si sono trasferiti qui.
Gli immigrati quindi non sono più solo solo gli studenti o chi viene a fare un'esperienza di lavoro. Ora molti prodotti si trovano anche nei normali supermercati.
Perché, secondo te, così tante persone scelgono Barcellona?
Per la somiglianza tra la cultura italiana e quella spagnola. Un tempo anche per il costo della vita che, rispetto all'Italia, era più basso. È una cosa che ha sempre attratto abbastanza. In più qui c'è una grandissima apertura, per esempio, verso la comunità Lgbt+. Nel nido di mia figlia, su 17 bambini, 3 sono figli di due mamme. Ti direi che è una città che piace un po' a tutti!