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Da Mentana il “confronto” della stanchezza

Ospiti di La7 “in separata sede”, Bersani, Berlusconi e Monti si dimostrano appassiti. Non c’è il colpo di scena che ci si attende e forse, dei tre, l’attuale premier è colui che spicca in brillantezza.
A cura di Andrea Parrella
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Ci aspettavamo qualche fuoco d'artificio per queste ultime battute di campagna elettorale. Ce lo aspettavamo, per esempio, nello scontro-non scontro di ieri sera, da Mentana, che ha visto in successione passare Bersani, Berlusconi, poi Monti. Anzi, diciamocela tutta, non ce li aspettavamo questi fuochi d'artificio, ad essere proprio onesti ed a vedere le prestazioni dei contendenti. Era un'aspettativa più che altro dettata dal pronostico, che qualche sassata in questi ultimi scampoli, uno sgambetto, un annuncio, insomma qualcosa avrebbe previsto. Invece poco, molto poco, perché fondamentalmente i tre candidati sono stanchi e sono stanchi pure gli staff, forse. Perché per quanto Berlusconi ci voglia far credere l'atmosfera del '94 non la può sentire, a maggior ragione avendo ammesso, ieri sera, a Mentana, che non ci sente più un granché bene.

Quanto agli altri due, hanno ben donde di essere più affaticati di Silvio, perché entrambi ormai in tour de force da mesi ed inoltre perché non fanno del vigore e dell'essere coriacei il loro punto di forza. E poi sotto i colpi di Grillo (che riempie piazza Duomo e che non è più un ragazzino), un po' di complesso di inferiorità, forse, può cominciare a farsi strada tra i tre, che hanno deciso di tirare i remi in barca fino alla fine: les jeux sont faits. Si rende complice Mentana che ruba ad ognuno dei colloqui dieci minuti per parlare di La7 e del suo futuro, appassendoli quasi inesorabilmente.

Bersani, sufficiente – Tra le affermazioni rilevanti colleziona quella sui confronti Tv non fatti e sulla massiccia invasione dei candidati in Tv: lui attribuisce la colpa ai partiti ancora impostati su una forte matrice personalistica (ogni riferimento ad altro candidato è puramente casuale). Poi mette al centro il lavoro per la crescita del paese e tra le decine di "un po'" sparsi qui e là elegge la banda larga a infrastruttura in cima alle priorità del paese ( Tav viene considerato come già in corso). Su Grillo conferma che l'errore sta in lui, non nel Movimento, assolutamente in linea all'apertura fatta ieri stesso ai "grillini" in parlamento. In generale un po' spento. Un virtuale sistema di voti gli darebbe un 6. Il problema, se proprio deve essere un problema, è che Bersani è sempre da 6.

Berlusconi grigio – E' convinto di vincere, basta partire da qui (e forse qui si potrebbe anche finire). Lo schema è sempre quello, attacco a tre punte: Imu, Equitalia e Monti, la Germania in rifinitura. Mentana lo argina quando può. impedendogli di ripetere ancora la storia del suo martirio politico e interrogandolo, più che altro, sulle funzioni del suo ruolo al ministero dell'economia qualora dovesse uscire vittorioso dalle urne. Indubbiamente coinvolgente nei suoi siparietti col conduttore, al punto di strappare un sorriso a coloro i quali è più inviso, si dimostra poco furbo perché mostra lealtà a Bersani, che non avrebbe diritto di replica e attacca Monti, che verrà dopo di lui e risponderà. Il voto è 5 perché qualche exploit, almeno da lui, l'avremmo atteso.

Monti, discreto – Il premier risponde infatti a Berlusconi e per il primo quarto d'ora del suo intervento lo asfalta. A parte che ha la brillantina ed è in tiro, pare molto convincente al debutto, non è roba da poco. Accusa il suo predecessore di essere stato costretto ad abbandonare le funzioni perché privo di credibilità alcuna, quella che il suo governo è riuscito a recuperare a pieno, anche grazie al sacrificio degli italiani ("La Germania non credeva fossimo capaci di uscirne da soli"). Nel finale tenta la mossa disperata che prova da diversi giorni, ovvero quella di assimilare il suo elettorato a quello di Grillo, almeno per la nausea nei confronti del sistema politico attuale. Per rendere l'idea della goffaggine del tentativo, Monti chiama il leader 5 Stelle "signor Grillo". Doc, in Ritorno al futuro, definiva un ballo un "cerimoniale ritmico". Il regime è quello. Voto finale è 7.

Il confronto non ci sarà, anche se Mentana il cannibale, fino all'ultimo, ribadisce di essere disponibile. Diciamo che se i ritmi sono quelli visti ‘stasera, è uno scontro che ci risparmiamo volentieri.

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