“Da Frigerio ricostruzione lucida”. Giudici spiegano il ‘no’ al processo di revisione sulla strage di Erba
Non bastasse il fatto che non è stata trovata nessuna prova e nessun complotto contro Olindo Romano e la moglie Rosa Bazzi. I giudici della Seconda sezione penale della Corte d'Appello di Brescia, nelle motivazioni con le quali è stata respinta la richiesta di revisione del processo a carico dei due coniugi all'ergastolo per la strage di Erba, hanno giudicato "lucida e coerente" la ricostruzione dei fatti resa da Mario Frigerio, unico sopravvissuto al massacro avvenuto nel dicembre del 2006.
Sentito più volte nel corso delle indagini, il testimone "aveva riconosciuto il suo aggressore in Olindo Romano", un riconoscimento che "aveva ripetuto in dibattimento senza titubanze", si legge nelle carte, depositate oggi, con cui viene chiarita la sentenza che il 10 luglio scorso ha portato a respingere le istanze di revisione presentate dai legali della coppia e dall'allora pg di Milano Cuno Tarfusser
Frigerio "aveva spiegato di non aver rivelato subito il nome del suo aggressore, perché non riusciva ad esprimersi e voleva capire perché il vicino gli avesse fatto una cosa del genere", chiariscono ancora i giudici. Per la difesa dei coniugi Romano, "le risposte" date da Frigerio in ospedale, il 20 dicembre 2006, "erano state fortemente condizionate da domande suggestive che avevano creato nella sua memoria un falso ricordo".
Fin dal primo colloquio, era stato verificato, "Frigerio aveva affermato: ‘Per me è stato Olindo‘" a uccidere Raffaella Castagna (30 anni), il figlio Youseff (2 anni), sua madre Paola Galli (60) e la vicina di casa, Valeria Cherubini (55), moglie dello stesso testimone chiave, scomparso nel settembre del 2014 dopo una lunga malattia.