Da “Fleximan” a criminale: condannato il ‘giustiziere’ degli autovelox e la sua banda ad Asti
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I multati di tutta Italia lo avevano acclamato con entusiasmo, convinti di aver trovato un "eroe" che, a loro dire, stava mettendo fine all'incubo delle tante, troppe multe per eccesso di velocità. "Viva Flexinam, che taglia gli autovelox!" era il grido di gioia che rimbombava tra le pagine social di chi aveva ricevuto una sanzione. Per qualche tempo, il suo nome era diventa quasi leggendario tra i guidatori più infuriati, un simbolo di ribellione contro il sistema delle multe e, appunto, degli autovelox.
Tuttavia, la realtà era ben diversa. "Fleximan" non era il supereroe che molti immaginavano, pronto a difendere i diritti dei poveri automobilisti. In verità, era semplicemente un criminale, un bandito che cercava di coprire se stesso e i suoi complici, utilizzando l'abbattimento degli autovelox come una strategia per sfuggire alla legge e da un possibile arresto.
Ora è stato condannato a nove anni di reclusione con il rito abbreviato: sarebbe colpevole di 23 capi d’imputazione tra furti, associazione a delinquere, rapine in case e negozi. È la Stampa sulle pagine di Asti a riferire del processo a Giuseppe Artusio, detto Geppo, domiciliato a Isola d'Asti, e alla sua banda: 8 anni e 8 mesi per il suo presunto braccio destro, Claudio Gola, mentre a 7 anni è la condanna per Alger Bajraktari; più lievi le pene per altri tre, condannati rispettivamente a due 2 anni e 6 mesi, 1 anno e mezzo, 1 anno e 5 mesi. Inoltre dovranno pagare un'ammenda di 45 mila euro come risarcimento alle parti civili presenti nel processo.
Le indagini condotte dai carabinieri erano partite nel dicembre 2023, rivelando successivamente che i danni venivano causati intenzionalmente per agevolare le attività di un gruppo criminale. Questo, con base in un garage a Isola d'Asti, si era specializzato in furti sia nelle abitazioni che nei negozi. Rubavano di tutto, dalle auto fino alle armi passando per i mezzi agricoli e le caldaie a gas. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, gli indagati sabotavano deliberatamente le telecamere di sorveglianza e gli autovelox, al fine di operare senza essere disturbati.