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Da Carlo Acutis a Chiara “Luce” Badano: i bambini che sono diventati Santi

Non solo Silvio Dissegna: numerosi giovani sono morti dopo aver offerto le loro sofferenze a Dio. La Chiesa potrebbe dichiarare la ufficialmente la loro santità nei prossimi anni.
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E’ ormai ufficiale da qualche giorno: Silvio Dissegna, morto a Torino ad appena dodici anni nel 1979 per un cancro alle gambe, dopo aver offerto a Dio le sue atroci sofferenze è “venerabile” ed è ormai incardinato il processo canonico per riconoscere la sua santità. “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.  Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.”  Queste le parole di Gesù riportate dall’evangelista Marco, che evidenziano come i più piccoli sono anche i più amati da Cristo per la loro purezza ed innocenza. Dissegna, infatti, non è l’unico bambino morto negli ultimi decenni che va verso il riconoscimento della santità, anzi ce ne sono parecchi, più o meno noti al grande pubblico.

Uno di loro è Carlo Acutis, milanese, nato nel 1991 e morto otto anni fa, nel 2006, un adolescente come tanti, grande appassionato di informatica, di sport e dei film d’azione, ma che ogni giorno partecipava alla messa, prendeva la comunione ed era devotissimo alla Vergina Maria. Alternava partite alla Playstation a visite alla mensa dei poveri ed era benvoluto da tutti. Fu colpito ad appena quindici anni da una leucemia fulminante ed offrì le sue sofferenze a Cristo per papa Benedetto XVI e per la Chiesa. I suoi genitori hanno accolto il suo desiderio di essere sepolto nel cimitero di Assisi.

Chiara “Luce” Badano morì ad appena 19 anni nel 1990 ed oggi è già riconosciuta come beata dalla Chiesa cattolica. Savonese, aderente fin da bambina al Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich, a sedici anni si ammalò di osteosarcoma, una forma di tumore osseo che non lascia scampo. Affrontò la malattia con enorme coraggio ed è proprio la Lubich ad assegnarle l’appellativo di “Luce”. “Io ho tutto – amava ripetere – Dio mi ama immensamente”. Volle affrontare la morte vestita di un semplice abito bianco adornato da una rosa, come se andasse a sposarsi con Gesù. Le sue ultime parole alla madre furono “Mamma sii felice, io lo sono.”

Aldo Blundo nacque a Napoli nel 1919. Cagionevole di salute, rimase paralizzato molto giovane e non potè più uscire di casa. Le sue malattie peggioravano mese dopo mese, ma il ragazzo trovava conforto solo nella fede e volle con forza effettuare un viaggio a Lourdes con l’Unitalsi. Al santuario pirenaico, però, non chiese la guarigione per sé, ma per un seminarista ammalato. Morì ad appena quindici anni in seguito ad una crisi respiratoria nel 1934 ed il cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, acconsentì a dare ad Aldo il raro onore di far riposare le sue spoglie nella chiesa di San Domenico Maggiore, dove si trovano tuttora.

 Il 5 ottobre 2013 è stato ufficialmente dichiarato beato Rolando Rivi, un seminarista morto ad appena quattoridici anni. Definito “eroico testimone di Cristo e del Vangelo” da papa Francesco, Rivi era un ragazzo intelligente e vivace, definito da chi lo conosceva come “il più scatenato nei giochi, il più assorto nella preghiera”. A soli undici anni, nel 1942, decise di entrare in un seminario della provincia di Reggio Emilia per diventare sacerdote e missionario. Non ne ebbe il tempo. Fu preso di mira da un gruppo di partigiani comunisti perché attirava altri ragazzi come lui alla fede cristiana. Venne catturato, rinchiuso in un casolare, brutalmente torturato per tre giorni, spogliato della veste talare ed ucciso con due colpi di pistola dopo aver chiesto di pregare per i genitori un’ultima volta.

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