“Da 10 anni vivo ad Amsterdam e ballo da professionista, qui ho trovato me stesso”: la storia di Andrea
Andrea Pisano, 31 anni, originario di Oristano, vive e lavora come ballerino ad Amsterdam. A 18 anni si è trasferito dalla Sardegna a Firenze per studiare danza all'Opus Ballet e poi ha scelto di emigrare per inseguire il suo sogno. "Avevo bisogno di una laurea per lavorare come danzatore", spiega a Fanpage.it.
Nella capitale dei Paesi Bassi è cresciuto professionalmente dopo 4 anni di studi alla Theaterschool, ottenendo un contratto a tempo indeterminato con la compagnia dove lavora tutt'oggi. Ma ad Amsterdam ha trovato anche la sua dimensione: "L'Italia mi è sempre stata un po' stretta, soprattutto perché ancora molto chiusa su diversi temi. Qui ho avuto un'opportunità per fiorire anche a livello umano".
Quando e perché ti sei trasferito?
Io sono arrivato ad Amsterdam nel 2014, faccio 10 anni con l'anno nuovo. Mi sono trasferito perché avevo finito gli studi come ballerino professionista a Firenze ma avevo bisogno di una laurea per lavorare come danzatore. Sono venuto qui in Olanda per fare un'audizione per la Theaterschool e a settembre ho iniziato i miei studi. Il percorso è durato tre anni, più uno di tirocinio con la compagnia.
È stata una scelta professionale, perché in Italia non sarei riuscito a fare quello che volevo, ma anche a livello umano, perché il nostro Paese mi stava stretto, è ancora molto chiuso su temi come l'omosessualità e transessualità, anche la visione della donna è molto "antica". Non mi sono mai trovato con tutte queste cose e, grazie alla mia scelta professionale, ho avuto un'opportunità per fiorire.
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In Italia invece qual è la situazione per i tuoi colleghi?
La situazione è vergognosa, l'arte e gli artisti sono a pezzi. Io ero in classe, se non sbaglio, con una ventina di persone a Firenze e forse solo due o tre di noi siamo riusciti a fare qualcosa legato alla danza. Molti altri invece non ha potuto fare niente perché prima di tutto l'unica accademia che ti dà la laurea è quella di Roma, gli altri ti rilasciano solo certificati.
E in Italia con questi non ci sono compagnie che ti accettino. Una delle mie migliori amiche ora lavora a Torino con un contratto a chiamata, cosa che avviene con la maggior parte delle compagnie in Italia. Quando dico che ho un contratto a tempo indeterminato, i colleghi italiani sbarrano gli occhi. Anche quelli che lavorano con collettivi spesso non vengono pagati.
In Italia succede perché i fondi per l'arte in Italia sono molto pochi. La danza è un mondo infinito, in alcuni ambiti magari si trova uno spazio, ma per altri ci sono invece delle grandi difficoltà. Nel nostro Paese mancano i percorsi e c'è molto caos, manca un'idea di futuro per la nostra professione.
Cosa ti piace di più di Amsterdam?
È una domanda difficile perché ci sono troppe cose che mi piacciono. Prima di tutto, amo il fatto che possa uscire di casa senza preoccuparmi di quello che possono pensare le persone che mi incontrano. La mentalità olandese è davvero rispettosa, c'è molta tolleranza.
Ho visto persone in infradito a dicembre al supermercato ma nessuno sembrava farci caso. E sei anche libero di fare quello che vuoi senza preoccuparti dell'età che hai. In un club ho conosciuto una signora di 50 anni che va a ballare una volta l'anno con il marito, mentre la mia vicina di casa di 70 anni ha i capelli viola, una cosa fantastica da vedere!
Apprezzo anche il fatto che Amsterdam sia stata realizzata come una città ma è molto piccola, gli abitanti non arrivano nemmeno al milione. Ci sono le opportunità di una grande città ma si vive come un grande paese.
E poi, questa è una cosa un po' personale, perché io li amo molto, c'è molto rispetto per gli animali. Qui non esistono animali randagi e per me è fantastico. In Sardegna, da dove vengo, quando torno per l'estate, mi rendo conto che c'è un grosso problema. Alcune mie amiche lavorano come volontarie e a volte le strutture sono al collasso.
Come sono le persone lì?
Allora, dipende molto dal contesto. Ma ho notato che la gente può essere meno espansiva di un italiano ma molto curiosa. Quando gli dico che sono italiano, iniziano a farmi tante domande. Magari hanno qualche difficoltà ad aprirsi ma vedi che si interessano a quello che dici.
Cosa invece non ti piace della città in cui vivi?
Una cosa che mi dà tanto fastidio sono i mezzi di trasporto. Non puoi capire la rabbia ogni volta. Non so perché, non l'ho ancora capito, ma i tram e le metro sono ridicoli, hanno sempre problemi e non viene promosso minimamente il trasporto pubblico. Poi bisogna pure dire che quello ecologico, le biciclette, viene spinto tantissimo. C'è una grande promozione di questo tipo di mezzo, gli altri sono molto trascurati.
E con la lingua come va?
Quando sono arrivato nel 2014 parlavo pochissimo inglese ma l'ho imparato andando all'università perché le lezioni erano in inglese. Dopo un anno ho iniziato a parlarlo bene. L'olandese ho iniziato a parlarlo un po' al quarto anno, quando ho iniziato a fare il tirocinio dove lavoro ancora adesso. Sono una compagnia molto olandese e ci tengono a questa cosa. Ora lo leggo e capisco bene, come riesco ad avere delle conversazioni base. Volevo iniziare anche un corso, anche se ora sono sempre impegnato con il lavoro.
Quali sono le differenze che senti di più tra l'Italia e l'Olanda?
Tra pochi giorni qui ci saranno le elezioni (22 novembre, ndr) e ho notato una cosa che mi ha fatto pensare alle differenze tra i due Paesi. Qui non si dice "to vote", ma si usa un termine che vuol dire "voce". E mi ha colpito che il governo nella comunità olandese è inteso come qualcosa che deve dare voce ai cittadini. Una cosa che invece in Italia per me totalmente manca ed è invece molto importante.
Poi, come dicevo, qui ognuno può fare quello che vuole. Non parlo di ‘libertà', ma di ‘tolleranza'. Sulla prostituzione e le droghe leggere il governo ‘tollera', anche se questo non significa che necessariamente lo accetti.
Il concetto qui è: "Paga le tasse e per il resto puoi fare quello che vuoi". Sul tema della legalizzazione, credo che si evitino un sacco di traffici illegali che in Italia invece sono un problema.
E a livello di sicurezza come ti trovi? Com'è la città?
Io mi sento super sicuro, a volte quando torno in Sardegna e vado a Cagliari mi dimentico che di notte ci sono zone dove non dovresti camminare da solo. Amsterdam invece la sento molto sicura, anche perché sono sempre in bicicletta.
È un mezzo che, visto che stai sempre in movimento, ti dà una grande sicurezza. Poi è tutto sempre molto illuminato e mi capita di vedere spesso le pattuglie della polizia girare.
Cosa ti manca dell'Italia?
Ovviamente, la mia famiglia, tantissimo, e alcuni amici che ho nel cuore. Ma non c'è una cosa che mi manca in particolare. Sento nostalgia a volte di momenti, immagini. Penso spesso ai bellissimi paesaggi di Firenze quando, dopo le lezioni in accademia, andavo con i colleghi a bere birra la sera in piazza della Signoria, o al tramonto sul mare della Sardegna.
A chi consiglieresti Amsterdam per vivere?
La consiglio a tutte quelle persone che vogliono capire chi sono, a prescindere della professione. Questa città ha una magia che puoi capire solo se la vivi. Attraversi talmente tante esperienze, incontri così tante persone, e questo ti aiuta a trovare quella parte di te stesso che veramente cercavi.
Non la consiglierei invece a persone che vogliono cercare calma o un posto monotono. Nonostante sia una Nazione in cui tutto funziona molto bene, soprattuto il sistema fiscale, e l'olandese è molto preciso, l'Olanda non è perfetta e credo che questo sia il suo bello.