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Da 0 a 100 in un Bolt, dopo Phelps lascia anche lo sprinter. Chi sarà il suo erede?

Ai Mondiali di Londra Gatlin beffa il giamaicano nella sua specialità, i 100 m piani. Il finale è agrodolce ma la stella dell’atletica e dello sport mondiale appende le scarpette al chiodo: “Se ho cambiato idea dopo questa sconfitta? No, ho deciso, mi ritiro e dico grazie a tutti”.
A cura di Jvan Sica
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Sono deluso, mi aspettavo di vincere ma sono partito ancora male, poi ci ho provato ma non sono andato come volevo. Se ho cambiato idea dopo questa sconfitta? No, ho deciso, mi ritiro e dico grazie a tutti.

Usain Bolt chiude con una sconfitta la carriera di sprinter. Questa volta, il fulmine a ciel sereno è stato un altro, quel Gatlin avversario di una vita: gli ha rubato al scena nel giorno della sua ultima gara, la finale dei 100 dei Mondiali di Londra. Solo bronzo per il giamaicano, esito agrodolce che non oscura di certo la carriera fantastica della stella caraibica. "Sapevo dentro di me – ha aggiunto Bolt con la voce rotta dal fiato corto e dall'emozione – che se non fossi partito bene non avrei avuto la possibilità di rimanere attaccato agli altri. Ma ho capito subito di non aver fatto una buona partenza. Gatlin è un grande avversario, dà sempre il massimo. E ci è riuscito".

ritiro bolt

Dopo Phelps lascia un'altra stella dello sport mondiale

Usain Bolt è dopo Micheal Phelps il secondo a dire addio all’attività agonistica se si considerano i quattro grandi atleti che hanno segnato lo sport contemporaneo nella sua dimensione tecnica e spettacolare, lasciando i soli Federer e Lebron James a continuare ancora a scrivere la loro storia. All’inizio della sua attività, il campione ‘figlio del vento' nei circuiti mondiali ha trovato un’atletica leggera nettamente in crisi. I grandi fenomeni della generazione precedente, come Marion Jones, erano incappati quasi tutti in vicende di doping e il pubblico era più che disaffezionato a uno sport il quale, al pari del ciclismo, non dava garanzie sulla effettiva veridicità dei risultati.

L'esordio difficile del ragazzo della Giamaica

In una situazione del genere arriva dalla Jamaica questo ragazzo di quasi due metri e una capacità di corsa nel lanciato che promette molto bene, ma non di più. A inizio carriera, nonostante buoni risultati fra le categorie giovanili, Bolt è considerato fisicamente complicato da adattare alla velocità e magari molto più pronto a gare di velocità prolungata come i 400 e gli 800 metri.  Ma l’allenatore che lo porta fra i grandi, Fitz Coleman, vuole che Usain disputi le gare che tutti vogliono vedere, 100 e 200 metri e affronta il problema della meccanica in partenza e messa in moto del motore atletico di Usain con dosi massicce di allenamenti che Usain stesso ancora ricorda come veri incubi.

Infortuni a ginocchia e caviglia, la carriera è a rischio

I risultati iniziano però ad arrivare già nel 2004 quando con 19’’93 stabilisce il primato mondiale juniores dei 200 metri, diventando inoltre il primo juniores a percorrere la distanza, il cui record è stato detenuto per tanti anni da Pietro Mennea, in meno di 20’’. Ma i 200 metri ai Mondiali di Grosseto li vince addirittura un italiano, Andrea Howe con 20’’28. Questo accade perché Usain è alle prese con un altro suo grande problema, i continui infortuni che deve affrontare in questo inizio di carriera e che saranno un altro motivo per cui tanti non crederanno in lui. Infortuni soprattutto a ginocchia e caviglie, dovuti al rafforzamento delle articolazioni richiesto dagli allenamenti di Coleman e necessari per far sprigionare fin da subito la forza motrice che poi nel lanciato Usain distribuiva con una grazia e una forza senza eguali.

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Il nuovo allenatore, Mills, dà inizio alla leggenda

Tra dubbi e infortuni Usain è spaesato e non sa bene se le scelte di Coleman sono giuste. Ma è in questo momento che arriva la persona che saprà tirargli fuori il meglio, il nuovo allenatore Glen Mills. Mills si mette in scia delle decisioni di Coleman, costruendo un Usain sempre più scattante su 100 e 200, ma soprattutto da alcune regole fondamentali all’atleta Usain, il quale all’inizio prendeva tutto molto alla leggera. Seguendo queste semplici ma fondamentali regole di comportamento, Usain esplode, convincendosi prima di tutto lui stesso che sono le distanze più veloci dell’atletica a poterlo far diventare il grande fenomeno di cui il suo nuovo allenatore parla.

Bolt esplode, da New York a a Pechino all'insegna del primato

Già nel 2007 saggia il grande palcoscenico arrivando secondo nei 200 metri ai Mondiali di Osaka, alle spalle di Tyson Gay, ma sarà il 2008 a far definitivamente scoppiare la Boltmania: 31 maggio, a New York, stabilisce il nuovo primato dei 100 metri piani con 9’’72 ed è solo la quinta gara di Bolt sulla distanza da seniores. 16 agosto, vince la gara dei 100 metri alle Olimpiadi di Pechino stabilendo il nuovo primato del Mondo con 9’’69. 20 agosto, vince i 200 metri stabilendo il nuovo primato mondiale con uno spaziale 19’’32. 27 agosto, vittoria della 4×100 con nuovo primato mondiali in 37’’10.

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Una nuova era dell'atletica

Le tre vittorie di Pechino 2008 aprono una nuova era dell’atletica con Usain al centro di tutto. Sponsor, pubblico, televisioni, attenzione mediatica e interesse generale crescono in maniera esponenziale per il ragazzo giamaicano e per il movimento atletico in generale che da Usain inizierà a volere sempre di più. E Usain è ben contento di vincere tutto con un’altra doppietta con relativi primati mondiali ai campionati mondiali di Berlino (9’’58 sui 100 e 19’’19 sui 200) nel 2009, con altre due incredibili doppiette olimpiche, a Londra nel 2012 e a Rio de Janeiro nel 2016, doppietta che ancora una volta ci sarà anche ai Mondiali di Mosca nel 2013, ripetendosi ai Mondiali di Pechino del 2015.

Nota stonata, squalifica per falsa partenza a Daegu

Tranne per i 100 metri dei Mondiali di Daegu nel 2011 in cui viene squalificato per falsa partenza (vincendo però poi i 200 metri) Usain Bolt è riuscito a mettere insieme due elementi fondamentali per diventare un’icona dello sport: essere capace di vincere quando tutti gli occhi sono su di te e poi farlo con uno stile unico e personale che Usain Bolt dimostra prima e dopo le gare, ormai divenuto quasi standard per tutti gli atleti nel tentativo di imitare la sua capacità quasi attoriale di scherzare con il pubblico.

Quando ci sarà un nuovo Bolt?

Dopo le prestazioni ai Mondiali di Berlino si diceva che ci sarebbero voluti almeno 20 anni per arrivare a quei tempi. Magari qualcuno ci riuscirà anche prima, ma difficilmente potrà diventare un nuovo Bolt con tutto quello che ha dato all’atletica leggera Usain in termini di passione e forza mediatica. Qualcuno batterà Bolt, ma un Bolt forse non esisterà mai più.

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