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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Cucchi, parla l’agente assolto: “Non siamo nazisti, era malmesso”

L’agente della polizia penitenziaria Antonio Domenici: “Le vittime siano anche noi. Messi sul banco degli imputati senza motivo”.
A cura di Antonio Palma
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"Le vittime siano anche noi. Messi sul banco degli imputati senza motivo", così commenta la vicenda di Stefano Cucchi l'agente della polizia penitenziaria Antonio Domenici, assolto sia in primo che in secondo grado per la morte del giovane ragioniere avvenuta mentre era detenuto. "Quello che la famiglia Cucchi sta cercando è la loro verità, non quella delle carte. Si deve indagare su altri orari e altre situazioni. Ma non tocca a me suggerirle" ha spiegato l'agente intervistato dal quotidiano Repubblica. Nel suo racconto Domenici ha confermato che la sentenza di assoluzione per insufficienza di prove emessa la settimana scorsa dalla Corte d’Assise d’appello per lui è stata la fine di "un calvario". "Nessuno può capire cosa vuole dire sapere di non avere fatto nulla ed essere etichettato come un aguzzino, un nazista" ha sottolineato infatti l'agente di polizia penitenziaria, spiegando che per lui l'assoluzione "è stata una conferma" delle sue tesi difensive.

"La gogna mediatica"

"Il mio avvocato, Massimo Mauro, aveva chiesto addirittura l’assoluzione perché il fatto non sussiste. I giudici hanno confermato l’insufficienza di prove" ha ricordato Domenici, aggiungendo: "Per me è la fine di un incubo". Domenici sostiene che lui e i suoi colleghi sono stati "messi sul banco degli imputati senza motivo" e senza prove. "I pm si sono fossilizzati sulla loro verità che era quella e quella doveva essere. Sarebbe stato inutile parlare con loro" ha attaccato l'agente, che dice di non temere la cassazione e che in passato ha avuto paura "solo della gogna mediatica, non del giudizio". "Noi abbiamo avuto grossi problemi, cambiato luogo di lavoro, le nostre famiglie hanno sopportato telefonate e citofonate nel cuore della notte. E ancora oggi si mette in dubbio quello che 22 giudici, di cui 4 togati, hanno sancito dopo 5 anni di processo" insiste Domenici.

La morte di Stefano Cucchi

Per quanto riguardala la morte del povero Stefano Cucchi, l'agente ammette che non sia normale che un giovane muoia quando è nelle mani dello Stato, aggiungendo però che "bisogna vedere anche in quali condizioni era". Secondo l'agente infatti Cucchi "era eufemisticamente malmesso" anche se non ricorda se avesse lividi o lesioni come quelle riscontrate dopo la morte. Domenici ribadisce che Cucchi è "morto per colpe non addebitabili a me", e rivela: "Io l’ho visto poco. Quella mattina ho fatto solo ciò che mi competeva: aprire e chiudere le camere di sicurezza di piazzale Clodio. Lui è stato portato da noi e in aula dai carabinieri".

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