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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Cucchi, la testimonianza di un ex detenuto: “Fu pestato perché si rifiutò di fare la spia”

Secondo Luigi L., rinchiuso nel reparto Medicina di Regina Coeli all’epoca dei fatti, Stefano avrebbe raccontato di essere stato picchiato dai carabinieri in caserma la notte dell’arresto. ll testimone ha anche visto i segni del pestaggio: “Sembrava una melanzana, aveva ecchimosi dappertutto”. Dichiarazioni considerate attendibili.
A cura di Claudia Torrisi
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Stefano Cucchi potrebbe essere stato vittima di un "violentissimo pestaggio" da parte dei carabinieri perché si era rifiutato di dare informazioni sulla droga. Il possibile movente è uno degli elementi emersi dalle carte dell'inchiesta bis sul caso del trentunenne romano morto il 22 ottobre del 2009, una settimana dopo essere stato arrestato. A paventare l'ipotesi che Stefano sia stato picchiato perché non voleva parlare sono le dichiarazioni di Luigi L., un nuovo testimone sentito per la prima volta dalla procura di Roma a novembre dell'anno scorso. L'uomo è un ex detenuto che aveva conosciuto Cucchi al reparto Medicina di Regina Coeli, il giorno dopo dell'arresto. Secondo la testimonianza riportata dal Corriere della Sera, Luigi L. ha raccontato al pm Giovanni Musarò di aver visto arrivare Stefano con gli effetti personali forniti dal carcere, notando subito i segni di un pestaggio: "Immediatamente gli chiesi: ‘Chi ti ha ridotto così?'. Cucchi alzò gli occhi al cielo e non mi rispose; forse ebbe paura a rispondere davanti all’agente della polizia penitenziaria, ma ritengo che fosse una paura infondata. Aveva il viso tumefatto… era evidente che era stato picchiato. Aveva tutto il viso gonfio, anche all’altezza del naso. In passato ho visto tante persone picchiate, ma non avevo mai visto nulla del genere".

Secondo il detenuto i due si sono incontrati un'altra volta, il giorno successivo. In quell'occasione Luigi L. ha chiesto nuovamente a Stefano cosa fosse successo: "Ricordo che non riusciva quasi a parlare, né a prendere il caffè, per come era ridotto. Aveva un forte dolore all’altezza della guancia destra… Aveva dolori dappertutto. Io in passato ho avuto diversi problemi con la polizia penitenziaria, per cui dissi al Cucchi che se era stata la Penitenziaria a ridurlo in quelle condizioni noi avremmo fatto un casino". Stando al racconto, Stefano avrebbe risposto a Luigi che "era stato picchiato dai carabinieri all’interno della prima caserma da cui era transitato nella notte dell’arresto. Aggiunse che era stato picchiato da due carabinieri in borghese, mentre un terzo, in divisa, diceva agli altri due di smetterla". Proprio queste dichiarazioni rendono il racconto del detenuto attendibile. Secondo l'informativa allegata alla richiesta di incidente probatorio, infatti, il testimone fa "riferimento a una circostanza che, nel momento in cui rendeva la dichiarazione, era ignota: il fatto che Cucchi avrebbe avuto un contatto diretto con due carabinieri in borghese". Un particolare emerso solo con l'inchiesta bis.

A quel punto Luigi L. ha chiesto a Cucchi come mai non avesse denunciato in aula quanto accaduto, e "lui rispose che non l’aveva fatto perché dopo l’udienza sarebbe stato preso in carico nuovamente dai carabinieri che lo avevano arrestato, i quali, se avesse denunciato, lo avrebbero picchiato di nuovo. Chiesi a Cucchi quale fosse stata la ragione di un pestaggio così violento e lui rispose: ‘Perché, non lo sai? E che dovevo fare, tu l’avresti fatto?'. A quel punto compresi cosa intendeva dire e gli chiesi se gli avessero proposto di fare la fonte confidenziale (la "spia") e lui aveva rifiutato; il Cucchi mi fece intendere che le cose erano andate così e rispose: ‘Più o meno è andata come dici tu'. A quel punto gli feci i complimenti e gli dissi: ‘Per me sei stato un grande'". In quell'occasione il detenuto ha avuto anche modo di vedere i segni del pestaggio, quando Stefano si è tolto la maglietta. Luigi L. ha raccontato di essere rimasto "impressionato": "Sembrava una melanzana. In particolare faceva impressione la colonna vertebrale, che era di tanti colori (giallo, rosso, verde); aveva ecchimosi dappertutto".

In un'intercettazione telefonica del luglio scorso, si paventa l'ipotesi che Cucchi si fosse dimostrato, in altre occasioni, collaborativo con i carabinieri. Il maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca comandante della stazione dei carabinieri Roma Appia e ora indagato per falsa testimonianza, avrebbe detto, parlando al telefono: "Perché qualche nome gliel’ha fatto, e gli ha fatto fare altri arresti". Particolare che, però, non è mai stato riferito al processo. Intanto è stata fissata per il 29 gennaio l'udienza nel corso della quale il il gip di Roma Elvira Tamburelli nominerà i periti che dovranno accertare la natura, l'entità e l'effettiva portata delle lesioni patite da Stefano Cucchi.

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