Cucchi, colpo di scena al processo per depistaggio, giudice si astiene: “Sono ex carabiniere”
Si è aperto con un vero e proprio colpo di scena il processo sui depistaggi del caso Cucchi in cui sono imputati otto carabinieri tra cui alcuni vertici dell'Arma: in apertura dell'udienza, infatti, il giudice Federico Bonagalvagno ha annunciato di volersi astenere dal processo giustificando la sua decisione col fatto di essere un ex carabiniere attualmente in congedo. Proprio mentre si avvia a conclusione il processo principale sulla morte di Stefano Cucchi, il processo collaterale sui depistaggi quindi subisce un primo e grande stop ancora prima di cominciare. L'inchiesta sui depistaggi per la morte di Stefano Cucchi, il giovane detenuto morto nel 2009 all'ospedale Pertini di Roma dopo essere stato picchiato durante il fermo da alcuni carabinieri, si basa sulle modifiche alle annotazioni redatte dopo la morte del geometra romano e modificate per far sparire ogni riferimento ai dolori che il giovane lamentava la notte dell'arresto dopo il pestaggio subito.
Processo sui depistaggi del caso Cucchi: Otto carabinieri imputati
Il processo sui depistaggi vede imputati il generale Alessandro Casarsa all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma, Francesco Cavallo, all'epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all'epoca dei fatti maggiore dell'Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all'epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all'epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni.
Gli otto carabinieri imputati sono accusati, a vario titolo e a seconda delle posizioni, dei reati di falso ideologico, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. secondo l'accusa tutti loro avrebbero avuto un ruolo nei depistaggi per la morte di Cucchi avvenuta dieci anni fa , nell'ottobre 2009 sette giorni dopo il fermo per detenzione di sostanze stupefacenti. Per i pm romani avrebbero dichiarato il falso attraverso atti ufficiali o dichiarazioni sapendo di mentire per coprire quanto era accaduto al geometra trentunenne e ricostruito ora nel processo principale che vede imputati altri carabinieri autori del pestaggio.
Processo sui depistaggi, le testimonianze dei carabinieri
Fondamentale per l’inchiesta sul depistaggio è stata la testimonianza del carabiniere Francesco Tedesco, uno degli imputati del processo Cucchi bis che ha accusato i due colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo del pestaggio di Stefano Cucchi ma anche tutta la catena di comando dell'arma per aver cercato di influenzare le indagini. Tra le altre cose Tedesco ha raccontato di un’annotazione di servizio da lui redatta il 22 ottobre 2009 e indirizzata ai suoi superiori in cui raccontava l'accaduto ma che è improvvisamente scomparsa. Stesse indicazioni che erano arrivate prima anche da Riccardo Casamassima, il carabiniere che con le sue dichiarazioni ha contribuito a fare molta luce sul caso Cucchi. Fatti che hanno spinto sia il Ministero della Difesa sia l’Arma dei carabinieri ha costituirsi parte civile nel processo sui depistaggi