Crotone, 18enne ucciso a colpi di pistola, parla il killer: “Mi sentivo spiato dai vicini”
"Mi sentivo spiato dai miei vicini, per questo l'ho ucciso". Sono queste le prime parole, riportate dai quotidiani locali, di Salvatore Gerace, il 57enne che ieri, sabato 13 gennaio, a ucciso a colpi di pistola in pieno centro storico a Crotone il 18enne Giuseppe Parretta. Alla base del delitto, dunque, ci sarebbero motivi da condurre alla sfera privata del killer e della vittima, non di natura sentimentale, come si era pensato all'inizio, ma per contrasti di vicinato, dato che entrambi abitavano nella stessa zona. In particolare, Gerace, confessando ciò che aveva fatto alla polizia, pare abbia dichiarato di "ritenersi al centro di un complotto".
Una vera e propria mania di persecuzione che avrebbe portato l'uomo a commettere l'omicidio accecato dall'ira. Addirittura, riferiscono gli inquirenti, il killer, già noto alle forze dell'ordine per precedenti per rapina, detenzione di armi e spaccio di droga, avrebbe riferito al magistrato Alfredo Manca, che lo ha interrogato, che anche la moto, uno scooter con il quale Giuseppe Parretta era arrivato a casa prima di essere ucciso, fosse un regalo per poter spiarlo meglio.
Intanto, tutta la città è sotto choc per quanto successo al 18enne, molto conosciuto dalla comunità per essere il figlio di Katia Villirillo, la presidente dell'associazione "Libere donne" che da anni contrasta la violenza sulle donne. Proprio nei locali dell'organizzazione è avvenuto l'omicidio. Giuseppe è stato colpito al petto, alla spalla ed al fianco, nel tentativo di fare da scudo proprio alla madre, alla fidanzata e al fratello. Il killer, dopo il delitto, si è asserragliato nella sua abitazione. Prima non voleva aprire, poi ha ceduto conducendo gli agenti nella camera da letto dove ha consegnato l'arma usata, un revolver 38 con proiettili, con matricola abrasa e detenuta illegalmente. Per lui è stato formalizzato l'arresto.