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Crollo ponte Morandi a Genova

Crollo ponte Morandi: blitz della Finanza al Ministero dei Trasporti, documenti sequestrati

La Guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro che riguarda la documentazione relativa al ponte Morandi di Genova. Le Fiamme gialle si sono recati nelle sedi del Ministero delle Infrastrutture e nel suo ufficio ispettivo territoriale di Genova, nella sede del Provveditorato delle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d’Aosta, e della Spea Engineering spa.
A cura di Susanna Picone
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La Guardia di Finanza si è presentata nelle sedi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e nel suo ufficio ispettivo territoriale di Genova, nella sede del Provveditorato delle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d’Aosta, e della Spea Engineering spa. È in corso il sequestro della documentazione relativa al ponte Morandi di Genova,in esecuzione del provvedimento emesso dalla procura di Genova. I sequestri stanno avvenendo a Roma, Milano, Firenze e Genova. Il ministro Danilo Toninelli ha commentato su Twitter l'intervento della Finanza. "Sono ben felice che si faccia chiarezza su quanto successo in passato – ha scritto – il Mit è a totale disposizione delle autorità che stanno indagando sul crollo del ponte Morandi".

In questi giorni il lavoro della Guardia di Finanza di Genova si sta concentrando per cercare i nomi di coloro che potrebbero avere delle responsabilità nel crollo del ponte Morandi, mentre la Squadra Mobile ha quasi concluso il lavoro di individuazione dei reperti. Nei giorni scorsi il procuratore Francesco Cozzi  in conferenza stampa aveva parlato di “un consistente numero di reperti utili per accertare le cause del crollo del viadotto” collassato il 14 agosto scorso uccidendo 43 persone. Ma aveva anche spiegato che “l’analisi della documentazione che abbiamo acquisito ci ha portato a raccogliere elementi utili che risalgono fino dagli anni ’80”, quindi il lavoro di investigatori e inquirenti sarà ancora lungo. Al momento nessuna persona risulta ancora indagata.

L’ipotesi sul crollo: “Bolla d’aria indebolì lo strallo”

Una bolla d'aria all'interno del tirante di calcestruzzo che avrebbe corroso e arrugginito i cavi di acciaio all'interno dello strallo. Questo il primo scenario che i consulenti della procura di Genova ipotizzano come una delle possibili cause del crollo del ponte Morandi. Il difetto sarebbe sorto durante la fase di “iniezione” del cemento che ingloba i trefoli, i cavi in acciaio. Si da subito le indagini dei pm si sono orientate sul cedimento degli stralli. Già negli anni '80, lo stesso ingegnere Riccardo Morandi, in uno studio commissionato da Autostrade, aveva sottolineato corrosioni più sul lato mare che su quello monti. L’ingegnere parlava di una degradazione “più rapida di quello che ci si potesse aspettare”.

L'intervento di Renzo Piano

È di ieri intanto la notizia che il celebre architetto Renzo Piano ha donato alla città di Genova una “idea di ponte” che si è concretizzata nel plastico fatto trasportare in Regione Liguria.  Quando è crollato il viadotto Morandi “ero a Ginevra – ha detto Piano – e da allora non penso a altro”. “Quello del ponte è un tema che tocca tutti e tutte le corde: da quella tecnologica a quella poetica”, ha aggiunto parlando al termine dell'incontro con il governatore Giovanni Toti che ha visto in Regione per comunicargli il dono della propria disponibilità dopo il crollo di ponte Morandi.

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