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Tragedia sulla Marmolada, crolla ghiacciaio

Crollo Marmolada, l’alpinista Simone Moro: “Evento eccezionale, colpa del riscaldamento globale”

Fanpage.it ha intervistato Simone Moro, alpinista di fama internazionale, sul crollo del seracco alla Marmolada. “Tragedia evitabile? Assolutamente no, e chi lo dice è in malafede”.
A cura di Natascia Grbic
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Simone Moro è una delle voci più autorevoli dell'alpinismo internazionale. Medaglia d'oro al valore civile per aver salvato un uomo in fin di vita sull'Everest, detiene il record di maggior numero di ascensioni in prima invernale sugli ottomila, oltre a essere anche un aviatore esperto. Fanpage.it lo ha intervistato in relazione alla tragedia avvenuta domenica pomeriggio sulla Marmolada, dove il crollo di un seracco ha ucciso almeno sette persone, mentre tredici sono ancora disperse.

L'alpinista Simone Moro
L'alpinista Simone Moro

Quella avvenuta sulla Marmolada era una tragedia che si poteva evitare?

Assolutamente no. E chi vuole fare la corsa al colpevole è in malafede e vuole pulirsi la coscienza cercando di trovare qualcuno che abbia la colpa. Le dimensioni del seracco caduto sono così grandi che le persone morte e attualmente scomparse non sono solo quelle che stavano andando in cima, ma anche quelle che stavano iniziando il sentiero che ogni famiglia può percorrere per andare su a fare un picnic. L'onda d'urto ha coinvolto anche loro. È come se cadesse un pezzo di ghiaccio grande come un palazzo da un ghiacciaio della Groenlandia, la cui onda d'urto uccidesse qualcuno sulla spiaggia. Impossibile cercare un colpevole. L'unica cosa certa è che si scalda il pianeta. Questo è un evento eccezionale e le parole hanno un peso: se cominciamo a dire che si doveva evitare, dovremmo impedire alle persone di prendere la macchina e andare in autostrada. Ma se vogliamo proprio trovare un colpevole lo siamo tutti noi, che non stiamo facendo nulla per frenare questo riscaldamento dovuto anche all'uomo.

Il caldo è aumentato rispetto agli scorsi anni, questo rende più pericoloso scalare i ghiacciai?

Sicuramente l'innalzamento della temperatura rende più pericoloso andare in montagna, così come per un anziano lo è andare in piazza Duomo. Il problema è che se però capita nella vita di tutti i giorni ci si fa meno caso. È chiaro che con le temperature più alte bisogna evitare le salite sulla verticalità del ghiaccio, ma parliamo di una cosa che non fa nessuno. Il problema è che qui è caduta una fetta di montagna, che se fosse stata il doppio sarebbe arrivata fino al passo, se fosse stata il triplo sarebbe arrivata fino a Canazei. E allora a chi diamo la colpa, al sindaco di Canazei? Invece di cercare i colpevoli al di fuori di noi stessi dobbiamo cambiare i nostri comportamenti, anche nel quotidiano.

Conosceva le persone morte, erano alpinisti esperti?

Una era una guida alpina con cui ho lavorato, molto esperta e molto prudente. L'onniscienza e l'onnipotenza però sono solo di Dio e nessuno di noi lo è. Purtroppo quello che è avvenuto è stato un evento eccezionale che ha cause naturali, di cui l'uomo non è responsabile da un punto di vista giuridico. Se continuiamo a bruciare idrocarburi e a non modificare i comportamenti siamo tutti responsabili, ma non nella fattispecie. Spero non ci sia una caccia alla streghe, sarebbe solo per pulirsi la coscienza.

Possiamo dire quindi che la colpa è del riscaldamento globale, causato dai nostri comportamenti?

Si, senza dargli nomi e cognomi. Siamo tutti una concausa che può accelerare un processo ciclico e geologico, e quando scombussoli gli equilibri naturali anche una concausa può essere disastrosa.

Quali sono le zone più a rischio in Italia?

Tutte le zone dove ci sono quei pochi ghiacciai rimasti. Ma ripeto, anche il centro commerciale crolla se c'è un terremoto. Valanghe, onde anomale, maremoti, crolli di seracchi, sono eventi naturali. Quando si muove la natura dobbiamo metterci in testa che possono esserci degli imprevisti, non tutto ha un colpevole. Questo succede perché vogliamo normare tutto, ma la natura non è così.

In questo caso l'evento è stato totalmente eccezionale e probabilmente non si poteva fare nulla, ma cosa si può fare in genere per aumentare le possibilità di sopravvivenza quando si viene travolti da una valanga?

C'è da dire che i casi di valanghe sono sempre più rari perché nevica sempre meno. L'unica raccomandazione sensata da fare per chi vuole muoversi in un ambiente naturale, qualunque esso sia, dal mare alla montagna, è di conoscerlo molto bene. Siamo abituati agli schermi dei telefonini dove ammiriamo i paesaggi e siamo sempre indoor, e quando siamo fuori ci innamoriamo dei mari, dei ghiacciai, dei boschi. La raccomandazione che faccio su come sopravvivere a una valanga è come sopravvivere a una misconoscenza naturale. Dobbiamo tornare ad avere un contatto con la natura, lasciare il telefono a casa o in tasca. Non è il caso della Marmolada che è un evento eccezionale, ma la stragrande maggioranza degli incidenti avviene perché le persone conoscono poco il terreno, gli orari, l'attrezzatura, non hanno allenamento. C'è superficialità nei rapporti tra le persone, figuriamoci tra le persone e la natura.

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