Funivia del Mottarone, inchiesta ancora ferma. I carabinieri a Fanpage.it: “Rischio prove compromesse”
Sono ormai trascorsi quattro mesi dall'incidente che ha cambiato la vita a più di 14 famiglie: il crollo della cabina numero tre dell'impianto della Funivia Stresa-Mottarone ha causato la morte di 14 persone, tra cui anche due minori. L'unico sopravvissuto allo schianto è il piccolo Eitan, oggi suo malgrado protagonista di una seconda vicenda giudiziaria riguardante l'affidamento. Proseguono parallele le indagini sulla dinamica del crollo della cabina: l'ipotesi inizialmente formulata era quella di una rottura della fune causata dall'uso smodato dei forchettoni, dispositivi per bloccare il sistema frenante delle singole cabine. Nonostante l'ipotesi formulata, però, sono ancora tanti i componenti della cabina numero 3 da analizzare. Il cilindro contenente la famosa testa fusa utile a capire cosa sia realmente accaduto il 23 maggio non è ancora stato rimosso dall'albero nel quale è conficcato mentre l'ultimo frammento del cavo portante che avrebbe potuto svelare nuovi dettagli sul crollo non è stato ancora trasportato in laboratorio.
Le operazioni di recupero della cabina
Nella giornata di domani 28 settembre inizieranno le operazioni di rimozione della cabina numero 3 crollata il 23 maggio scorso. Per farlo, spiega a Fanpage.it il comandante dei Carabinieri di Verbania, saranno abbattuti circa 80 alberi per permettere ai vigili del fuoco di spostare le componenti utili alle indagini. "I volontari hanno ricevuto l'okay per l'abbattimento degli alberi dai proprietari del bosco interessato – spiega durante l'intervista telefonica -. La famiglia Borromeo ha subito mostrato la sua collaborazione a riguardo e dunque i vigili del fuoco sono all'opera già nel pomeriggio di oggi per preparare le operazioni di rimozione. Non sappiamo ovviamente quanto dureranno. Si tratta di un procedimento abbastanza lungo". Il rischio, però, è che il maltempo di questi mesi possa aver compresso il materiale utile al prosieguo delle indagini. Si tratta di un'ipotesi concreta se si pensa che il procedimento avrebbe dovuto essere una vera e propria "corsa contro il tempo" per evitare la fisiologica compromissione delle componenti meccaniche da analizzare. "Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto – spiega ancora il Comandante dei Carabinieri di Verbania -. Abbiamo fatto in modo da proteggere ciò che è considerato rilevante per il prosieguo delle indagini, ma non possiamo sapere con certezza se tutte le nostre attenzioni sono state utili. Lo scopriremo con il trascorrere dei giorni e delle analisi sulla struttura della cabina".
Gli indagati
Nessuna novità neppure sul fronte dell'incidente probatorio, che è attualmente ancora in corso. Gli esiti saranno resi noti soltanto il 16 dicembre, quando dalla tragedia saranno trascorsi ormai sette mesi. Restano invariate per il momento le posizioni riguardanti gli indagati: di questi, soltanto Gabriele Tadini, caposervizio della funivia, è attualmente ai domiciliari. Sul registro degli indagati sono circa 14 le persone iscritte. Tra queste anche due società: la prima, la Leitner, responsabile della manutenzione della struttura, e la seconda che controlla l'impianto, la Ferrovie del Mottarone. A tal proposito, è attesa sempre per domani l'udienza presso il tribunale del riesame di Torino nella quale sarà discusso il ricorso della Procura di Verbania contro l'ordinanza del gip che aveva disposto la scarcerazione di due dei tre indagati principali subito dopo il crollo della cabina. L'allora gip, Donatella Banci Buonamici, aveva disposto tra la notte del 29 e del 30 maggio la scarcerazione di Luigi Nerini ed Enrico Perocchio. Soltanto Gabriele Tadini aveva ammesso in prima persona di aver operato il blocco del sistema frenante della cabina. Il caposervizio, però, aveva anche sottolineato il ruolo decisionale svolto sia da Nerini, secondo lui informato dei fatti in quanto titolare della funivia, e da Enrico Perocchio, direttore di esercizio. Tadini è stato sottoposto agli arresti domiciliari mentre gli altri altri due hanno potuto fare rientro a casa in attesa degli sviluppi delle indagini. I tre erano entrati nel carcere di Verbania il 26 maggio dopo un interrogatorio durato tutta la notte.