Crollo Cagliari, studenti occupano l’università: “A morire ci andate voi”
Martedì 18 settembre intorno alle 21:45, un'aula magna della Facoltà di Studi Umanistici di Cagliari è crollata. Il rettore Francesco Mola ha dichiarato che si è trattato di un "crollo inatteso, non abbiamo avuto alcun genere di avvisaglia", avvenuto per caso fortuito in un orario in cui l'area non è frequentata da studenti e docenti, come invece accadeva fino a qualche ora prima del disastro.
"L'ultima lezione, quella che sarebbe terminata alle 19:30, era stata rimandata", raccontano due studenti. Il cedimento ha interessato solo un'area localizzata dell'intero edificio, sede di un'aula magna e di un'aula utilizzata dalla Facoltà di Lingue e comunicazione, entrambe ristrutturate di recente.
Per l'Università è stato "un fulmine a ciel sereno, siamo al lavoro con i Vigili del Fuoco e le autorità competenti – ha aggiunto Mola – per effettuare tutti gli approfondimenti tecnici per l'accertamento delle cause del cedimento per garantire la sicurezza delle studentesse, degli studenti e del personale docente e tecnico amministrativo dell’ateneo. Intensificheremo le attività di controllo degli edifici già attivate; in precedenza non sono state segnalate all’Ufficio Tecnico infiltrazioni né crepe o difetti di apertura degli infissi, sintomi tipici di movimenti o assestamenti strutturali".
Gli studenti occupano l'Università: "A morire ci andate voi"
Le dichiarazioni che arrivano dall'Università non rincuorano gli studenti dell'ateneo cagliaritano che ieri sono scesi in piazza fin dalle prime ore del mattino, in corteo si sono mossi verso la Facoltà di Studi Umanistici occupandone alcune aule. "Assassini", "vergogna", "a morire ci andate voi": i cori hanno scandito una giornata di proteste finalizzata a sottolineare il fatto che "anche il nostro diritto allo studio, così, viene ridotto in macerie".
Per gli studenti in lotta la situazione strutturale dell'Università "fa paura, non è la prima volta che accade e adesso abbiamo paura all'idea di frequentare le lezioni in stabili che potrebbero crollare improvvisamente". Insieme ai timori cresce la rabbia e il concetto che ognuno rimarca, è una cruda realtà: "Non possiamo rischiare la vita per andare a studiare".