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Croci celtiche e la scritta “infame”: di nuovo imbrattato il taxi di Red Sox

Il taxi di Roberto Mantovani (Red Sox) è stato nuovamente imbrattato da ignoti con simboli del fascismo, insulti e disegni fallici. Lui commenta: “Non perdo il sorriso”.
A cura di Davide Falcioni
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Ancora problemi per Red Sox, al secolo Roberto Mantovani, tassista bolognese balzato mesi fa agli onori delle cronache per la sua battaglia contro l'evasione fiscale, in particolare contro quella praticata da alcuni suoi colleghi: la sua auto è stata infatti imbrattata con decine di croci celtiche e insulti come "infame" e "merda". "Non perdo il sorriso, rifarò tutta la grafica in favore delle Casa per le donne per non subire violenza, ha perso chi ha fatto questo gesto, non di certo io", ha detto Mantovani in un video pubblicato su X nel quale racconta che il vandalismo sarebbe avvenuto due notti fa: "Mi trovavo fuori regione, quindi non è colpa dei bolognesi, ma non voglio dire dove è successo perché nessuna città deve essere colpevolizzata, si tratta di qualche cretino, non è responsabilità di un'intera cittadinanza".

Non è la prima volta che Red Sox subisce altri danni al taxi: da tempo è stato preso di mira per aver fatto partire su Twitter una campagna nella quale pubblica gli incassi della sua giornata lavorativa, un modo per sensibilizzare cittadini e colleghi sulla trasparenza degli incassi dei taxi. tale iniziativa tuttavia lo ha fatto finire al centro delle critiche di molti colleghi e della sua cooperativa, la Cotabo, che è arrivata ad allontanarlo rendendo di fatto Mantovani un tassista autonomo.

"Spero che gli amici che mi seguono sui social mi aiutino – ha commentato Red Sox – chiederò una mano e so già che tanti si faranno vivi sostenermi. Ho già ricevuto molta solidarietà dal punto vista istituzionale, ci tengo a precisare che non è stato nessuna della città a colpirmi". Il sospetto di Mantovani è che qualcuno possa aver imbrattato il suo taxi non per la sua battaglia pro Pos bensì per la pubblicità che porta in giro: "Forse è un atto di misoginia – aggiunge – contro le donne e le realtà che aiutano il mondo femminile a contrastare la violenza. Hanno scritto insulti come ‘infame' poi ‘zecca rossa' ma hanno anche disegnato simboli palesemente provocatori e offensivi verso le donne. Non vorrei che sia stata quella la miccia che ha accesso la mente dei responsabili, ma sono pronto ad andare avanti. Se subisco certe cose significa che sto andando bene".

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