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Cristina Golinucci, l’avvocato Iannuccelli: “Abbiamo un elemento nuovo che non può essere sottaciuto”

L’avvocato Barbara Iannuccelli a Fanpage.it sulla richiesta di archiviazione del caso relativo alla scomparsa di Cristina Golinucci: “Ci opporremo. Abbiamo la distruzione di un alibi granitico di una persona in particolare, che emerge dalle nuove trascrizioni che abbiamo fatto. Tutto questo non può essere sottaciuto”.
A cura di Ida Artiaco
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"Noi ci opporremo alla richiesta di archiviazione, soprattutto sulla base dell'attuale lavoro degli inquirenti e di quello che abbiamo fatto noi. La distruzione dell'alibi granitico di un soggetto in particolare, che emerge dalla nuova trascrizione che abbiamo presentato, non può essere sottaciuta".

A parlare a Fanpage.it è Barbara Iannuccelli, avvocato dell'Associazione Penelope, che assiste Marisa Degli Angeli, la mamma di Cristina Golinucci, di cui si persero le tracce ben 30 anni fa, a settembre del 1992, da Cesena, quando aveva 21 anni. Il suo corpo non è mai stato trovato, per questo la famiglia ha continuato la battaglia per tenere i riflettori accessi sulla vicenda.

La scorsa settimana è stato reso noto che la Procura di Forlì chiederà l'archiviazione del caso, che era stato riaperto qualche mese fa, collegandolo alla morte di Chiara Bolognesi, la diciottenne sparita un mese dopo Cristina e ritrovata cadavere nel fiume Savio, caso che in precedenza era stato archiviato come suicidio. Ma le indagini non hanno avuto l'effetto sperato.

Tuttavia, la famiglia di Cristina si opporrà all'archiviazione. A spiegare il perché di questa decisione è proprio l'avvocato Iannuccelli. "Quando per la prima volta mi sono trovata davanti al fascicolo di indagine di Cristina Golinucci, un fascicolo vecchio di 30 anni, la prima cosa che ho notato è che mancava un indice, che generalmente serve per indicare la progressione numerica degli atti e il loro contenuto, sia per cercarli più velocemente ma soprattutto per consentire alla Procura di verificare che non siano sottratti documenti. In effetti, quando abbiamo portato tutte le copie effettuate in studio abbiamo notato che c'erano relazioni della polizia con un numero progressivo sfalzato quindi effettivamente c'erano dei buchi – come si dice in gergo tecnico – dell'attività investigativa e documentale".

Secondo la legale, "come risulta dalla richiesta di archiviazione, la prima operazione effettuata dagli attuali inquirenti è stata proprio quella di ricostruzione di tutto ciò che mancava in quel fascicolo. Per cui sono stati acquisiti presso gli archivi di polizia e carabinieri verbali di testimonianze che noi non abbiamo mai visto perché non erano proprio contenute nel fascicolo. Sulla base di questa ricostruzione, apprendiamo che nel parcheggio del convento dei frati cappuccini quel primo settembre 1992 c'erano diverse persone. Una di loro ha detto di non aver sentito urla o aver notato una situazione di aggressione tale da attirare la sua attenzione. Per questo noi riteniamo che Cristina abbia suonato alla porta e sia entrata nel convento, e che purtroppo ad attenderla c'era quella persona di colore, che poi nel 1994 verrà arrestata e verrà condannata a 5 anni di reclusione presso il carcere di Forlì per violenza sessuale e tentata violenza sessuale ai danni di due ragazze".

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La novità riguarda proprio questa persona: "Apprendiamo oggi, attraverso le impronte digitali, che questo soggetto è stato ritrovato in Francia e ricercato dalla polizia francese sempre per reati a sfondo sessuale ma ha un altro nome. Per noi è fondamentale, perché l'unica voce di questo soggetto presente nel fascicolo Golinucci è tratta da una intercettazione ambientale in carcere. Noi abbiamo fatto ripulire quell'audio dal professor Benedetti che ci ha restituito la trascrizione di quel colloquio tra questa persona e padre Lino, il quale avrebbe detto: Tu non eri mica in convento?".

Secondo Iannuccelli in questa frase c'è "la distruzione di un alibi granitico di questa persona, che fino a quel momento nelle parole del frate era stato decritto come sempre presente nel convento e quasi controllato a vista. Sono tutti particolare importanti. È ovvio che 30 anni di tempo non si possono colmare. Per questo noi ci opporremo alla richiesta di archiviazione, soprattutto sulla base dell'attuale lavoro degli inquirenti e di quello che abbiamo fatto noi. La distruzione dell'alibi granitico di questa persone, che emerge dalla trascrizione nuova che abbiamo presentato, non può essere sottaciuta".

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