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Crisanti: “Si parla di sci con 600 morti al giorno. Non siamo un paese normale”

Il microbiologo Andrea Crisanti: “Rimango senza parole che si parli di sci con 600 morti al giorno”. “Ventimila contagi al giorno non ci possono far dire che siamo fuori dalla pandemia. C’è un calo, che però non è omogeneo tra tutte le regioni. La curva dei decessi è influenzata dall’andamento dell’epidemia di 3-4 settimane fa”.
A cura di Davide Falcioni
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"Non è un paese normale". Non usa mezzi termini  il microbiologo Andrea Crisanti per commentare, a Sky TG24, il dibattito in corso sulle prossime vacanze di Natale. “Rimango senza parole che si parli di sci con 600 morti al giorno". Secondo lo scienziato "ventimila contagi al giorno non ci possono far dire che siamo fuori dalla pandemia. C'è un calo, che però non è omogeneo tra tutte le regioni. La curva dei decessi è influenzata dall'andamento dell'epidemia di 3-4 settimane fa, quando c'era il picco di trasmissione. I dati non diminuiranno ancora prima di una decina di giorni", ha aggiunto il docente dell'Università di Padova.

Riguardo le notizie che emergono sulle future scelte del governo per prevenire un nuovo aumento dei contagi nel periodo festivo, “mi sembra che le misure siano orientate al buon senso”, ha aggiunto Crisanti. “Penso che bisogna riconoscere che ci sono le persone che vivono di turismo. La cosa migliore è rimborsare queste persone, è normale che facciano pressioni, così come le hanno fatte gli industriali per non chiudere la Lombardia, così come i gestori delle discoteche. Bisogna neutralizzarla questa dinamica, bisogna rassicurarli che verranno rimborsati, che verranno ripagati del loro sacrificio”, ha precisato.

Andrea Crisanti ha di nuovo affrontato il tema dei vaccini sollecitando le aziende farmaceutiche a una maggior trasparenza: "I dati non sono ancora stati diffusi con la comunità scientifica – ha ribadito il microbiologo -. In America la prima settimana di dicembre dovrebbe essere quella decisiva. I dati di un vaccino di questa portata in genere è buona pratica che vengano condivisi prima con la comunità scientifica. Diverse riviste autorevoli hanno criticato questa cosa”.

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