Crisanti frena sul vaccino Covid ai bambini: “Con under 12 serve eccesso di prudenza”
"Aspettiamo nuovi dati più estesi, una volta che li avremo potremo procedere alla vaccinazione anche dei più piccoli in sicurezza". A parlare è Andrea Crisanti, professore di microbiologia all'Università di Padova, che frena sulla questione vaccino anti Covid agli under 12, al centro del dibattito pubblico degli ultimi giorni dopo le dichiarazioni di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore della Sanità e membro del Cts che ha parlato di avvio delle somministrazioni per questa fascia d'età già a dicembre o comunque appena arriverà l'ok di Ema. Lo ha fatto intervenendo questa mattina ad Agorà su Rai 3, dove ha spiegato perché con i bambini serve un eccesso di prudenza quando si parla di campagna di vaccinazione. "Anche per non dare nuove argomenti ai no vax: aspettiamo nuovi dati più estesi per procedere in sicurezza", ha sottolineato l'esperto, che ha continuato: "Otto-nove vaccinazioni obbligatorie si fanno proprio da piccoli, non c'è problema da questo punto di vista ma trattandosi in questo caso di vaccini nuovi dal punto di vista tecnologico è meglio eccedere in cautela: i primi dati Pfizer in arrivo dagli Stati Uniti su un campione di circa 3.500 bimbi indicano che non ci sono pericoli ma presto, ripeto, avremmo dati più estesi e potremo essere ancora più tranquilli".
Per quanto riguarda la terza dose di vaccino, "c'è stata un po' di esitazione da parte della politica e dello stesso Cts: andava detto e spiegato bene che la protezione del vaccino e' limitata a sei mesi", ha commentato Crisanti. "È stato giusto dare la priorità ad oncologici, fragili ed anziani – ha ricordato Crisanti – ma dopo non c'è nulla di male a farla a tutti, sono tantissimi i protocolli vaccinali che prevedono tre dosi". Infine, sulla questione Green pass, ha concluso: "La durata del Green pass va allineata a quella del vaccino: la maggior parte degli italiani si è vaccinata tra aprile e luglio, rischiamo tra qualche mese di avere ambienti meno sicuri, con persone che hanno probabilità più elevate di infettarsi e di trasmettere il virus – ha sottolineato Crisanti -. Dai dati attualmente disponibili emerge che dopo sei mesi la protezione del vaccino contro l'infezione cala dal 95 al 40% mentre quella contro la malattia e forme gravi scende dal 90 al 65%".