Crisanti dice che se non si conterranno le varianti Covid a marzo avremo 40mila contagi al giorno
Se non si riuscirà a contenere le varianti del Covid-19 a marzo il rischio concreto è di arrivare a registrare fino a quarantamila contagi al giorno. Andrea Crisanti, professore di microbiologia dell'Università di Padova, non usa giri di parole per spiegare quale sarà il possibile scenario che il nostro Paese dovrà affrontare tra qualche mese se non si applicano subito misure di contenimento del virus e dei suoi ceppi mutati, che sono diffusi anche in Italia, in particolare quello inglese. Intervenendo alla trasmissione Un giorno da pecora su Radio Rai, l'esperto ha spiegato che "la variante inglese ha una capacità di trasmissibilità elevatissima: in Inghilterra sono passati da 10mila a 60mila in tre settimane. Se mi aspetto un aumento notevole dei contagiati viste queste premesse? Si, nelle prossime due o tre settimane, a meno che non si adottino misure di contenimento".
Per Crisanti il sistema a colori, fin qui adottato, non basta. "Se rimaniamo le zone gialle e si fanno addirittura bianche e riapriamo tutto potremo tranquillamente arrivare a 30/40mila casi entro metà marzo", ha aggiunto sottolineando che bisogna anticipare il virus e fare zone rosse dove necessario e non escludere un nuovo lockdown. "Le zone rosse – ha detto – possono funzionare ma se abbiamo dei focolai con variante brasiliana e sudafricana questo tipo di zona non può bastare: bisogna chiudere. Servono misure draconiane, perché se si diffondono queste varianti abbiamo eliminato l'arma che abbiamo, il vaccino".
Per cui, il consiglio di Crisanti è "una doppia strategia, di medio contenimento con zone arancioni e zone rosse, le quali potrebbero andare bene in determinate situazioni, ma non dove circolano le varianti. In Italia ci sono un paio di focolai, in Umbria e in Abruzzo, in questi casi bisogna fare un lockdown chirurgico". Non è la prima volta che l'esperto parla di ritorno al confinamento. Già nei giorni scorsi, infatti, aveva dichiarato che "bisogna mettersi una cosa in testa: finché non controlliamo il virus, la realtà è questa e bisogna mettersi l'anima in pace. Se avessimo fatto il lockdown a dicembre e poi ora il controllo delle varianti, noi oggi avremmo gli impianti sciistici aperti probabilmente".