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Crescono omicidi commessi da minori, l’ex procuratore: “Dato che inquieta, troppe armi e poca prevenzione”

L’ex capo della Procura dei Minorenni di Milano Ciro Cascone commenta a Fanpage.it il report sugli omicidi volontari in Italia, realizzato dalla Criminalpol. In particolare, il dato sui delitti commessi da minori che in un solo anno è quasi triplicato. “È preoccupante, bisogna lavorare sulla prevenzione e fornire ai ragazzi strumenti per gestire le loro emozioni”, ha spiegato.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio.
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"Il dato che emerge sugli omicidi commessi da minorenne sicuramente inquieta, anche se dovremmo avere qualche informazione in più sul contesto in cui questi vengono compiuti".

A parlare è l’ex capo della Procura dei Minorenni di Milano Ciro Cascone (oggi avvocato generale della Corte d’Appello di Bologna) che a Fanpage.it ha commentato il report "Omicidi volontari consumati in Italia", realizzato e diffuso dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale.

In particolare, con Cascone abbiamo affrontato il dato sui delitti commessi da minorenni che nel giro di un anno sono quasi triplicati. "Il dato andrebbe incrociato anche con quello delle armi. Dobbiamo  prestare maggiore attenzione al fatto che girano troppe armi, anche tra i minori, e averne una può portare a conseguenze letali".

Come ci spiega l'ex procuratore, che ha lavorato a capo della Procura dei Minorenni milanese per 8 anni, la violenza è stata largamente "sdoganata" negli ultimi anni.

"Non solo quella fisica, ma anche verbale. – precisa Cascone – E se questa c'è tra gli adulti, i ragazzi non fanno che imitarli, come avviene solitamente. Sicuramente nel post Covid avevamo notato un incremento del numero generale di reati commessi dai minori, soprattutto crimini violenti e compiuti in gruppo".

Questa tendenza, emersa già nel 2022-2023, poteva essere letta "come una violenza determinata il più delle volte da rabbia e frustrazioni represse, non elaborate e non gestite. Il dato su cui ragionare è questo: la maggior parte degli adolescenti che commettono reati vivono in una situazione di incapacità di gestione della rabbia, delle emozioni in generale, e un'incapacità di riflessione critica", aggiunge,

"Oggi basta un nulla per arrabbiarsi con qualcuno e passare alle vie di fatto. Non c'è più quella capacità di mantenere il litigio sul piano verbale. In tanti ragazzi c'era e c'è questa incapacità di elaborare un pensiero critico, di dire: ‘Va bene, mi hai offeso, ti rispondo male ma non ti aggredisco'".

L'aumento dei reati violenti commessi dai minorenni restituisce dunque l'immagine di gruppi di ragazzi privi di capacità di autocontrollo, che non sono stati adeguatamente educati a riflettere prima di agire. Da qui la necessità, come ci spiega Cascone, di lavorare sulla prevenzione di certi fatti.

"Se un ragazzo inizia a 15 anni, c'è il rischio che possa diventare un adulto criminale. Ed è per questo che vanno fermati prima. Ci sono delle carenze di tipo educativo e formativo della persona che emergono in modo evidente. E si previene facendo un'opera positiva di formazione, offrendo loro altre opportunità di crescita".

Soprattutto nelle periferie delle grandi città, osserva il magistrato, "molti ragazzi sono abbandonati, invisibili ed escono da questa invisibilità quando commettono reati. Il dato di quest'anno diventa particolarmente allarmante ma non mi stupisce. Tanti ragazzi rischiamo di perderli così e dovremmo chiederci: perché non riusciamo a frenare questo fenomeno?".

Come osserva ancora Cascone, la violenza in certi contesti è l'unica modalità relazionale valida. "Se un ragazzo vede che dappertutto gli adulti usano violenza, anche solo verbale e anche a livello istituzionale, può trarre la conclusione che pure lui può comportarsi in questo modo. Solo la prevenzione e gli investimenti in queste politiche possono contribuire a dare risultati positivi nei prossimi anni".

Nel dibattito spesso si parla anche dell'influenza di cantanti e personaggi pubblici sul fenomeno della violenza giovanile. Ma l'ex procuratore spiega: "Se c'è qualcuno che non sa resistere a questa fascinazione, è perché è fragile. Il violento è un debole, è una persona incapace di controllarsi e noi dobbiamo mettere gli adolescenti nelle condizioni di riflettere prima di agire. Se ci sono persone che cantano valori antisociali, negativi, dobbiamo far capire ai ragazzi quali sono quelli positivi".

"Dobbiamo fornire alle nuove generazioni gli "anticorpi" e dare loro la capacità critica. E qui torniamo sulla prevenzione e sulla formazione. – conclude il magistrato – Ma se non facciamo questa cosa, magari il prossimo anno commenteremo dati ancora più preoccupanti. Se non iniziamo da qualche parte, non vedremo mai dei risultati. Si fa troppo poco e non basta".

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