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Covid 19

Covid, Sebastiani a Fanpage.it: “Aumentano i contagi, la situazione peggiorerà da qui ad agosto”

Il matematico del CNR Giovanni Sebastiani: “86 province su 107 mostrano un trend di aumento dell’incidenza su 100mila abitanti. Temo che da adesso a fine agosto la situazione molto probabilmente peggiorerà”.
Intervista a Prof. Giovanni Sebastiani
Matematico del CNR.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo il Portogallo, la Germania e il Regno Unito i contagi Covid e i decessi sono tornati ad aumentare anche in Italia: dopo 6 settimane consecutive di discesa la curva dei casi è tornata a piegarsi verso l’alto e nella settimana dal 6 al 12 giugno sono state quasi 30mila in più le infezioni registrate rispetto alla settimana precedente. Secondo gli esperti l'aumento è causato della diffusione della sottovariante Omicron 5, ma serviranno ancora alcuni giorni per capire se siamo all’inizio di una nuova ondata o se la situazione tornerà sotto controllo in tempi rapidi. Giovanni Sebastiani, primo ricercatore presso l'Istituto per le Applicazioni del Calcolo "M. Picone" del CNR, spiega che tra le cause del nuovo incremento delle infezioni non ne vanno dimenticate due, in particolare: le reinfezioni e soprattutto il calo della protezione dei vaccini.

Giovanni Sebastiani
Giovanni Sebastiani

Professore, perché i contagi sono tornati ad aumentare?

In assenza di un evento scatenante "macroscopico" (inizio scuole, rilascio obbligo mascherine, ecc) e non disponendo dei dati sul sequenziamento dei ceppi, considerato inoltre che l'aumento è iniziato circa dieci giorni fa, è difficile rispondere con esattezza. Ritengo tuttavia che le cause principali possano essere tre: lo sviluppo di nuove varianti più diffusive come Omicron BA.5; le reinfezioni; e il calo dell'efficacia dei vaccini, che dopo nove-dodici mesi si riduce ad appena il 5% circa nei confronti di Omicron.

Quali sono le province italiane in cui i contagi crescono di più?

Al momento 86 province su 107 mostrano un trend di aumento dell'incidenza su 100mila abitanti. Di queste, 17 hanno un valore di incidenza (numero di nuovi casi positivi a settimana per 100mila abitanti, ndr) nella settimana scorsa maggiore del 50% rispetto a due settimane fa. Si tratta, per l'esattezza, delle seguenti:

  •     Forlì-Cesena             279    52%
  •     Modena                   236    54%
  •     Parma                    262    59%
  •     Pordenone                216    106%
  •     Udine                    235    52%
  •     La Spezia                294    72%
  •     Lecco                    170    66%
  •     Mantova                  168    52%
  •     Monza e Brianza    232    59%
  •     Pesaro e Urbino          190    51%
  •     Campobasso               221    50%
  •     Biella                   194    51%
  •     Novara                   149    58%
  •     Verbano-Cusio-Ossola     171    82%
  •     Barletta-Andria-Trani    213    57%
  •     Enna                     286    61%
  •     Verona                   223    56%

L'aumento delle infezioni dunque non è localizzato ma, in misura differente, coinvolge ormai gran parte dell'Italia.

Secondo lei gli attuali dati sulle infezioni sono sottostimati?

Sì, e di molto. Il ricorso ai tamponi molecolari è diminuito sensibilmente e ci si affida sempre più a test antigenici che generano un gran numero di falsi negativi. Poi ci sono molte persone che usano solo tamponi "fai da te" domestici, e in quel caso non si è neppure tenuti a registrare l'eventuale positività al virus. Sta alla loro coscienza decidere se osservare o meno un periodo di isolamento.

Alla luce delle sue considerazioni possiamo parlare di una nuova ondata?

Lo vedremo nelle prossime settimane, abbiamo bisogno di un periodo di osservazione più lungo. Indubbiamente in estate gli assembramenti al chiuso, dove avviene la trasmissione tramite aerosol, diminuiscono. Non dimentichiamo però che la variante Delta si è sviluppata in India molto probabilmente a causa di riti religiosi di massa che si svolgevano all'aperto. Difficile quindi dire se siamo all'inizio di una nuova ondata, ma temo che da adesso a fine agosto la situazione molto probabilmente peggiorerà, sebbene sia ancora impossibile dire quanto, anche perché comunque prenderemo delle contromisure. Non dimentichiamo che la diffusività di Omicron e delle sue sottovarianti è altissima, e che essa come detto si combina con altri fattori: la fine di molte restrizioni, il minor ricorso alle mascherine e il netto calo della protezione dei vaccini. Un ulteriore impulso alle infezioni potrebbe essere dato dall'inizio delle vacanze estive. Insomma, ci attende un periodo complicato. Non dimentichiamo che Omicron può essere ancora molto grave verso i soggetti fragili e quelli non ancora vaccinati, o vaccinati da molto tempo. Per questo per le categorie fragili è importante la quarta dose

 In vista dell’autunno e del prossimo inverno qual è, secondo lei, lo scenario più probabile? 

Sappiamo già quali saranno i fattori "macroscopici" che potrebbero determinare un aumento dei contagi a partire dall'autunno: le scuole riapriranno, aumenterà la mobilità di milioni di persone e si frequenteranno molto più che in estate luoghi chiusi. La speranza a questo punto è che le cause farmaceutiche sviluppino vaccini mirati alle varianti che si stanno diffondendo: si dice che a settembre potrebbe esserne pronto uno specifico per Omicron, ma le informazioni al riguardo sono ancora insufficienti. Dopodiché ritengo per avere un controllo ottimale dell'epidemia dobbiamo continuare a difenderci con tutti gli strumenti a disposizione: dosi multiple di vaccino, farmaci antivirali, anticorpi monoclonali, riduzione del numero medio di contatti, mascherine, ecc., in attesa che il virus evolva naturalmente verso una variante all'anno, in modo che si possano progettare come per l'influenza vaccini da somministrare periodicamente su base annuale ai soggetti più vulnerabili.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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