I sintomi di Omicron 5: quanto durano incubazione e malattia con la variante Covid
I numeri parlano da soli e sono impietosi. Nell'ultimo bollettino rilasciato dal Ministero della Salute i contagi registrati in Italia sono stati oltre 107mila e i decessi 94. Gli attualmente positivi sono quasi 1,2 milioni, ma si tratta di un dato sicuramente sottostimato dal momento che sono molti coloro che, presentando lievi sintomi, rinunciano a sottoporsi a un test di controllo.
Insomma, la nuova ondata Covid corre a ritmo sostenuto e le infezioni prevedibilmente cresceranno fino alla fine di luglio, per poi diminuire ad agosto. "Siamo in una fase di transizione – spiega a Fanpage.it il professor Fabrizio Pregliasco – con un grande aumento dei contagi dovuto alla presenza di Omicron 5, variante molto contagiosa in grado di eludere la protezione conferita dai vaccini e da una precedente infezione. Tutto ciò fa sì che ci sia un enorme incremento dei casi, ma che in proporzione quelli gravi siano relativamente pochi".
Ad infettarsi sono anche vaccinati e soggetti già entrati in contatto col virus, anche da pochi mesi. Come mai?
Sì. Il 9% dei contagi giornalieri si riscontra tra persone che hanno già affrontato la malattia: essersi vaccinati o aver avuto il Covid fa sì che questi soggetti tutto sommato abbiano un sistema immunitario che limita di molto la sintomatologia più grave. Per questo i casi di questa ondata presentano spesso una sintomatologia meno marcata che in passato. Per usare una metafora: è come avere un freno che non riesce a bloccare del tutto la corsa di un'automobile, ma comunque è in grado di rallentarla e limitare le conseguenze di un incidente.
Quali sono i sintomi della variante Omicron 5?
C'è una casistica molto variegata. C'è chi ha sintomatologia pesante, con febbre a 39 e perdita di gusto e olfatto. Omicron agisce prevalentemente nelle prime vie aeree ma riesce ogni tanto a raggiungere anche i polmoni e provocare polmoniti serie. Molti invece hanno sintomi molto più lievi come tosse, raffreddore, leggero mal di gola. E questa è una buona notizia, ma è anche una "fregatura": chi ha questi sintomi spesso non fa neppure il tampone, esce e infetta altre persone.
Quanto dura l’incubazione? E – generalmente – quanto la malattia?
La durata dell'incubazione varia generalmente tra i 3 e i 5 giorni, anche se come sempre le tempistiche possono essere più lunghe. La malattia solitamente dura 5/7 giorni, poi si guarisce. Non mancano però soggetti che rimangono positivi anche per 15 giorni. Insomma, le ipotesi sono molteplici e dipendono dalle condizioni individuali: se si è vaccinati, da quanto tempo si è ricevuta l'ultima dose, se si è stati malati in precedenza, si si hanno patologie pregresse e di che tipo. Di certo chi si trova molto meglio è chi ha fatto il "bis": vaccinati che in passato hanno già contratto il virus.
I non vaccinati rischiano ancora molto?
Assolutamente sì. Le probabilità di incorrere in una malattia grave, con ricovero in terapia intensiva e la morte, sono ancora importanti per i soggetti fragili non vaccinati.
Eppure è passata in ampie fasce della popolazione l'idea che con Omicron il vaccino serva a poco. Facciamo chiarezza?
Esatto, so bene che alcuni hanno questa convinzione ma va detto che è del tutto infondata. Non è colpa loro. Negli ultimi mesi c'è stata una narrazione sbagliata. È stato detto che il virus si è "raffreddorizzato", e non è vero: è semplicemente un po' più buono e colpisce persone già vaccinate o infettate, quindi parzialmente protette dal loro sistema immunitario. Dobbiamo ricordare che il vaccino ha sì un valore – oggi intorno al 40% – nell'evitare le infezioni, ma soprattutto ha performance ottime contro la malattia grave.
Con centinaia di migliaia di casi al giorno lei, oggi, cosa farebbe se fosse il Ministro della Salute?
Credo che a questo punto, come ha detto anche l'Ema, vada proposta una dose di richiamo con i vaccini già disponibili a tutti gli over 60: anche se non sono ancora aggiornati per le nuove varianti, sono comunque in grado di rilanciare la risposta immunitaria delle cellule T. Andrebbe poi pianificata attentamente una nuova campagna vaccinale in autunno, presumibilmente raccomandata ad anziani e fragili. Vanno poi rimodulati gli interventi non farmacologici: ad esempio la mascherina obbligatoria al chiuso.
Cosa sappiamo della variante BA 2.75? È davvero cinque volte più contagiosa dell’attuale?
Sì, ma bisogna ancora capire meglio. Per il momento possiamo fare solo considerazioni teoriche sulla base delle mutazioni, due delle quali sono per il virus molto importanti: una è la miglior capacità di schivare la protezione dei vaccini, l'altra una maggiore capacità di legame con i recettori Ace2. Queste sono due caratteristiche potenzialmente molto vantaggiose per il virus. Si tratta di capire se questa variante prenderà il sopravvento: se sì, come temiamo, diventerà protagonista della prossima ondata.