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Covid, la Corte dei Conti: “Territorio indifeso perché privilegiati solo i grandi ospedali”

La concentrazione delle cure nelle grandi strutture sanitarie verificatasi negli ultimi anni e il conseguente impoverimento del sistema di assistenza sul territorio, diventato sempre meno efficace, ha lasciato la popolazione italiana “senza protezioni adeguate” di fronte all’emergenza sanitaria causata dal coronavirus. A scriverlo è la Corte dei Conti.
A cura di Davide Falcioni
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La concentrazione delle cure nelle grandi strutture sanitarie verificatasi negli ultimi anni e il conseguente impoverimento del sistema di assistenza sul territorio, diventato sempre meno efficace, ha lasciato la popolazione italiana "senza protezioni adeguate" di fronte all'emergenza sanitaria causata dal coronavirus. A scriverlo è la Corte dei Conti in un approfondimento sulla sanità contenuto nell'ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica. "Se aveva sicuramente una sua giustificazione a tutela della salute dei cittadini la concentrazione delle cure ospedaliere in grandi strutture specializzate riducendo quelle minori che, per numero di casi e per disponibilità di tecnologie, non garantivano adeguati risultati di cura, la mancanza di un efficace sistema di assistenza sul territorio ha lasciato la popolazione senza protezioni adeguate", affermano i giudici contabili.

Secondo la Corte dei Conti è "sempre più evidente che una adeguata rete di assistenza sul territorio non è solo una questione di civiltà a fronte delle difficoltà del singolo e delle persone con disabilità e cronicità, ma rappresenta l'unico strumento di difesa per affrontare e contenere con rapidità fenomeni come quello che stiamo combattendo. L'insufficienza delle risorse destinate al territorio ha reso più tardivo e ha fatto trovare disarmato il primo fronte che doveva potersi opporre al dilagare della malattia e che si è trovato esso stesso coinvolto nelle difficoltà della popolazione, pagando un prezzo in termini di vite molto alto".

Stipendi troppo bassi: "9mila medici fuggiti all'estero dopo aver studiato in Italia"

Il dossier analizza diversi aspetti della sanità pubblica italiana e in particolare la situazione dei medici, di cui si registra una vera e propria “fuga” dall'Italia per mancanza di posti e stipendi insufficienti, in cerca di opportunità decisamente più allettanti all'estero. Stando a quanto riportato dalla Corte dei Conti, in base ai dati Ocse negli ultimi 8 anni, sono più di 9mila i medici che dopo aver studiato in Italia sono andati a lavorare all'estero. Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia sono i paesi che più degli altri hanno offerto una risposta "alle legittime esigenze di occupazione e adeguata retribuzione quando non soddisfatte dal settore privato nazionale". Una condizione che, sottolineano i magistrati contabili, “pur deponendo a favore della qualità del sistema formativo nazionale, rischia di rendere le misure assunte per l'incremento delle specializzazioni poco efficaci, se non accompagnate da un sistema di incentivi che consenta di contrastare efficacemente le distorsioni evidenziate”.

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